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VISITA AD ALATRI, FUMONE, FERENTINO E ANAGNI

DISCORSO DI PAOLO VI
NELLA CATTEDRALE DI FERENTINO

Giovedì, 1° settembre 1966

 

Il Santo Padre è lieto di essere venuto per onorare la città e visitare la bellissima cattedrale. I diletti figli di Ferentino sono eredi di una grandissima tradizione; il loro municipio, uno dei più antichi d’Italia, ricorda molti Papi che l’ebbero caro; uno dei primi Pontefici che visitò la città fu Eugenio III, nel 1150, e molti altri pure la visitarono e vi soggiornarono più volte.

La domanda che Sua Santità vuol rivolgere ai cari fedeli di Ferentino è questa: sapranno conservare la loro tradizione cristiana e cattolica?

Infatti, nei riguardi dei gloriosi patrimoni di fede e di civiltà tramandatici dagli avi, due atteggiamenti prevalgono.

Alcuni vorrebbero fondare una società nuova, senza preoccuparsi del passato, anzi rompendo con esso. È un concetto errato, perché si abdicherebbe in tal modo ad un tesoro di tradizioni gloriose e memorabili. Altri sono attaccati tenacemente al passato e trovano solo in esso il buono e il lodevole e diffidano del mondo moderno.

Anche questo atteggiamento non è giusto e non è cristiano: bisogna guardare all’avvenire aprendo il cuore, l’anima e l’intelligenza ai fenomeni moderni, considerarli con fiducia e con serenità, muoversi con il progresso e le esigenze dei tempi nuovi, conservando, però, della tradizione quello che è vivo - come l’albero in primavera fiorisce ogni volta, e conserva intatte le proprie radici -, quello che c’è di buono, di bello e di sano, contemperando e fondendo ogni elemento meritevole del nuovo e dell’antico per un sempre maggiore progresso, per l’elevazione sociale, civile e morale di ogni categoria di persone.

E la Chiesa ci traccia il sentiero e ci guida anche in questo campo. Bisogna aver fiducia in lei, Madre e Maestra, che ha la sapienza e l’esperienza del passato e segue con amorosa e vigile sollecitudine l’urgenza dei tempi moderni; con la Chiesa i fedeli marceranno sicuri verso l’avvenire.

Il Papa esorta quindi a rinnovare, coscientemente, le promesse battesimali, a confermare la rinuncia a quello che è male; a ricordare che il Signore ci insegna ad amare il prossimo e specialmente i poveri e i sofferenti, ci invita ad un’operosità generosa nella onestà e nella virtù. In tal modo si prepara un avvenire di prosperità, di progresso, di onestà e di felicità.



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