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DISCORSO DI PAOLO VI AI PARTECIPANTI
ALLA V ASSEMBLEA NAZIONALE DELLE ACLI-TERRA

Sabato, 12 marzo 1966

 

Vi accogliamo con paterno affetto e vi esprimiamo il Nostro compiacimento per questo incontro, che Ci permette di intrattenerci qualche istante con voi, diletti figli, che partecipate alla V Assemblea Nazionale delle ACLI-Terra. Sappiamo che con i Dirigenti Centrali, i Consiglieri Nazionali e i membri delle attive Commissioni Nazionali delle benemerite Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani, sono venuti dalle varie regioni d’Italia i rappresentanti dell’Esecutivo Provinciale ACLI-Terra: e dunque vediamo in voi rappresentato il mondo del lavoro agricolo, come si configura nelle sue diverse applicazioni ed esigenze a seconda delle condizioni geografiche, sociali ed economiche delle varie parti d’Italia. Un saluto pertanto a voi, che Ci portate l’espressione dell’operosità generosa e tenace, unita alla fede convinta e vissuta, della numerosa popolazione rurale italiana; e questo saluto vuole abbracciare altresì le vostre famiglie lontane, i vostri amici che con voi dividono le dure, ma corroboranti e provvide fatiche dei campi. Vorremmo che, tornati a casa, dicendo ai vostri cari: «Abbiamo visto il Papa!», assicuraste loro tutta la Nostra simpatia e solidarietà, tutto l’interesse e la gratitudine, anche, con cui seguiamo il vostro lavoro, ne condividiamo aspirazioni ed esigenze, ne apprezziamo il profondo significato umano di collaborazione all’opera creatrice di Dio, e di fraterno indispensabile appoggio alla comunità civile.

Conosciamo le vostre aspirazioni, e il programma che proponete a voi stessi e alle competenti autorità per avvalorare sempre più degnamente le vostre condizioni di vita, per stimolare la mutua cooperazione e lo spirito di associazione, per garantire l’avvenire professionale dei giovani. E come potremmo non incoraggiarvi su questa direzione, quando il recente Concilio Vaticano II ha avuto chiare parole indicative anche per la vostra condizione? Sentite quanto è detto nella Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo: «In molte zone, tenendo presenti le particolari difficoltà del settore agricolo quanto alla produzione e alla vendita dei beni, gli addetti all’agricoltura vanno sostenuti per aumentare la produzione e appoggiarne la vendita, nonché per la realizzazione delle necessarie trasformazioni e mutamenti di metodi come pure per raggiungere un livello equo di reddito, affinché essi non rimangano, come spesso avviene, in condizioni sociali di inferiorità. Gli stessi lavoratori dell’agricoltura, e soprattutto i giovani, si impegnino con amore a migliorare la loro competenza professionale, senza la quale non si può dare sviluppo all’agricoltura» (n. 66).

Il vostro impegno professionale ha in queste parole un autorevole incoraggiamento, che facciamo Nostro perché Ci sentiamo tanto vicini a voi, che rappresentate la forte e modesta gente dei campi. Ma il Nostro compiacimento acquista nuovi motivi per il fatto che voi fate aperta professione di cristianesimo vissuto, e volete - per il tramite delle vostre Associazioni ACLI-Terra - che il movimento contadino, la sua mentalità e le sue forme di attività siano intimamente permeati di spirito cristiano, come il lievito evangelico che è chiamato a lavorare e a permeare tutta la pasta (cfr. Luc. 13, 21).

Lavoratori Cristiani! Consapevoli dunque delle responsabilità, delle consegne che questo nome augusto impone a ciascuno di noi; animati come siete da profonde convinzioni religiose, Noi vi esortiamo a fare della vostra fatica un omaggio filiale, schietto e affettuoso a Dio Padre, che è nei Cieli; uno strumento di redenzione, che acquista merito prezioso per il fatto di essere unito alle fatiche, alle sofferenze, alla Croce di Gesù nostro Signore; un apporto gioioso di solidarietà fraterna, offerta a tutto il Popolo di Dio in spirito di leale servizio.

Ma l’essere cristiano impegna anche all’apostolato: non è soltanto un dovere e una consolazione, che si esaurisce nella sfera individuale, ma, poiché tutto nella Chiesa è comunicazione di vita, vuole estendersi e irradiarsi nel contatto con gli altri, chiamandoli alla partecipazione delle nostre stesse idee, del nostro mondo spirituale, della gioia che dà l’appartenere coscientemente alla Chiesa. Siete lavoratori cristiani: siate perciò anche lavoratori apostoli. Nell’ambito della famiglia, nei rapporti con gli altri, nella vita associata, civile, sociale e politica. Siate sorgenti di luce, che sanno animare e vivificare: siate fiaccole ardenti con l’esempio e con la parola; siate testimoni nel mondo rurale delle sollecitudini che la Chiesa ha per voi e per i vostri destini. Sappiate far conoscere intorno a voi le meravigliose premure che essa vi ha dedicato, e proprio recentemente con l’Enciclica «Mater et Magistra» del Nostro Predecessore Giovanni XXIII, riprese ora col Concilio Ecumenico Vaticano II, che ha dato nuovo rilievo ai vostri problemi, come abbiam detto.

Noi siamo certi che queste ansie della Chiesa per la costante elevazione della vostra dignità di uomini, di lavoratori, di cristiani, trovano nel vostro cuore un’eco profonda e commossa, stimolandovi con più ardore alla collaborazione e alla generosità. Sappiate che in questo sforzo non sarete mai soli, perché con voi è la Chiesa, con voi è il Papa, che tutti vi ama, vi incoraggia, e vi benedice: nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

                                                    



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