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DISCORSO DI PAOLO VI
AGLI «AUDITORES» LAICI DEL CONCILIO

Venerdì, 29 novembre 1963

 

L'Augusto Pontefice amabilmente dichiara di voler ringraziare gli Uditori laici al Concilio per la risposta data all’invito della Chiesa con la loro volonterosa e fervorosa partecipazione. Il fatto della loro presenza al Concilio deve considerarsi di grande importanza per aver posto in evidenza ciò che è a tutti ben noto, ma che il Concilio ha fatto maggiormente risaltare: la stretta collaborazione fra Gerarchia e Laicato.

Ed anche del loro silenzio vanno ringraziati gli «Auditores», perché quel silenzio non è stato un fatto negativo, ma positivo, in quanto serve a mettere in luce come nella Chiesa vi siano diversi uffici, e cioè che la Chiesa è articolata in persone, organi e istituti che hanno distinte funzioni. C’è chi insegna e chi ascolta.

Gli «Auditores» al Concilio si trovano nella condizione di coloro che ascoltano, ma tale ascolto non è passivo né inerte, bensì la comunicazione di una idea che si irradia, di un seme che si sviluppa. «Auditores» nel Concilio, i laici diventano «locutores» fuori del Concilio, perché sono chiamati a far più largamente penetrare nel mondo il messaggio evangelico: ed inoltre ad essi la Chiesa chiede di essere aggiornata sulle attività temporali e sui problemi della società. Qui, nei confronti delle esperienze professionali e sociali - aggiunge il Vicario di Gesù Cristo - le parti si scambiano: i Pastori diventano «auditores» e i laici «locutores».

Il Santo Padre indica ancora i problemi e le attese di questa ora della storia e dei compiti che il Magistero affida al laicato, riassumendo il benevolo saluto paterno nel ringraziamento, nell’esortazione e nella speranza di una più larga cooperazione futura del laicato alle grandi responsabilità della Chiesa.

                                 



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