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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PAOLO VI
PER LA «GIORNATA MISSIONARIA»

 

Carissimi Fratelli e Figli della Chiesa Cattolica!

Il consueto indirizzo che vi rivolgiamo in vista della prossima Giornata Missionaria, consapevoli del dovere di promuovere l’evangelizzazione, si apre quest’anno nel ricordo di un’eletta figura di Donna, da cui la Chiesa ha ricevuto e riceve tuttora un forte impulso missionario : Santa Teresa di Lisieux, che proprio cinquanta anni fa fu proclamata, con San Francesco Saverio, speciale patrona delle Missioni Cattoliche (Cfr. Decretum S. Congregationis de Propaganda Fide, 14 decembris 1927). Durante questo periodo innumerevoli sono state le vocazioni missionarie ed intensa è stata pure la collaborazione, accompagnata ed impreziosita dai sacrifici di tanti fedeli, per l’opera primaria della diffusione del Vangelo. In tutte le epoche missionarie si può, infatti, constatare come la presenza di un Santo diventi punto di partenza per un nuovo slancio apostolico, ed è questa la ragione ideale ed insieme augurale del riferimento da noi fatto all’insigne e santa Religiosa Carmelitana.

Siamo forse di fronte ad una nuova epoca? Si profila una tappa ulteriore nell’opera di evangelizzazione? Nell’Esortazione Apostolica «Evangelii Nuntiandi», pubblicata poco prima della fine dell’Anno Santo, dicemmo di aver in esso «percepito come non mai le necessità e le invocazioni di una moltitudine di fratelli ... in attesa della Parola della salvezza da parte della Chiesa», ed invitammo, perciò, ad elaborare «un programma di azione pastorale ... per questi anni che segnano la vigilia di un nuovo secolo», non senza rilevare che di un tale programma « l’evangelizzazione è l’aspetto fondamentale» (Cfr. PAULI PP. VI Evangelii Nuntiandi, 81). Sì, alla vigilia del terzo millennio del Cristianesimo, una nuova fase è lecito attendersi nell’annuncio evangelico, fase contrassegnata da esigenze di autenticità, di unità, di verità, di fedeltà e di carità apostolica: «Il mondo che, nonostante innumerevoli segni di rifiuto di Dio, paradossalmente lo cerca attraverso vie inaspettate e ne sente dolorosamente il bisogno, reclama evangelizzatori i quali gli parlino di un Dio, che essi conoscano e che sia a loro familiare, come se vedessero l’Invisibile» (PAULI PP. VI Evangelii Nuntiandi, 76). Pertanto, «occorre evangelizzare – non in maniera decorativa, a modo di una superficiale vernice, ma in forma vitale, in profondità e fino alle radici - la cultura e le culture dell’uomo, nel senso . . . che questi termini hanno nella Costituzione “ Gaudium et Spes”» (Ibid. 20). «Non si tratta solo - dicevamo – di predicare il Vangelo in fasce geografiche sempre più vaste . . . ma anche di raggiungere e quasi di rovesciare con la potenza del Vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell’umanità, che sono in contrasto con la Parola di Dio e col disegno della salvezza» (Ibid. 19).

URGENZA DELLA FORMAZIONE MISSIONARIA

Se tale dev’essere oggi il livello dell’evangelizzazione, se tale è il suo innesto nel contesto culturale moderno, nostro desiderio per la Giornata di quest’anno è quello di raccomandare la necessità della formazione missionaria. «Per tutti gli operai dell’evangelizzazione - dicevamo ancora - è necessaria un’accurata preparazione» (Ibid. 73) e questa riguarda ciascun membro del Popolo di Dio, perché «tutta la Chiesa è missionaria, e l’opera evangelizzatrice è dovere fondamentale del Popolo di Dio» (Cfr. Ad Gentes, 35). Solo da questa formazione seguirà una efficace cooperazione, pur se diversa nei modi: preghiera, sacrificio, aiuto economico, prestazione personale, tipi di partecipazione secondo tempi e gradi differenti, consacrazione totale e permanente.

Si verifica talora un uso incongruo della parola «missione» fino al punto ch’essa viene genericamente applicata a qualsiasi azione buona e positiva, soprattutto se di contenuto sociale. Ora, se tutta l’azione apostolica della Chiesa scaturisce dalla missione di Cristo, non bisogna tuttavia dimenticare né sottovalutare l’aspetto essenziale di questa missione: l’invio «ad gentes» (Matth. 28, 19; Marc. 16, 15; Luc. 24, 47). Al riguardo, è sempre valido quel che ha ripetuto il Concilio Vaticano II, in coerenza con la tradizione: «Fine specifico dell’attività missionaria è l’evangelizzazione e la fondazione della Chiesa in quei popoli o gruppi, in cui ancora non è radicata» (Ad Gentes, 6). L’attività missionaria non è, dunque, assimilabile o equivalente ad una qualunque attività che sia svolta nel cosiddetto «terzo mondo»: se così fosse, essa perderebbe il suo peculiare carattere e sarebbe anche storicamente precaria, poiché molti Paesi, dove la Chiesa non è ancora impiantata, non appartengono, o non apparteranno più fra breve, al «terzo mondo».

C’è bisogno, pertanto, di apostoli formati propriamente per la missione «ad gentes» secondo i criteri sviluppati nell’omonimo Decreto del Concilio. Se a questo speciale compito saranno educati, con uno spiccato senso universalistico, frutto di penetrante sensibilità umana ed ecclesiale, allora avremo nuovi apostoli, i quali dalle stesse difficoltà sapranno ricavare altrettante possibilità di evangelizzazione. Solo una formazione approfondita che disponga alla dedizione generosa, potrà creare le condizioni di un nuovo e fiorente periodo per le Missioni. E questa è una mèta che non può essere improvvisata, ma deve essere perseguita coraggiosamente in un processo di preghiera, di studio, di riflessione, di dialogo, di impegno. Ed è una mèta, altresì, che a tutti vogliamo additare: non solo ai futuri Missionari e Missionarie, ma anche ai Sacerdoti, ai Religiosi, ai Seminaristi, ai Laici.

ORIENTAMENTI PER LA FORMAZIONE MISSIONARIA OGGI

Volendo proporre qualche suggerimento in un settore tanto importante, invitiamo anzitutto a rileggere i più recenti documenti sulle Missioni e sull’evangelizzazione, specialmente il citato Decreto conciliare «Ad Gentes» e la nostra Esortazione «Evangelii Nuntiandi». Qui, infatti, si trova ampia materia per capir meglio – fissata come base la natura missionaria della Chiesa, centrato l’esatto concetto di evangelizzazione - quali debbano essere oggi il metodo e lo stile, le qualità e le finalità della formazione missionaria. Presupponendo questi testi del Magistero, aggiungiamo poi che la stessa formazione cristiana, dalla prima catechesi sacramentaria fino allo studio della teologia, deve essere inquadrata in una prospettiva missionaria universale, essendo questa non già un semplice ornamento, non un elemento marginale o un dato accessorio, ma dimensione costitutiva della fede cattolica. Né intendiamo soltanto la formazione teorica: è necessario, piuttosto, ordinare l’iter preparatorio in maniera tale da conseguire, in concreto, la dedizione delle persone e delle comunità cristiane alla causa dell’evangelizzazione. La formazione, oltre che essere impartita per mezzo di conferenze, scuole, libri, corsi, sarà curata anche per mezzo di ritiri, Esercizi Spirituali, incontri di preghiera e, specialmente, nel vivo contatto con chi già esercita la missione e ne conosce, per diretta esperienza, le esigenze e i problemi.

Da tale formazione deriverà un maggior numero di vocazioni missionarie, nonché una loro migliore selezione ed una più consolante perseveranza. Essa non dovrà, perciò, mancare nei Centri di formazione, nei Seminari, nelle Case Religiose, nei Noviziati, nelle Parrocchie, ed avrà come poli di orientamento la generosità del servizio evangelico e l’apertura all’universalismo cristiano.

Uno scopo particolare, ma parimenti importante da raggiungere, è l’ispirazione e - diremmo - l’impronta missionaria nelle vocazioni sacerdotali e nelle varie forme di vita consacrata. A questo tende precisamente la Pontificia Unione Missionaria, la quale – come dicemmo nella Lettera Apostolica «Graves et Increscentes», del 5 settembre 1966 - è «l’anima delle Pontificie Opere Missionarie». Se mancasse questa componente nella preparazione delle persone più responsabili, quali sono i Sacerdoti e coloro che professano per voto la vita di perfezione, difficilmente si giungerebbe alla formazione missionaria del Popolo di Dio.

Auspichiamo, altresì, che si lavori per acquisire questa formazione anche mediante la ricerca storica e la specializzazione missiologica. Queste scienze, infatti, possono essere di grande utilità per far conoscere tante Figure missionarie e per approfondire i principii basilari, che sono la sorgente dello zelo apostolico. Speriamo, infine, che non mancheranno valide iniziative per istituire o consolidare i Centri di studio e di animazione missionaria, per diffondere le pubblicazioni ed utilizzare i moderni strumenti di comunicazione sociale.

Oggi, più che in passato, si avverte il bisogno di apostoli animosi che non si perdano in discussioni inutili o in questioni sterili, ma che consacrino tutta la loro vita alla missione universale, seminando «non dubbi e incertezze . . . ma alcune certezze solide, perché ancorate nella Parola di Dio» (PAULI PP. VI Evangelii Nuntiandi, 79).

È questa la formazione, che Noi con fiducia attendiamo da coloro che si preparano all’apostolato o già vi collaborano: ad essi aspiranti- Missionari, come ai Missionari nel campo del lavoro ed a tutti i figli della Chiesa, che li assisteranno con la preghiera e col sacrificio in occasione dell’annuale «Giornata», impartiamo di cuore il conforto della Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, nella Solennità di Pentecoste, 29 Maggio dell’anno 1977, decimoquarto del Nostro Pontificato.

 

PAULUS PP. VI



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