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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PAOLO VI
PER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 1972

 

A tutti i nostri Fratelli e Figli della Chiesa Cattolica!

Nel dirigervi questo messaggio per la prossima Giornata Missionaria d’ottobre 1972, non possiamo fare a meno di ricordare, rendendone grazie a Dio, la triplice commemorazione giubilare di quest’anno.

TRE ANNIVERSARI

Trecentocinquant’anni fa, nel 1622, durante il Pontificato di Papa Gregorio XV, si istituiva a Roma la Sacra Congregazione «de Propaganda Fide», la quale dava inizio ad una nuova epoca nella storia delle missioni; epoca caratterizzata da un più profondo senso di unità e di cattolicità nelle direttive e nelle strutture dell’apostolato missionario, da una notevole rinascita apostolica degli antichi Ordini religiosi, dalla fondazione di nuovi Istituti dediti all’evangelizzazione del mondo non cristiano e da una crescente cooperazione popolare a favore delle missioni.

Di questa rinascita missionaria iniziata dalla Sacra Congregazione di Propaganda, è frutto, in gran parte, il fiorire di iniziative di cooperazione missionaria lungo tutto il XIX secolo.

Nel 1822 - or sono 150 anni - grazie allo zelo missionario e all’amore per la Chiesa della giovane francese Paolina Jaricot, sorgeva a Lione l’Opera chiamata della Propagazione della Fede, con un chiaro programma di aiuto spirituale e materiale a tutte le missioni.

Un secolo dopo, nel 1922 - ne commemoriamo oggi il cinquantenario - Pio XI, facendo suo il pensiero di Benedetto XV, trasformava l’Opera della Propagazione della Fede in «organo proprio della Sede Apostolica» (Romanorum Pontificum) per aiutare tutte le missioni cattoliche, e dichiarava anche Pontificie (Ibid.) l’Opera di San Pietro Apostolo per il Clero Indigeno e l’Opera della Santa Infanzia, incaricando i vescovi di promuoverle nelle loro diocesi per mezzo dell’Unione Missionaria del Clero (Ibid.).

In memoria di questo triplice avvenimento, desideriamo che la Giornata Missionaria Mondiale di quest’anno costituisca un caldo atto di ammirazione, di riconoscenza, di aiuto verso la Sacra Congregazione «de Propaganda Fide», ora chiamata per l’Evangelizzazione dei Popoli, per l’amplissimo contributo dato allo sviluppo dell’attività missionaria della Chiesa, e verso le Pontificie Opere Missionarie, le quali hanno promosso fra tutto il Popolo di Dio uno spirito veramente universale e missionario, facilitando in grande parte alla menzionata Congregazione l’attuazione dei suoi piani apostolici.

Ci auguriamo che quest’anno la Giornata Missionaria segni per tutto il Popolo di Dio un decisivo passo in avanti nella comprensione dei suoi doveri missionari e nella sua collaborazione a queste Opere di portata universale, le quali, dette per antonomasia Pontificie, sono peraltro anche veramente Episcopali.

Fra non pochi cattolici esiste il pericolo di non preoccuparsi affatto dell’attività evangelizzatrice della Chiesa fra i popoli non cristiani. Per tale compito - essi si scusano - il Papa ha a sua disposizione un apposito Dicastero, e vi sono inoltre gli Istituti missionari, con i loro collaboratori e sostenitori.

È vero che non a tutti i cristiani il precetto prescrive di andare e di predicare il Vangelo alle genti. Per tale compito il Signore sceglie un determinato numero di sacerdoti, di religiosi, di religiose e di laici i quali, poi, sono inviati nelle missioni dalla legittima autorità. Ma si tenga ben presente che questi sono «inviati» a nome di tutto il Popolo di Dio, poiché «si assumono come dovere specifico il compito dell’evangelizzazione, che riguarda tutta quanta la Chiesa (Ad gentes divinitus, 23).

GRAVITÀ E URGENZA DEL PROBLEMA

Non bisogna però dimenticare le ripetute e solenni affermazioni degli ultimi Pontefici sulla gravità, sull’urgenza e sull’universalità del dovere missionario, che il Concilio Vaticano II ha sottolineato in modo particolare.

Esso, infatti, afferma che il Popolo di Dio «costituito da Cristo per una comunione di vita, di carità e di verità, è pure da Lui assunto ad essere strumento della redenzione di tutti, e, quale luce del mondo e sale della terra, è inviato a tutto il mondo» (Lumen Gentium, 9), che la Chiesa è missionaria, per sua natura e per mandato (Ad gentes divinitus, 2, 35), e pertanto il dovere missionario concerne tutti e ciascuno dei suoi membri e tutte e ciascuna delle sue Chiese e comunità locali (Lumen Gentium, 9).

Tale dovere riguarda primariamente e immediatamente il Papa e i Vescovi (Ad gentes divinitus, 29, 38), e in modo particolare i sacerdoti, i religiosi e le religiose, per la loro consacrazione al servizio di Dio e della Chiesa (bid. 39, 40); ma nessun fedele cristiano deve credersi esonerato da questo dovere, poiché mediante il battesimo è stato incorporato in una Chiesa essenzialmente missionaria (Ibid. 36). Effettivamente, tutti i cristiani sono obbligati a cooperare per le missioni a seconda delle proprie capacità: alcuni potranno farlo con la parola, altri con la penna, questi con il danaro, quelli con il lavoro manuale, altri, infine, dedicheranno alle missioni il loro tempo. A tutti si presenta l’opportunità di offrire per le missioni le loro preghiere, le loro tribolazioni, le loro gioie, i loro dolori.

Ed è così chiara questa universalità del dovere missionario che il Concilio, trattando dell’iniziazione cristiana fra i catecumeni, dispone che questi, prima di ricevere il battesimo, «imparino a cooperare attivamente all’evangelizzazione e all’edificazione della Chiesa» (Ad gentes divinitus, 14).

IL «DOVERE PIÙ ALTO E PIÙ SACRO DELLA CHIESA»

Riguardo alle Chiese giovani, poi, che in quanto tali sono generalmente molto povere di personale e di mezzi, il Concilio aggiunge essere conveniente che «partecipino quanto prima e di fatto alla missione universale della Chiesa . . . La comunione con la Chiesa universale raggiungerà in un certo senso la sua perfezione solo quando anche esse prenderanno parte attiva allo sforzo missionario diretto verso le altre nazioni» (Ibid. 20).

Questo dovere di cooperazione all’opera delle missioni potrebbe sembrare a qualcuno - dato l’annunzio di una Giornata Annuale delle Missioni - che si debba compiere soltanto un giorno all’anno. Tutt’altro. Non si tratta di una raccomandazione marginale, ma di un dovere fondamentale del Popolo di Dio, inerente alla natura stessa dell’essere cristiano (Ibid. 36); il «dovere più alto e più sacro della Chiesa» (Ibid. 29).

ARMONIA DELLE MEMBRA DEL CORPO MISTICO

Come la respirazione non può mai interrompersi, pena la morte, così l’ansia missionaria non può limitarsi ad una sola Giornata Annuale, se non si vuol correre il rischio di compromettere l’avvenire della Chiesa e la nostra stessa esistenza cristiana. Per tale motivo, nell’importante documento Post-conciliare Ecclesiae Sanctae (Ecclesiae Sanctae, III, 3), con cui si applicano alla pastorale pratica le norme conciliari, si afferma che la Giornata Missionaria Mondiale deve essere l’espressione spontanea di uno spirito missionario, tenuto vivo tutti i giorni mediante orazioni e sacrifici quotidiani. L’asfissia spirituale, nella quale oggi tristemente si dibattono in seno alla Chiesa cattolica tanti individui e istituzioni, non avrà forse la sua origine nella prolungata assenza di un autentico spirito missionario?

Problemi a volte immediati, di trascendenza molto limitata, fanno dimenticare il formidabile problema della missione universale della Chiesa.

Quante tensioni interne, che debilitano e lacerano alcune Chiese e Istituzioni locali, scomparirebbero di fronte alla ferma convinzione che la salvezza delle comunità locali si conquista con la cooperazione all’opera missionaria, perché questa sia estesa sino ai confini della terra! (Ad gentes divinitus, 37)

Vi è un’affermazione del Concilio Vaticano II che desideriamo sia meditata attentamente: «È tanta l’armonia e la compattezza delle membra (nel Corpo mistico di Cristo), che un membro il quale non operasse per la crescita del corpo secondo la propria energia, dovrebbe dirsi inutile per la Chiesa e per se stesso» (Apostolicam Actuositatem, 2).

Esiste una circostanza che rende ancora più urgente e grave questa responsabilità missionaria del Popolo di Dio. Ci riferiamo alle molteplici possibilità che offre il mondo odierno per una penetrazione universale e simultanea del Messaggio evangelico. Noi vediamo felicemente convertita in realtà la presenza storica della Chiesa fra tutti i popoli. Nonostante vi siano paesi che si chiudono volontariamente al Vangelo, è un fatto evidente che tutti i popoli si vanno sempre più cercando fra di loro, e si mettono pertanto anche in relazione con la Chiesa.

Questa nuova e provvidenziale situazione della Chiesa nel mondo ci fa comprendere i grandi doveri e vantaggi che oggi ci si offrono nel campo della cooperazione missionaria per una diffusione su scala mondiale dell’ideale missionario e per un aiuto di vaste dimensioni a tutte le missioni della Chiesa.

È stata la geniale intuizione di questo fatto a indurre il nostro predecessore Pio XI ad istituire, nel 1926, la Giornata Missionaria Mondiale, iniziativa convertitasi in un poderoso e indispensabile aiuto per le missioni dipendenti dalla Sacra Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

LE OPERE PONTIFICIE

Tutti i figli della Chiesa e tutte le sue istituzioni sono chiamati a collaborare alla preparazione di questo grande Giorno Missionario: sacerdoti diocesani, missionari, religiosi e religiose, e appartenenti a tutte le opere d’apostolato laico; ma si rivolgono in modo particolare alle Opere Pontificie che, come abbiamo detto, possiamo anche considerare come veramente Episcopali, e cioè: l’Opera della Propagazione della Fede, l’Opera di San Pietro Apostolo per il Clero Indigeno, l’Opera della Santa Infanzia e l’Unione Missionaria di tutte le anime consacrate, anima delle prime tre.

Quantunque l’Opera della Propagazione della Fede sia specialmente chiamata a promuovere e ad organizzare questa Giornata, sotto la direzione della Santa Sede e dei Vescovi, tutto il sistema missionario pontificio collabora attivamente alla sua preparazione. I sacerdoti dell’uno e dell’altro clero, le religiose e i fratelli laici congregati nell’Unione Missionaria, i fanciulli associati alla Santa Infanzia, i giovani studenti promotori dell’Opera di San Pietro Apostolo, sebbene celebrino nel corso dell’anno le loro giornate speciali, conforme alle proprie norme, tuttavia debbono considerare la Giornata Missionaria Mondiale come il momento culminante della loro costante attività missionaria.

A cinquant’anni dalla elevazione a Pontificie delle Opere Missionarie, vogliamo testimoniare ad esse il nostro specialissimo affetto, la nostra profonda gratitudine per i servizi resi alla Santa Sede e all’intera Chiesa, e proclamarle ancora una volta il principale strumento della Santa Sede e dell’Episcopato nel campo della cooperazione missionaria, «perché - come ha affermato il Concilio - costituiscono altrettanti mezzi sia per infondere nei cattolici, fin dalla più tenera età, uno spirito veramente universale e missionario, sia per favorire un’adeguata raccolta di sussidi a vantaggio di tutte le missioni e secondo le necessità di ciascuna» (Ad gentes divinitus, 38). Del resto, circa queste Opere, a noi tanto care, già nel nostro primo messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale del 1963, affermavamo che «quantunque non escludano altre iniziative di aiuto alle missioni e per fini particolari, superano evidentemente tutte le altre opere in quanto a diretta e più completa espressione della sollecitudine del Supremo Pastore del gregge di Dio per tutte le Chiese».

Il retto ordinamento della cooperazione missionaria, che deve essere diretta dai Vescovi a livello nazionale e diocesano, terrà pertanto conto della speciale struttura pontificio-episcopale di tali Opere e la necessità di coordinare con le stesse i diritti e le iniziative degli Istituti religiosi e delle opere missionarie particolari.

UNIVERSALISMO APOSTOLICO

Fin dalla loro nascita, queste Opere sono state caratterizzate dal più puro universalismo missionario, e proprio tale peculiare qualità è stata la principale ragione che le ha elette ad essere convertite in «strumento ufficiale» della sede di Pietro per aiutare tutte le missioni (Romanorum Pontificum).

«Proprio perché siamo cattolici - dichiarava il primo Presidente dell’Opera della Propagazione della Fede 150 anni fa, lo stesso anno in cui l’Opera era stata fondata da Paolina Jaricot - non vogliamo sostenere questa o quella missione in particolare, ma tutte le missioni del mondo».

L’universalismo missionario deve essere anche il motivo dominante, che anima tutti gli atti organizzati intorno alla Giornata Missionaria Mondiale, che annunziamo.

Sappiate infine che questa Giornata, in virtù del documento di fondazione, è anche destinata alla promozione delle Pontificie Opere Missionarie, e in particolare all’Opera della Propagazione della Fede.

Conosciamo le difficoltà che incontrano tali Opere nel loro cammino, specialmente ai giorni nostri; ma ci è di grande conforto il pensiero che, nonostante tutto, queste Pontificie Opere Missionarie, nel loro insieme, non solo non hanno rallentato il loro cammino, ma in alcune nazioni hanno superato i loro antichi primati.

Preghiamo il Signore, affinché le Pontificie Opere Missionarie, rinnovate nelle loro strutture, conforme agli orientamenti pastorali del Concilio Vaticano II, e sotto la guida dell’umile Vicario di Cristo e dei Vescovi, possano iniziare in questo anno 1972 una nuova era di pienezza e di sviluppo e attuare il loro programma di incorporare tutto il Popolo di Dio, in modo efficace e cosciente, all’opera missionaria della Chiesa.

E con questa speranza, impartiamo a tutti i Nostri Fratelli nell’Episcopato, ai sacerdoti e religiosi, alle religiose e ai fedeli del laicato cattolico, la Nostra Apostolica Benedizione, in pegno di profonda gratitudine e di fervido incoraggiamento per la loro generosa collaborazione.

 

PAULUS PP. VI



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