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DISCORSO DI PAOLO VI
AI MEMBRI DELLA SOCIETÀ «PERMAFLEX»

Sabato, 27 marzo 1965

 

Salutiamo i venerabili Fratelli presenti a questa udienza, gli zelanti Vescovi di Pistoia e di Frosinone!

E salutiamo tutti voi, diletti operai degli Stabilimenti industriali «Permaflex» di quelle città, venuti in numero veramente cospicuo, insieme con l’Amministratore Unico e con gli altri Dirigenti della Società, a portarci la testimonianza della vostra fede, del vostro amore, del vostro entusiasmo!

Vi diciamo subito che la vostra presenza Ci riempie l’animo di gioia, sincera e profonda.

Anzitutto perché il vedere un gruppo di oltre duemila lavoratori, animati, come voi siete, da sentimenti di schietta fedeltà, di cui è preziosa conferma questo incontro di stamane, non può non rallegrare, e colpire, e commuovere, anche, l’animo del Papa, le cui sollecitudini, le cui ansie, le cui preferenze per il mondo cristiano del lavoro sono ben note ai figli della Chiesa, e proprio recentemente, nel giorno di San Giuseppe, festa del vostro Patrono, sono state ancora una volta solennemente affermate davanti a qualificate organizzazioni cristiane di lavoratori.

La vostra presenza Ci offre poi motivo di paterno compiacimento, perché essa Ci dà la possibilità di adempiere un gradito dovere di riconoscenza nei vostri riguardi. Sappiamo infatti quale generosità vi abbia spinto a far dono dei confortevoli e razionali prodotti della vostra attività a beneficio della Missione di Kariba, a Noi carissima, della quale avete dotato in modo magnifico l’Ospedale. Così, animati dalle stesse disposizioni, avete pensato alle strettezze delle popolazioni più bisognose dell’India, facendo loro pervenire una notevolissima quantità di materassi e di reti metalliche, destinate a venire incontro alle necessità di una esistenza più rispondente alla dignità della persona umana.

In questo modo, lasciatecelo dire, avete dato una prova di grande sensibilità umana e cristiana; avete assecondato le inclinazioni del Nostro cuore, a cui non può sfuggire la delicatezza di accenni e di significato di codesto duplice gesto; e soprattutto, avete dato al vostro lavoro, con le fatiche e i sacrifici che esso comporta, un nuovo, più alto valore, che può sfuggire forse alla valutazione degli uomini, ma non a quella di Dio; e, per sua grazia, si trasfigura in merito eterno, secondo le parole del Redentore divino: «Tutto quanto avete fatto a uno dei più piccoli tra i miei fratelli l’avete fatto a me» (Matth. 25, 40).

In questa luce vi esortiamo a continuare nel compimento del quotidiano dovere: nel pensiero che il lavoro umano, come espressione di una operante solidarietà generosa per la edificazione del bene comune, può venire anch’esso avvalorato dalla fede nella Comunione dei Santi, diventa atto di amore e di fraterno aiuto; costituisce un elemento sia pur limitato, ma sempre necessario, sempre prezioso, sempre insostituibile, che, sommato con quello di tutti gli altri, contribuisce a procurare il bene dei fratelli, i quali così debbono sentirsi impegnati in un mutuo dare come in un mutuo ricevere.

Sia sempre questa la convinzione, che vi accompagni nella serena fatica di ogni giorno: è l’augurio che amiamo farvi di tutto cuore in questo carissimo incontro, che, ne siamo certi, resterà impresso nella vostra memoria con la stessa vivezza e con la stessa compiacenza con cui Noi stessi lo ricorderemo. Ritornando ai vostri Stabilimenti, dite ai vostri colleghi di lavoro che il Papa li ama e li benedice, seguendoli a uno a uno nel loro degno e responsabile dovere; dite alle vostre famiglie, in particolare ai vostri piccoli e ai vostri giovani, che il Papa invoca loro le gioie sante del Signore, e la sua continua assistenza in tutte le necessità della vita.

Con questi voti paterni, scenda su di voi e sui vostri cari la Nostra particolare Benedizione Apostolica, che estendiamo altresì alle dilette diocesi di Pistoia e di Veroli-Frosinone nella persona dei loro cari e venerati Pastori.

                                            



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