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Temi del Giubileo

Al Policlinico Gemelli una "Residenza protetta" per i pellegrini malati

Massimo Aquili

Solidale con i poveri e i sofferenti, l’autentico spirito dell’accoglienza giubilare, come è narrato dalle cronache degli Anni Santi del passato, rivive per il Grande Giubileo all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Una “Residenza sanitaria protetta” è sorta sulla collina del comprensorio universitario che affaccia sulla città e a contatto non solo visivo con il Policlinico Gemelli. E’ destinata ai  pellegrini che durante il 2000 possono aver bisogno di prestazioni mediche e specialistiche, della sicurezza del controllo e dell’assistenza al momento opportuno, ad esempio i disabili. Nella nuova struttura possono alloggiare con i propri parenti in stanze a “quattro stelle” e a  “prezzi popolari”, usufruire dei servizi sanitari, e quindi compiere serenamente il proprio pellegrinaggio giubilare. L’annesso Centro di emodialisi, al piano terra della Residenza, che aggiunge 18 nuovi posti letto a quello sempre in funzione nel vicino Ospedale, la rende particolarmente comoda per i pellegrini dializzati. 

“Opere come la Residenza Sanitaria Protetta incoraggiano a guardare con speranza al Grande Giubileo del Duemila”,  ha detto il cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato durante la cerimonia di inaugurazione della nuova  struttura. “Certo – ha aggiunto - la Chiesa è attenta innanzitutto al Giubileo interiore, attraverso cui la persona torni a riscoprire il mistero di Cristo a duemila anni dalla sua Incarnazione. Tuttavia c’è anche un Giubileo esteriore, che non può non farci pensare ai pellegrini, i quali hanno bisogno di una mensa, di un letto, di pullman, di un ospedale allorché si ammalano. Rendiamo quindi merito – ha aggiunto - a tutti quelli che come “pionieri” hanno lavorato e lavorano per l’accoglienza solidale dei pellegrini ”.  

E’ proprio come sfida di un evento aperto a tutti e accessibile che la Residenza è nata. “Gesù nacque in una grotta perché “non c’era posto per loro  nell’albergo” (Lc 2,7), oggi invece nel  segno del Giubileo e della nascita di Cristo – ha scritto il Rettore dell’Università Cattolica Sergio Zaninelli nel messaggio in occasione dell’inaugurazione - questa nostra iniziativa vuole essere il tentativo di aprire le porte e far trovare posto all’uomo per eccellenza, il malato”.

E se per tutto “l’Anno Santo – ha spiegato il Rettore - la nuova struttura concorre al formidabile sforzo di accoglienza dei pellegrini”, in collaborazione con il Servizio accoglienza del Comitato Centrale del Grande Giubileo. Dopo il Giubileo, in via definitiva, servirà “per assistere i familiari e i malati bisognosi di lunga o reiterata degenza ospedaliera, provenienti da località lontane, alleviando almeno in parte, il disagio di reperire una adeguata sistemazione ai familiari del malato, spesso con problemi economici gravi e  determinanti”.

E’ “la centralità del malato e dei suoi bisogni” la filosofia a cui si ispira la Residenza Sanitaria Protetta e tutte le nuove realizzazione del Policlinico Gemelli – ha detto il Direttore generale Antonio Cicchetti illustrando la struttura. Le stanze sono settanta, di cui sei con angolo cottura, tutte con balcone, televisore, frigo bar, telefono. I colori tenui e accoglienti. Ai piani ci sono anche cucine e sale da pranzo, ampi ambienti per soggiornare e per la preparazione autonoma dei pasti. Il Direttore è certo che la residenza sarà sfruttata al 100 per cento. Si prevedono 21mila giorni di permanenza e, per il Servizio dialisi, circa 2500 pazienti l’anno. Il primo ospite sarà un pellegrino di Taiwan che ha prenotato via Internet.

Altro segno tangibile di questa rinnovata attenzione alla persona malata, la nuova hall del Policlinico Gemelli, inaugurata congiuntamente alla Residenza perché ne rispecchia la spirito dell’accoglienza: nessuno si senta escluso. Si tratta di una piazza su tre piani, costruita per estendere lo spazio del malato al di là delle corsie dell’ospedale, concepita come un luogo d’incontro tra i malati ed i loro familiari, i loro amici, perché la loro vita possa continuare anche quando la malattia irrompe nelle loro esistenze.

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