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DISCORSO DI PAOLO VI
ALLE PARTECIPANTI AL III CONVEGNO
DELLA FEDERAZIONE ITALIANA RELIGIOSE OSPEDALIERE

Venerdì, 23 aprile 1965

               

Il nostro paterno saluto si rivolge ora alle ottime e benemerite Religiose Ospedaliere, che in numero di più di duemila partecipano stamane a questa devota assemblea, radunata attorno all’altare della Nostra Messa.

Dilette figlie!

Abbiamo visto con vivo interesse di Pastore e di Padre il vostro affluire a Roma per i lavori del III Convegno Nazionale della vostra Federazione, che riunisce in una fraterna comunità di ideale e di sacrificio le trentacinquemila vostre Consorelle, addette agli ospedali e alle cliniche d’Italia; e con partecipe compiacimento abbiamo seguito e seguiamo in questi giorni lo svolgersi delle giornate di studio, dedicate all’approfondimento di un tema tanto significativo, apologetico e fervidamente stimolante per la soprannaturale efficacia della vostra opera: «Testimonianza della Chiesa ed azione apostolica nell’Ospedale moderno».

Il Nostro pensiero va con commosso affetto e stima deferente allo stuolo innumerevole e silenzioso di anime consacrate a Dio -di cui voi qui presenti siete come la primizia e il simbolo - tutte lietamente impegnate nel servizio degli ammalati. con spirito religioso e con prestigio di qualificazione professionale, «quasi apes argumentosae» instancabilmente protese a confortare, assistere e curare i fratelli sofferenti. Non senza singolare coincidenza l’odierno incontro si è svolto attorno al Sacrificio della Vittima Eucaristica, dal cui amore immolato trae origine e alimento continuo la carità nella Chiesa; e non senza felicissima indicazione si irradia su questa udienza la soavissima presenza di Maria, Madre di Dio e Madre nostra, tipo ed emblema nei secoli dell’interiorità e della perfezione, con cui deve prendere forma ed espressione totale, cosciente, discreta, delicata, sofferta la carità nella Chiesa, distintivo e impegno della professione cristiana e, particolarmente, della vocazione religiosa.

Le Nostre parole vogliono essere anzitutto di vivo elogio per tutta la magnifica, generosa schiera delle Religiose Ospedaliere, che in tutto il mondo si prodigano al capezzale degli infermi. All’amore di Dio e di Cristo, a cui si sono definitivamente votate, esse uniscono l’amore del prossimo, e di quello che più visibile reca nel corpo e nello spirito lo stigma di Cristo sofferente. Con quale dedizione esse compiono il loro umile e grande dovere! Con quale bontà di forme e di sentimenti! Con quale disinteresse! Con quale utilità dei pazienti, e dell’intera società!

La vostra presenza premurosa e intelligente, delicata e materna al fianco di chi soffre, è la più bella dimostrazione che la religione cattolica, e, in particolare, la consacrazione di se stessi a Dio nella vita religiosa, non è una alienazione inutile e dannosa, non è una negazione dei valori sani della personalità, non è un abdicare vile e tremebondo alle responsabilità dell’impegno attivo per il bene dei fratelli; ma è un dono, un’offerta di sé, una risposta d’amore a Dio, che trabocca nel servizio del prossimo: è un fiorire all’esterno di una interiorità ricca e inestinguibile, come la splendida corolla di un fiore attesta la segreta presenza della linfa vivificatrice. La vostra immolazione, oltre ad essere tesoro prezioso e ineguagliabile davanti a Dio, che non la lascerà senza ricompensa, è altresì ricchezza feconda per la umana convivenza; e la società non può non riconoscere lo spirito e la qualità del vostro servizio, poiché esso fa onore a una fede e a una comunità, che sanno suscitare tali generose milizie del bene. Noi auguriamo che ciò sia sempre, non certo evidentemente per una ragione di umano prestigio, ma affinché le vostre schiere si possano accrescere di sempre nuove energie, per l’affluire più compatto e gioioso di vocazioni, attratte dal vostro esempio!

Nel tributarvi il meritato elogio, vogliamo lasciarvi con paterna sollecitudine anche le Nostre raccomandazioni, come ricordo di questa singolare udienza. La vostra posizione nella Chiesa e nel mondo - com’è configurata nel duplice appellativo di Religiose e di Ospedaliere - vi pone di fronte a particolari esigenze e anche a difficoltà, che richiedono assoluta fedeltà alla vostra vocazione di anime consacrate al servizio di Dio e dei fratelli. Sappiate dunque coltivare anzitutto una pietà religiosa sempre profonda, genuina, alimentata dalle ricchezze spirituali, che la Chiesa mette a disposizione delle anime, specialmente in questo periodo conciliare.

Sappiate poi far servire i talenti della vostra intelligenza e della vostra pratica sperimentata all’acquisizione di un continuo perfezionamento e di una doverosa qualificazione professionale, che dia prestigio non solo, come è giusto, alla vostra opera di ospedaliere, ma anche alla vostra testimonianza religiosa di apostolato e di carità: quando sono in atto, come oggi avviene, trasformazioni radicali del concetto e della struttura stessa dell’assistenza infermieristica, che rendono più delicata e complessa la vostra missione apostolica, è estremamente necessaria questa qualificazione: lo richiede il quotidiano servizio del malato, e, soprattutto, la vostra condizione di Religiose, per una più luminosa irradiazione della presenza cristiana nel mondo.

Abbiate inoltre esemplare docilità e unione all’interno delle vostre rispettive Famiglie religiose, ricordando che la gloria della vita consacrata è, con gli altri voti, l’obbedienza, umile, pronta, schietta, dimentica di sé: ad imitazione del Verbo eterno di Dio, il Quale, entrando nel mondo, si è offerto al Padre come vittima di obbedienza, e, «benché fosse Figlio, dai patimenti sofferti conobbe a prova la sottomissione» (Hebr. 5, 8).

E sempre vi guidi l’amore a Cristo e alla sua Chiesa, la quale vi considera come sue predilette, e come simboli viventi della sua carità; sia Cristo la vostra vita, il vostro sostegno, il vostro conforto, e dalla partecipazione sacramentale ai suoi Misteri di morte e di resurrezione, sappiate trarre la forza per essere sue testimoni nell’ambiente ospedaliero, ove potete essere prolungamento di Lui che «risana i malati e i feriti, e converte a miglior vita i peccatori, o benedice i fanciulli e fa del bene a tutti» (Costituz. Dogm. «De Ecclesia», n. 46: I Religiosi). Questo ideale vi sostenga nelle difficoltà e nei sacrifici, vi sospinga su la via della perfezione, che nulla cerca e nulla chiede, se non l’onore dello Sposo divino e la dilatazione del suo Regno in terra come in cielo.

Con questi voti Noi vi seguiamo nel vostro lavoro santo e santificatore, e vi invochiamo i continui doni del Signore, per l’intercessione della dolcissima nostra Madre Maria, Regina del Santo Rosario, delle cui materne compiacenze vuole essere pegno e riverbero la Nostra Apostolica Benedizione.

                



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