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DISCORSO DI PAOLO VI
AI MEMBRI DEL SEMINARIO ROMANO MAGGIORE E MINORE

Domenica del Buon Pastore, 9 aprile 1967

 

Il Santo Padre vuole che la sua visita cominci dal suo Seminario, ivi essendo una sorgente della vita religiosa ed ecclesiastica della diocesi. E vuol rivolgere subito un saluto al Cardinale Vicario, al Vicegerente e ai Vescovi Ausiliari, ai Superiori e professori del Seminario Romano Maggiore e Minore. Ai carissimi giovani il suo cuore si apre con grande effusione.

Ricorre la Giornata delle vocazioni e si prospettano in speciale luce i problemi della loro formazione, i nuovi criteri pedagogici che mirano ad uno sviluppo più libero delle loro doti e dell’obbedienza per divenire elementi della disciplina della Chiesa.

Il Papa ricorda la parola che il Signore ripeté due volte: Sequere me, e che è conferma della chiamata e dell’investitura che diede a Simone. Molti seguirono e si sente nelle lettere di San Pietro il desiderio di trascinare altri a seguire con lui il Signore, come a catena, la successione apostolica è appunto questa mistica catena. L’invito è rivolto anche ai giovani alunni del Seminario; ognuno ha il diritto e il dovere di seguire Gesù, tutte le questioni si pongono così liberamente alla considerazione e allo studio e il Santo Padre augura che la loro risposta sia quella di Pietro.

Saranno allora i seminatori, i coltivatori di una vita superiore che daranno a questa terra benedetta, a questo popolo chiamato ad essere il primo dell’umanità.

Ora li chiama il loro Vescovo, Vicario di Cristo, e non ha nulla da offrire ad essi a differenza dei tempi passati quando la vita ecclesiastica aveva anche speranze umane, soddisfazioni, benefici; ora il Papa può offrire solo la Croce del Signore: se vogliono essere pari alla loro vocazione, se vogliono seguirlo accettino l’invito del Redentore, prendano la Croce.

È una vocazione di sacrifici, di rinunzie; debbono fare un preventivo di quel che possono dare per essere fedeli a Gesù, per essere meno indegni di innalzare l’Ostia consacrata ed essere con Lui crocifissi.

Vocazione, vita sacerdotale significano sacrificio, annientamento di ogni desiderio; ma dicono pure dolcezza incomparabile per le vite piene di energie e di salute sì da affermare: siamo beati di una felicità della quale non eravamo degni e che non possiamo gustare completamente.

Dolore e gioia saranno quindi la esperienza dei diletti giovani, se la parola del Signore toccherà ed avvincerà la loro anima e li farà ministri di Lui.

Il Papa non può visitarli spesso, ma il suo cuore è ogni giorno con loro, nella preghiera, nell’affetto e nell’augurio perché la Chiesa è materna e il cuore del Papa è cuore di padre. I superiori hanno la suprema aspirazione di far loro gustare la dilezione, la carità di Cristo che ci infiamma e ci pone al suo servizio. Se amano il Papa facciano sì che Egli possa guardare a loro come alle speranze più belle e sicure di questa Santa Chiesa Romana.

Il Santo Padre annunzia poi il dono, ai quattro Seminari Romani: il Maggiore, il Minore, il Collegio Capranica e l’Istituto S. Eugenio, di alcuni volumi, in corso di pubblicazione, della Storia della Chiesa.

                                          



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