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Temi del Giubileo

Sette secoli di pellegrinaggi dal Lazio verso Roma

Card. Vincenzo Fagiolo

“Se la processione si addice a Roma” (cosi scriveva Armando Ravaglioli, presentando il Lunario Romano” dello scorso anno), quanto più si addicono i giubilei a Roma e alla regione che la circonda. Se anche altre città possono vantare e gloriarsi di espressioni e memorie culturali legate a Santuari cristiani (Lunario Romano 1992), a boschi e parchi (1993), a strade (1994) e ricordare i tristi periodi della guerra 1943-1994 (1996), solo Roma in maniera unica può presentarsi al mondo quale sede primordiale, autonoma e originaria dei Giubilei. Le altre sono derivazioni, diramazioni, irradiazioni della Sede Madre, di quella Roma “onde anche Cristo è Romano”, di quella Romana papale, caput mundi , di quella Urbs che unica guarda e illumina l’Orbis . E la ragione unica e suprema sta nella realtà, storica e di istituzione divina, di Roma sede dei Vicario di Cristo, del successore di Pietro, del Pastore dei Pastori, del Servo dei servi di Dio, del claviggero del Regno dei cieli.

Se “di lontano” (come ebbe a dire Giovanni Paolo II la sera della sua elezione) venivano i Romei, quelli da vicino erano meno affaticati ma con la stessa fede, lo stesso umile, dimesso e fiducioso comportamento; da Alatri, Carpineto, Segni, Ferentino, Anagni, Sezze, ecc. andavano verso Roma, con il desiderio d’ottenere misericordia e perdono presso la tomba del Principe degli Apostoli. Non doveva perciò mancare una storia dei “Giubilei nel Lazio”, cui opportunamente ora provvede questo volume curato dal gruppo culturale di Roma e Lazio con il “Lunario Romano” 1999.

I Romei laziali sia in piccoli gruppi, a volte solo familiari, sia in comunità parrocchiali o diocesane, quasi sempre e dovunque trovavano accoglienza e solidarietà, salvo a non incappare tra i briganti, non rari specialmente nei secoli più a noi vicini. Significativo il comportamento degli abitanti di Zagarolo che accolsero con disponibilità affettiva ed effettiva i pellegrini che da Alatri colà fecero sosta prima di riprendere il cammino verso Roma, nell’anno giubilare 1625. Ne riportarono un sì grato ricordo che la municipalità di Alatri decretò, che “si concedesse ai cittadini di Zagarolo di partecipare al Consiglio Comunale... fossero dichiarati immuni da ogni genere di imposte e godessero delle altre immunità, onori, grazie e privilegi di cui godono i cittadini ed i nobili di Alatri... “. Ma la “voglia” di pellegrinare verso Roma per essere purificati “da una santa perdonanza ha sempre assalito e contagiato tutto il Lazio, dal 1300 ad oggi.

Vogliamo chiudere queste rievocazioni fornitici da insigni studiosi, riallacciandosi a quanto sottolineato all’inizio sull’entità teologica, morale, spirituale, storica e sociale che rappresenta Roma per la cristianità e come non sia ipotizzabile un giubileo, evento di perdono e remissione anche di pena per i peccati commessi, senza un collegamento sostanziale con il Romano Pontefice, cui Cristo ha conferito la potestà delle chiavi della salvezza e di attingere al tesoro dei meriti dello stesso Cristo per l’elargizione delle indulgenze. Sono le riflessioni che A. Ravagnoli fa con il suo studio “La città di Roma e i Giubilei”. Già la prima affermazione ben centra il problema teologico e canonistico con il principio dell’intima connessione del giubileo con la città di Roma. L’analisi storica ne evidenzia la concretezza spirituale e la forte carica religiosa che trascinava i pellegrini a venerare la tomba dei Principe degli Apostoli. Roma emergeva come faro che proietta luce nelle tenebre e preannuncio della nuova Europa. Sopravvissuta al disfacimento dell’impero intorno al suo Vescovo, Roma rimaneva depositaria della più genuina civiltà e cultura della capitale dell’impero e garanzia delle riconquiste che l’umanità avrebbe potuto effettuare. L’Europa medioevale era consolata dall’idea di avere in Roma le testimonianze della propria fede religiosa e del valore, non solo religioso, dei sepolcri di Pietro e Paolo. I valori della cultura classica, della saggia Grecia e della sapienza giuridica di Roma, si affiancavano nell’Urbe con la fede cristiana e s’irradiavano nell’Orbe. Dall’analisi storica dei giubilei celebrati nel ventesimo secolo, e, andando a ritroso, quelli celebrati nei secoli precedenti, Ravaglioli conclude che “la città di Roma ha visto accrescersi, nella considerazione cattolica durante gli ultimi cento anni, il rilievo che le deriva dall’essere il luogo privilegiato del riscatto dalle colpe e dei rasserenamento spirituale davanti alle grandi tematiche dei fini della vita umana. Questa riflessione consente di riallacciare la Roma del nostro secolo con l’Urbe di Bonifacio VIII che merita un indimenticabile riconoscimento come promotore dell’immagine di Roma nel mondo”. La conclusione storica mi sembra che non può essere che unica, quella che pur consapevole di tutte le devianze, miserie di uomini e di cose, rileva il dato di fondo insopprimibile, quello di una Roma “nobile” per le sue origini. non puramente umana, e per il patrimonio cristiano che sempre ha saputo conservare integro a conforto, delle umane debolezze e per un destino dell’uomo aperto ad orizzonti ultraterreni con una speranza piena di immortalità. La Roma vera ed eterna è qui, e non potrà essere diversa perché ha con sé la parola che è via, verità, vita!

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