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DISCORSO DI PAOLO VI
AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO DI STUDIO
DEL COMITATO ITALIANO
DEI SUPERIORI DI ISTITUTI RELIGIOSI

Martedì, 23 febbraio 1965

          

La Vostra presenza, diletti figli, Ci riempie il cuore di consolazione e di speranza. Nel ricevere, infatti, in voi i degnissimi e responsabili Superiori Maggiori degli Istituti maschili di Perfezione, si offre interiormente al Nostro sguardo la magnifica compattezza delle singole Famiglie Religiose, degli uomini consacrati a Dio in una unica alta vocazione di sacrificio e di apostolato, pur nella diversità delle denominazioni, che voi qui rappresentate davanti a Noi, e dei quali Ci portate l’attestato di fede operosa e lieta, il fervore della pietà, la schiettezza dell’obbedienza. Consolazione vivissima, dunque, Ci procurano le vostre persone, e per i distinti meriti e responsabilità di ciascuna, e per il significato che esse per Noi, come abbiamo detto, assumono; amiamo infatti salutare e abbracciare in voi i vostri Religiosi, i quali, per usare le parole di Sant’Agostino, «sic vivunt in unum, ut unum hominem faciant, ut sit illis vere quod scriptum est, una anima et unum cor; multa corpora, sed non multa corda» (In Ps. 132, 6); e in tal modo, davanti al mondo interiormente diviso, scisso, inquieto, offrono la testimonianza della loro fede, della loro carità, della loro mortificazione, che anima e avvalora la vita comunitaria.

E di qui, in secondo luogo, traiamo soave motivo di speranza: infatti dalla considerazione del significato, delle istanze, dei problemi, anche delle deficienze della vita comunitaria, voi avete dedicato i giorni del vostro incontro di Rocca di Papa alla messa a fuoco di un piano di pastorale concordata per la formazione di una mentalità comunitaria sempre più consapevole, nei religiosi come nei laici, nella gioventù come nelle famiglie, attraverso particolari forme specializzate di apostolato, ma soprattutto nell’avvaloramento della vita parrocchiale e della direzione spirituale, con l’ausilio opportunamente organizzato dei mezzi di comunicazione sociale.

Per tale vostro encomiabile impegno, che dimostra una volontà concorde di mettere sempre più decisamente a servizio della Chiesa le energie magnifiche, le esperienze insostituibili, le possibilità multiformi delle vostre Famiglie Religiose, Noi vi esprimiamo il Nostro elogio e incoraggiamento più sentito.

Ma voi attendete altresì le Nostre paterne direttive, che non possono che sottolineare vivamente la costruttività dei vostri intendimenti. Sta bene, infatti, lo studio e la formazione al senso e alla pratica della vita comunitaria nella Chiesa: essa è nello spirito, nell’essenza, nella fisionomia della Chiesa medesima; è uno dei temi ricorrenti del Concilio Vaticano II; è conforme allo sviluppo della socialità, tanto sentita nel nostro tempo. Essa corregge, se bisogno vi fosse, le tendenze particolaristiche di alcune forme della nostra educazione; e mira a stabilire rapporti più stretti con la Sacra Gerarchia.

Se pertanto questa vita comunitaria comportasse qualche adattamento, qualche sacrificio per il futuro, ciò sarà in vantaggio della virtù dell’obbedienza; sarà per l’incremento della coscienza «cattolica»; sarà per l’aumento delle forze, sia interiori, che esteriori della Chiesa; sarà per una più equa distribuzione di esse, e per un più fruttuoso impiego di un fronte comune di salde energie spirituali. In sostanza, ciò non porterà detrimento a quella giusta autonomia, che l’autorità della Chiesa riconosce alle Famiglie Religiose col nome giuridico di esenzione, perché accrescerà la fiducia sia del Clero sia dei fedeli verso i Religiosi e verso le loro provvide iniziative.

Sta bene altresì il richiamo che avete voluto fare alla lettera dell’Episcopato italiano, del novembre 1963, per dare ad essa una concreta risposta sul piano pratico e organizzativo: e anche questo Ci procura vivo compiacimento. Quanto ai desideri di coordinamento fra le Famiglie Religiose e la Sacra Gerarchia, possiamo dirvi che ci si sta pensando sollecitamente: e non sarà difficile, Deo volente, conseguire lo scopo auspicato. Ci allieta intanto vedere come il problema sia sempre più sentito, e inquadrato giustamente in un’ampia visione pastorale del grande compito della utilità e della salvezza delle anime, che a tutti ci è imposto: «Praedicare, arguere, corripere, aedificare, pro unoquoque satagere magnum onus, magnum pondus, magnus labor» (S. Augustini, Sermo 339, 4).

Che il Signore conceda a noi tutti chiarezza di vedute, forza di volontà, generosa fedeltà di corrispondenza in questa gioiosa fatica, che ci impegna per l’onore del suo nome e l’avvento del suo Regno. Noi, suo umile Rappresentante in terra, vi ringraziamo di cuore per la vostra sensibilità ai bisogni attuali delle vostre Famiglie Religiose e della Chiesa intera, di cui il presente Convegno Ci offre la più bella conferma, e per la preziosa collaborazione, che date e darete alla Sacra Gerarchia, continuando nella linea di «pastorale d’insieme», che avete in questi giorni studiata con proposte e suggerimenti concreti.

L’Apostolica Benedizione avvalori i Nostri voti, e apporti a voi tutti, venerati e degni Superiori Maggiori, e ai diletti membri delle vostre singole Famiglie Religiose, la pienezza dei doni celesti.

         



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