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RADIOMESSAGGIO DI PAOLO VI
PER IL IV CENTENARIO DELL’INGRESSO DI SAN CARLO
NELL’ARCIDIOCESI DI MILANO


Giovedì, 4 novembre 1965

 

Milanesi! Carissimi Milanesi!

Siamo con voi, spiritualmente con voi, per onorare San Carlo nella commemorazione del quarto centenario della sua venuta da Roma a Milano come Arcivescovo, incomparabile e formidabile Pastore di anime, Maestro di Popolo, Riformatore di leggi e di costumi, costruttore di monumenti e di opere, stupendo modello di eroica santità.

Siamo con voi, lietissimi Noi stessi di così solenne celebrazione, e, ricordando che Noi pure avevamo auspicato di compierla, ne ammiriamo ora la felice riuscita nella pietà religiosa che la ispira, nella partecipazione delle Autorità cittadine e della popolazione, che la rende moralmente unanime, nello stile ambrosiano di esteriore semplicità e di spirituale energia, che la distingue.

Siamo con voi, fedeli e cittadini tutti di Milano, nella sincera venerazione di così grande Santo, Noi che avemmo l’inestimabile fortuna e la tremenda responsabilità di essere per non brevi anni a lui successori ed eredi sulla sua eccelsa cattedra episcopale; ed ora, chiamati a quella primaziale di San Pietro, non meno di allora suoi sinceri ammiratori e umili seguaci. Ch’è quanto dire, Milanesi sempre carissimi, che Noi, staccati di persona e d’ufficio da codesta città, dalla vostra conversazione e dall’onore d’esservi ministri del Vangelo e concittadini di sentimenti e di opere, siamo col cuore tuttora e sempre con voi per onorare San Carlo. Non meno del Nostro venerato predecessore di cara e pia memoria, Giovanni XXIII, devotissimo a San Carlo, Noi sempre ne custodiamo il ricordo, come luce che guida e conforta il Nostro apostolico ministero, e sempre pensiamo all’inesauribile virtù del suo esempio sacerdotale.

Perciò oggi, come spesso quando eravamo fra voi in codesta dilettissima arcidiocesi, chiediamo pensosi a Noi stessi, e chiediamo a voi, che Ci ascoltate, quali siano le ragioni che fanno attualmente San Carlo degno di gloria e di memoria per un popolo, come il Milanese, tutto assorbito nel febbrile impegno del lavoro moderno, e così disposto ad uniformarsi al genio del tempo, dall’aprirne, non solo dal seguirne, le mirabili e travolgenti mutazioni; ma Ci chiediamo altresì quali ragioni ci invitano tutti, e quasi ci obbligano, ad onorare San Carlo.

Voi le avete certamente ed egregiamente ripensate queste ragioni. Voci autorevolissime le hanno spiegate ed illustrate. Farete bene a ricordarle e a meditarle. Ma adesso, in questo momento di spirituale comunicazione, non possiamo sottrarci al bisogno di farne una sintesi semplificatrice, che le riduca tutte alla principale. Qual è la ragione principale, per cui ci è caro e doveroso esaltare San Carlo?

La sua persona? Sì, sicuramente. Ma essa si colloca a quattro secoli di distanza da noi, in altri tempi, in altre circostanze. La sua figura storica è grandissima, ma appartiene al passato; perché al presente? La vostra non è una semplice commemorazione storica.

La sua opera? Sì, certamente. Ma che cosa rimane oggi della sua opera? Rimane moltissimo; ma non tutto, e in parte quell’opera gigantesca e multiforme è assorbita dalle trasformazioni della società moderna, e in parte sopravvive nella considerazione e nell’imitazione di chi la ricorda, ma non tanto nella sua efficienza originale.

Che cosa allora? È l’affetto tradizionale e devoto d’un popolo abituato a venerarlo, ad amarlo, a pregarlo, che oggi si esprime? Sì, il culto che la Chiesa tributa ai suoi Santi sfida i secoli, e rimane patrimonio spirituale e fiorente della comunità religiosa, a cui è legge una mirabile coerenza di una generazione con l’altra. Ma per San Carlo non abbiamo soltanto un culto religioso; abbiamo un culto come a maestro ancor vivo e presente.

Presente, perché? Perché il principio, che forma il nucleo fecondo della sua vita prodigiosa, è oggi, come allora, come sempre, di attualità; anzi oggi più che mai tale principio deve essere ricordato e vissuto; è il principio che afferma dovere essere la fede legge di vita. Da Cristo in poi sappiamo che è così. La fede, che Cristo ci ha portata, è la luce della vita, è il fermento della vita, è la speranza della vita, è la salvezza della vita; e perciò la fede si attesta come la necessità suprema, il valore primo, il gaudio sommo; la vera bellezza della vita, la vera dignità dell’uomo, la vera libertà dello spirito, la vera pace della coscienza, la vera armonia della convivenza familiare e comunitaria, dalla fede traggono vigore e splendore.

La fede principio di vita, come San Paolo (Rom. 1, 17), insegnò San Carlo; norma di vita, non superfluo retaggio dei padri, non semplice ornamento del nome cristiano, non passiva osservanza di abitudini religiose, ma criterio fondamentale della genuina concezione della vita; stimolo, fermento, radice, impegno, energia d’un costume di vita, il costume rigenerato, predicò essere la fede, inculcò, volle San Carlo, forte, instancabile, autorevole, potente; potente nella voce, nel comando, nell’esempio, nel sacrificio, nell’amore, vero Pastore, che alla fine riesce a fare, a rifare della sua gente dissipata un popolo nuovo, un popolo forte e buono, un popolo laborioso e ordinato, un popolo istruito e cosciente, un popolo cristiano: il popolo cristiano: il popolo milanese (cfr. ad es. Homilia XXI, Sassi, vol. 1, p. 139).

E tanta fu la sapienza e la forza di quella rigenerazione, ch’essa ancora forma il sustrato del vostro interiore sentimento; ed oggi, al ricordo di San Carlo e del suo prodigio pastorale, affiora e ripete: sì, la fede, la nostra fede cattolica vuole ancor oggi penetrare, e purificare, e corroborare, e santificare la nostra vita presente, cioè la nostra cultura, la nostra attività, la nostra maniera di amare e di sentire.

Ancor oggi, Milanesi carissimi? È pura domanda? È problema? Sì, problema che tutto invade e scuote e ravviva; ma per voi oggi, ancor più che problema, è promessa, è risposta: la fede, sì, la fede di San Carlo sarà la nostra!

E San Carlo certamente vi aiuta, oggi come allora, vi stimola e vi benedice. Non vedete in voi stessi i segni della sua protezione? Il fatto stesso che oggi, così numerosi, così concordi, così fervorosi, celebrate, la memoria dell’ingresso del Santo fra voi, non è segno che egli vi dice voler sempre rimanere fra voi? Avete fra voi chi degnamente lo rappresenta e ne continua l’opera salutare, il vostro Arcivescovo e Nostro Cardinale Giovanni Colombo; lui seguendo, voi seguite San Carlo.

Ricordi, speranze, propositi sono questi d’un grande giorno; Noi li avvaloriamo con la Nostra Benedizione, ch’è pur quella di sant’Ambrogio e di San Carlo, fortificata da quella dei Santi romani Pietro e Paolo.

A voi la diamo, Milanesi! Al Clero, alle Autorità, al Popolo tutto, in nomine Domini.                

 



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