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IL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE

LA TERRA, UN BENE COMUNE DI TUTTA L'UMANITÀ
Un documento profondamente «giubilare»
Card. Roger Etchegaray

1. Nella Bibbia, l'impegno di distribuire equamente le terre è all'origine di uno degli istituti sociali più singolari: il Giubileo. Questa sorprendente istituzione si proponeva di dare concreta realizzazione all'originario progetto di Dio sulla creazione secondo il quale la terra e le sue ricchezze dovevano essere considerate come un bene comune di tutta l'umanità. Facendo tesoro di quella preziosa eredità, riproposta con forza dal Santo Padre Giovanni Paolo II nella Sua Lettera Apostolica Tertio Millennio Adveniente (n. 13), il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ha ritenuto di dover pubblicare un documento sul tema della terra e della sua equa distribuzione per rendere più ricco ed esigente il cammino di preparazione di tutta la Chiesa al Grande Giubileo del 2000.
Il documento «Per una migliore distribuzione della terra. La sfida della riforma agraria», è, pertanto, un documento profondamente «giubilare». Esso affronta il problema della eccessiva concentrazione della terra in grandi proprietà e dell'eccessiva polverizzazione delle piccole aziende spesso ai margini del mercato. Si tratta di un problema molto attuale e pressante, presente, soprattutto, nei paesi in via di sviluppo. L'ispirazione «giubilare» offre al documento una inconfondibile intonazione etica. Sollecita, infatti, una forte presa di coscienza dei valori umani e cristiani della giustizia, della solidarietà e della promozione integrale dell'uomo. Senza questi valori, viene a mancare quella determinazione politica capace di riformare situazioni inique e drammatiche e di avviare processi di crescita e di sviluppo.

Articolazione del documento
2. Il documento si articola in tre parti:
a) nella prima parte (n. 4-21), vengono presi in considerazione alcuni problemi, tipici e peculiari, del processo di concentrazione e del processo di polverizzazione della proprietà fondiaria. Si ritiene di dover segnalare soprattutto le parti che trattano i nodi istituzionali e strutturali che impediscono l'attuarsi di una riforma agraria. Particolarmente significative le sottolineature relative alle conseguenze (n. 18 ss ... ) che una mancata riforma produce a livello sociale, economico e politico.
b) La seconda parte del documento (n. 22-41) si sofferma sul messaggio biblico (n. 22-26) e su l'insegnamento del magistero sociale (n. 27-41) riguardanti la proprietà della terra. Il documento illustra alcune esigenze, spirituali ed etico-sociali, provenienti dalla tradizione biblica del Giubileo. Nelle sezioni dedicate alla dottrina sociale viene opportunamente sottolineata la connessione tra il principio della destinazione universale dei beni e la proprietà privata. Questo elemento dottrinale risulta essere la chiave interpretativa che permette una corretta e adeguata comprensione del senso e dell'articolazione concettuale e tematica di tutto il testo. Nel leggere il documento si potrà facilmente cogliere un sorprendente grado di armonizzazione tra la dottrina sociale della Chiesa e la teoria economica. Sia l'insegnamento sociale che la teoria economica riconoscono nella proprietà privata una istituzione, quando è chiaramente definita anche nelle sue finalità e vincoli sociali, che favorisce la crescita degli investimenti e della produttività in modo efficiente e coerente con la naturale predisposizione dell'uomo a produrre.
c) La terza parte del documento (n. 42-59) focalizza quelli che sono i presupposti etici e culturali per attuare una efficace ed efficiente riforma agraria che sia rispettosa delle richieste di giustizia delle persone e dei popoli e risponda in modo adeguato alle esigenze di un solido sviluppo. Si tratta, in definitiva, di attivare, in modo coordinato, una serie articolata e complessa di fattori che vanno dalla formazione professionale al credito, dalla promozione della donna alla cooperazione, dall'attivazione di servizi e infrastrutture alla coerenza nel definire le scelte politiche a livello nazionale e internazionale.
d) All'interno di queste tre parti, il documento si sofferma su alcune questioni che ci sembra di dover segnalare, dato il rilievo che assumono attualmente presso l'opinione pubblica e i mass media.

  1. In primo luogo, la questione delle terre degli indigeni. A questo riguardo si rimanda ai numeri 11, 39, 55, 56 che, letti in maniera unitaria, offrono un quadro aggiornato di come il documento segnala le questioni e propone indicazioni per la loro soluzione;
  2. l'altro tema è quello relativo all'occupazione delle terre. In merito a tale delicata e complessa questione, il documento (n. 44) coglie l'occasione per ribadire che l'occupazione delle terre è un pressante segnale ad attuare senza indugi riforme agrarie efficaci.

La riforma agraria: un'utopia praticabile
3. Il documento ha il suo punto di forza nella proposta della riforma agraria. Perché riprende e rilancia questa tematica? Su questo punto il testo è molto puntuale nel fornire la risposta. Spesso le esperienze di riforma agraria, messe in atto da moltissimi governi e in molti paesi, sono miseramente fallite, al di là delle buoni intenzioni che le muovevano, per una specie di «peccato originale» che ne viziava e impediva il successo: quello di essere state identificate unicamente con l'espropriazione della terra e la sua successiva suddivisione. Tutto questo è certamente necessario e fondamentale... ma non basta. L'approccio suggerito dal documento richiede, invece, una politica riformistica in grado di attivare tutti i fattori, da quelli culturali a quelli sociali, da quelli economici a quelli politici. Non è sufficiente suonare solo un tasto o due della tastiera... i tasti vanno armoniosamente suonati tutti e con perizia! Tale riforma, pertanto, deve essere capace di utilizzare i mercati per offrire tecnologie, servizi ed infrastrutture adeguate, di rimuovere barriere di accesso al credito ed alla educazione per i poveri e per i più svantaggiati fra cui le donne. Una politica di riforma capace di offrire maggiori opportunità di integrazione tra l'agricoltura e gli altri settori, soprattutto in relazione al mercato del lavoro, come forma di assicurazione contro i rischi a cui è esposta la famiglia rurale; capace, inoltre, di rimuovere i vincoli istituzionali che frenano il radicamento e l'espansione naturale dell'azienda familiare sino a raggiungere dimensioni economiche stabili ed efficienti.
Nelle zone rurali, inoltre, la possibilità di accedere alla terra attraverso le opportunità offerte anche dai mercati del lavoro e del capitale si dimostra sempre più come una condizione necessaria per la riduzione della povertà. Per questa ragione la riforma agraria che si propone di correggere le inefficienze legate a forme produttive come il minifondo ed il latifondo, attraverso schemi di riforma «assistiti dal mercato», riveste ancor oggi un'importanza prioritaria. Il documento sollecita disegni riformistici tesi a ridistribuire la terra con programmi mirati di assistenza finanziaria disegnati per i poveri e per le donne che vanno accompagnati da programmi in cui i diritti di proprietà vengono definiti in modo chiaro.
La ridistribuzione della terra rappresenta anche un trasferimento di potere politico ed economico essenziale per rompere la dipendenza con il potere dei grandi proprietari, delle istituzioni che prestano il denaro e delle élite urbane e favorisce la partecipazione ai benefici derivanti dalla crescita economica. Il documento, nel mettere in rilievo in modo inequivocabile i tanti e difficili nodi istituzionali e strutturali da risolvere affinché una riforma agraria sia equa ed efficiente, non propone un'utopia irrealizzabile ma un'utopia praticabile.

Un messaggio di speranza per i poveri
4. Il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ha voluto dare voce universale alle tante voci locali di moltissime Chiese che si trovano a far quotidianamente fronte alle gravi questioni della distribuzione della terra. Queste voci che si levano dalla Chiesa chiedono coralmente e in maniera sempre più forte di costruire la società nel segno evangelico della giustizia e della pace. Anche la «sfida della riforma agraria», proposta nel documento, si pone su questa linea impegnativa ed esigente. Una sfida che sollecita la responsabilità di tutti, soprattutto di quanti, ai livelli nazionale ed internazionale, sono preposti alla cura del bene comune. In questo secondo anno di preparazione al Grande Giubileo del 2000, dedicato dal Santo Padre Giovanni Paolo II allo Spirito Santo e ad una più convinta adesione alla speranza cristiana, il documento vuole essere un messaggio di speranza, di speranza «giubilare», soprattutto per i poveri.

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