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Parlando con i pellegrini in Piazza San Pietro

Una Porta per l’umanità

di Massimo Tarantino

Quasi un milione di pellegrini ha varcato la soglia della Porta Santa della Basilica di San Pietro già nei primi due giorni del Giubileo, Natale e Santo Stefano. Poche ore dopo l’apertura del Papa la porta è stata presa d’assalto dai fedeli, tanto da costringere i “sampietrini” a organizzare vere e proprie file dei pellegrini in attesa. L’“invasione” ha in qualche modo interferito con la messa di Natale officiata dal cardinal Noé che, del resto, è entrato lui stesso in basilica attraverso la Porta. I primi capannelli si sono infatti formati proprio con la messa in corso, mentre ad inizio mattinata San Pietro, a poche ore di distanza dalla conclusione della festa della Notte Santa, appariva quasi vuota. Solo a mezzogiorno, quando il Papa si è affacciato dalla loggia centrale per l’Angelus e la benedizione “Urbi et Orbi”, i fedeli hanno temporaneamente dimenticato la Porta e preso posto sul sagrato e in piazza per ascoltare il discorso e ricevere la benedizione.

Il giorno dopo, Santo Stefano, l’affluenza alla Porta Santa è stata ancora più massiccia tanto da far dichiarare a mons.Sepe, segretario del Comitato Centrale del Grande Giubileo, che lo spirito di partecipazione dei pellegrini è stato straordinario, persino superiore alle aspettative.

Parlando con i primi pellegrini in fila davanti alla Porta nella mattina di Natale si potevano cogliere nitidamente le sensazioni di attesa, di emozione, di partecipazione, che li stavano accompagnando a qualche metro dal sospirato oltrepassamento della soglia. Per alcuni quel giorno era addirittura “il più bello della vita”. Molti ammettevano di non saper esprimere a parole l’emozione che provavano. Una signora, capo di un gruppo di pellegrini uruguaiani, confidava: “E’ già la terza volta che passo attraverso la Porta. L’esperienza della prima volta, questa mattina presto, l’ho dedicata interamente a me. Era un ottimo momento per raccogliersi in preghiera, c’era ancora poca gente. Ma dalla seconda volta in poi ho voluto pensare a tutte le persone che mi hanno raccomandato di pregare anche per loro. Si tratta di persone che non possono permettersi un viaggio a Roma nell’anno giubilare. Ecco, io oltrepasso più volte la Porta Santa per loro, per coloro che non potranno vivere in prima persona questa esperienza memorabile”.

In fila si trovavano persone provenienti da ogni parte del pianeta. Il giorno di Natale scarseggiavano i romani (probabilmente impegnati in pranzi luculliani e scambi di regali), mentre un pezzo di mondo sembrava essersi radunato intorno alla culla della Cristianità.

Chi ha aspettato che il Papa si affacciasse a mezzogiorno ha potuto veramente sentirsi cittadino del mondo. E’ apparsa foltissima soprattutto la rappresentanza latino-americana: brasiliani, uruguaiani, argentini. Un gruppo di scatenati giovani messicani ha intonato incessantemente cori in onore del Papa prima, durante e dopo la sua apparizione. Ma anche la rappresentanza dall’Europa dell’Est si faceva notare, con la repubblica Ceca in bella evidenza, in ricordo della visita di Havel di qualche giorno prima in occasione del convegno su Hus. Per non parlare dei giapponesi, tanti e entusiasti. Numerosi anche gli indonesiani, e gli asiatici in genere.

Il Papa ha rivolto gli auguri natalizi in 59 lingue, persino in singalese e bengalese, un record. E non ha mancato di far sentire la sua voce contro la violenza e i tanti crudeli stermini, perché ancora sono tanti “i luoghi del dolore e della guerra”. Un discorso improntato sulla difesa della vita, che il giorno dopo, Santo Stefano, si sarebbe esteso alla difesa dei diritti della famiglia. Il Papa ha anche esaltato Cristo “Porta della vita” e, ricordando come “talvolta questo mondo non rispetta e non ama la vita”, gli si è rivolto quasi confidenzialmente: “Ma Tu non ti stanchi di amarla, anzi, nel mistero del Natale vieni a rischiarare le menti, perché legislatori e governanti, uomini e donne di buona volontà si impegnino ad accogliere, come dono prezioso, la vita dell’uomo”.

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