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DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
AGLI ESPONENTI DELL'ISTITUTO INTERNAZIONALE
PER L'UNIFICAZIONE DEL DIRITTO PRIVATO
*

Giovedì, 20 maggio 1948

 

Siate i benvenuti, signori, poiché è una vera gioia per Noi vedervi riuniti qui nel 20° anniversario della fondazione dell’Istituto Internazionale per l’Unificazione del diritto privato.

Dopo vent’anni trascorsi in un austero lavoro, il vostro giubileo illumina di un raggio di benefica luce la notte fitta che avvolge la situazione presente dell’umanità, che pesa sulla nostra civiltà occidentale e proietta particolarmente la sua ombra oscura su tutto l’avvenire giuridico.

Credetelo, nessuno lo sente più profondamente della Chiesa che si stima, a buon diritto, la madre della civiltà occidentale, dalla quale i popoli, non solamente dell’Europa, dell’America, ma dell’universo intero, hanno ricevuto e ricevono tuttora l’impulso.

E più che mai eloquente il vivo interesse che Noi abbiamo preso al resoconto dell’attività spiegata fino ad oggi dal vostro Istituto. «Opus arduum» certamente! e che fa onore all’intelligenza, alla scienza e al lavoro di coloro che vi si sono dedicati. Noi aggiungiamo volentieri: opera di infaticabile pazienza, di tenacità per perseguire il fine proposto, opera di tatto prudente e delicato nell’esame e nella valutazione delle possibilità, sì diverse secondo la capacità e i caratteri propri di ciascun popolo. Opera, soprattutto, di imperturbabile confidenza nel senso del diritto e della giustizia, innato nel cuore dell’umanità. Quale testimonianza tangibile della convinzione che, sotto la molteplice varietà delle forme, il diritto presenta un fondo di elementi giuridici comuni!

Grazie a Dio! Noi non restiamo indietro, e accogliamo con vivo piacere l’occasione che voi Ci offrite di manifestarvi ancora una volta la Nostra confidenza in questo senso del diritto e della giustizia, profondamente ancorato nella natura umana; la Nostra convinzione del fatto di questo ricco fondo giuridico comune a tutti i popoli. Possiate trovare in questa dichiarazione del Capo della Chiesa universale un incoraggiamento ed uno stimolo a perseguire coraggiosamente la vostra opera.

Non si potrà davvero, aspirare ad unificare il diritto privato dei popoli, senza essere convinti dell’esistenza ineluttabile e dovunque efficace di questo diritto. E, d’altra parte, come si potrà essere convinti della sua esistenza e del suo valore universale senza esserlo della irradiazione della personalità umana nelle molteplici relazioni degli uomini fra di loro, anzi e soprattutto nel possesso dei beni e dei servizi?

Solo coloro che vedono nell’individuo una semplice unità che fa numero con una infinità di altre, pure anonime, un semplice elemento di una massa amorfa, di un agglomeramento che è tutto all’opposto di una qualunque società, possono cullarsi nella vana illusione di regolare tutti i rapporti fra gli uomini, unicamente sulla base del diritto pubblico. Senza tener conto che lo stesso diritto pubblico si distrugge nel giorno in cui la persona umana con tutti i suoi attributi, cessa di essere considerata come l’origine e il fine di tutta la vita sociale.

Queste riflessioni valgono innanzitutto nelle questioni del diritto privato relative alla proprietà. E’ qui il punto centrale, il fulcro attorno al quale, per forza di cose, gravitano i vostri sforzi. Il riconoscimento di questo diritto sta saldo o crolla con il riconoscimento della dignità personale dell’uomo, con il riconoscimento dei diritti e dei doveri imprescrittibili, inseparabilmente inerenti alla personalità libera che egli ha ricevuto da Dio.

Solamente chi rifiuta all’uomo questa dignità di persona libera, può ammettere la possibilità di sostituire al diritto alla proprietà privata (e per conseguenza alla proprietà privata stessa), non si sa quale sistema di assicurazioni o garanzie legali di diritto pubblico. Deh! possiamo vedere non levarsi il giorno, nel quale, su questo punto, una frattura definitiva verrà a separare i popoli! Il lavoro di unificazione del diritto privato, già così difficile, diventerebbe radicalmente impossibile. Nello stesso istante uno dei pilastri maestri che hanno sostenuto durante tanti secoli, l’edificio della nostra civiltà e della nostra unità occidentale, cederebbe e, come quelli dei tempi antichi, resterebbe a giacere sotto le rovine ammassate dalla sua caduta.

Grazie a Dio noi non siamo giunti a questo punto! Tuttavia, la mancanza di scrupolo, con la quale si viola oggi giorno diritti privati incontestabili, non solamente nella condotta particolare di alcuni popoli, ma ancora nelle convenzioni internazionali, e nelle intervenzioni unilaterali, è di tal natura da allarmare tutti i custodi qualificati della nostra civiltà. Noi non vi siamo giunti, ripetiamo ancora una volta. e nella vita giuridica dei popoli le forze sane sembrano alfine riprendersi, rinvigorire e permettere di sperare.

Un sintomo di questo rinnovamento è precisamente ai Nostri occhi, la persistenza e la perseveranza del vostro Istituto, al quale buon numero di stati e di organizzazioni hanno fino al presente assicurato il loro appoggio, e non ne dubitiamo, continueranno a prestarlo.

Perciò, di tutto cuore Noi rinnoviamo l’espressione del premuroso interessamento che Noi prendiamo per questa ricorrenza, mentre invochiamo su voi, sulle vostre famiglie, su tutti coloro che vi sono cari, l’abbondanza delle grazie e delle benedizioni divine.


*Atti e discorsi di Pio XII, vol. X, p.131-134.

 



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