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RADIOMESSAGGIO DI PAOLO VI
AI PARTECIPANTI AL IV CONGRESSO NAZIONALE ITALIANO
DELL’«APOSTOLATUS MARIS»

Mercoledì, 21 settembre 1966

 

Salutiamo il Signor Cardinale Giuseppe Siri, Arcivescovo di Genova, esperto e zelante Presidente della Commissione Episcopale Italiana per la pastorale marittima.

E salutiamo i Vescovi e le Autorità italiane, con i sacerdoti c i cappellani d’Italia e di varie nazioni europee, presenti alle giornate di studio del IV Congresso Nazionale Italiano dell’Apostolato del mare, nell’incanto dell’azzurra cornice dell’Isola d’Elba!

Di gran cuore abbiamo accolto l’invito di rivolgervi un Nostro messaggio di incoraggiamento e di benedizione per l’odierna circostanza. L’abbiamo fatto assai volentieri, per attestare la Nostra profonda stima ai venerabili Fratelli nell’Episcopato, e ai loro cooperatori nel sacerdozio, per la generosità e l’impegno con cui si dedicano ad una forma di ministero fra tutte delicata ed ardua, ma certo anche fra le più vicine ai metodi della predicazione evangelica e missionaria, come quella che può offrire, fra le varie e pericolose esperienze, le più soavi, sorprendenti e liete consolazioni pastorali, per la rispondenza ch’essa trova presso i marittimi.

Noi auguriamo a codeste giornate di studio di portare i partecipanti a programmi e a impegni sempre più proficui e promettenti. La vostra presenza, venerabili Fratelli e diletti figli, è la prova visibile, indiscutibile, eloquente della sollecitudine che la Chiesa ha rivolto nel passato, e tuttora rivolge, all’ardimentosa gente del mare.

Vediamo in voi, riproposta secondo le esigenze del tempo di oggi, la toccante immagine del Divin Salvatore, che dalla barca di Pietro annunzia la Buona Novella alle anime assetate di verità e di giustizia; vediamo rinnovarsi in voi l’atteggiamento aperto e confidente di San Paolo verso i marinai delle navi dei suoi fortunosi viaggi nel Mediterraneo, rinfrancando e consolando gli animi affranti (cfr. Act. 27, 9-38). Il gesto dell’Apostolo, che conforta i marinai e spezza loro il pane (ibid. 33-36), voi lo ripetete spiritualmente e anche materialmente ogni giorno, durante la navigazione, ovvero nelle cappelle e nei centri dell’Apostolato del mare, nei contatti fraterni, nell’aiuto prestato nelle necessità, nell’opera sacerdotale e sociale, che compite in terraferma e sulle navi, tra cielo e mare, quando l’animo del marittimo più si stempera nella nostalgia della famiglia lontana, e più si apre alla virile tenerezza e alla confidenza verso il sacerdote.

Continuate con fede e con generosità nell’adempimento di un ministero tanto provvido e necessario. Il Papa è con voi. La Chiesa vi lancia su le vie del mare, perché il messaggio di Cristo risuoni su orizzonti sempre più vasti, per il conforto dell’uomo, per la sua elevazione spirituale e religiosa, per il suo inserimento consapevole e vissuto nella comunità dei figli di Dio.

Non possiamo concludere questo Nostro paterno messaggio senza rivolgere ancora un saluto di particolare affetto a tutti i diletti marittimi d’Italia e del mondo, ufficiali e subalterni, fino ai più umili gradi, tutti educati alla severa disciplina dei navigatori, ma tutti sorretti da forte spirito di fratellanza e di intesa. La loro professione, piena di sacrifici, con i distacchi che esige, con le asprezze che presenta, con la solitudine che impone, rende la loro vita, se illuminata dalla fede, più consona all’indole pellegrinante del Popolo di Dio, li matura per solide esperienze spirituali, li prepara a una visione realistica della esistenza, come viaggio e preparazione all’eterna Vita, porto luminoso a cui sospira l’anima credente.

Noi tutti li abbracciamo con sollecitudine trepida e commossa, consci dei pericoli fisici e spirituali a cui i marittimi sono esposti; ma siamo anche consapevoli della loro invitta forza d’animo, che li porta non di rado a vero eroismo. Vorremmo che a tutti giungesse questa parola di benevolenza e di affetto, con l’assicurazione della Nostra preghiera per loro stessi, per le dilette famiglie lontane, specie per i loro piccoli e i loro infermi, che portiamo nel cuore.

A tutti i marinai d’Italia e del mondo, e a voi, che partecipate al IV Congresso Nazionale dell’Apostolato del mare, impartiamo la Nostra Apostolica Benedizione, pegno dell’aiuto di Dio «quale forte scudo e potente sostegno, difesa dal solleone e riparo dal meriggio, preservazione dall’inciampo e soccorso nel pericolo, gioia al cuore e luce alla vista, sanità, vita e benedizione» (Eccli. 34, 16-17).

                                                            



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