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IL GIUBILEO NEL MONDO
Intervista con il Segretario Generale del Comitato Centrale, Arcivescovo Crescenzio Sepe

UN INCONTRO DECISIVO PER LA PREPARAZIONE SPIRITUALE DEI FEDELI

Eccellenza, a distanza di due anni dal primo incontro, i rappresentanti delle Chiese locali si ritrovano, in Vaticano, per una verifica generale con il Comitato centrale in vista del Grande Giubileo dellAnno 2000. Qual è il significato di tale incontro?
«Sarà un incontro di grande importanza e, soprattutto, di grande valore. Innanzitutto si tratterà dell'ultimo appuntamento comune prima della celebrazione finale dell'Anno Santo. Basterebbe già questo dato a indicare, da solo, la straordinarietà di questo impegno che rappresenta un momento-chiave in tutto il cammino di preparazione. Un cammino che, peraltro, continua ad accorciare velocemente le distanze dal traguardo della Porta Santa.»

Sarà fatto il punto, a livello universale, della fase di preparazione in corso?
«Certo. Si è di fronte all'aspetto più evidente dell'assemblea di febbraio. Gli oltre 115 Comitati nazionali costituiti in ogni parte del mondo avranno l'occasione di mettere in comune e di confrontare non solo con il Comitato centrale ma anche tra di loro, i piani pastorali, i programmi, le iniziative riferite non solo all'anno in corso ma anche al '99, ossia all'ultimo anno prima della celebrazione dell'Anno Santo. Si tratterà quindi di un incontro di grande respiro, dal quale scaturirà tutta la ricchezza che, dall'annuncio dato dal Santo Padre, con la Tertio Millennio Adveniente, nel novembre del '94, il Grande Giubileo ha disseminato, in termini di fede e di speranza, ai quattro angoli della terra».

Quali sono, finora, i segni più evidenti della preparazione del Grande Giubileo in tutto il mondo?
«Sono davvero tanti e tutti incoraggianti, a cominciare dalla straordinaria popolarità della Tertio Millennio Adveniente che va considerata come la grande "carte di spiritualità", oltre che la bussola di orientamento - sotto ogni profilo, da quello teologico a quello operativo - di tutto il Giubileo del millennio. Non solo per chi opera a Roma, ma per tutti coloro che in ogni nazione sono incaricati di far vivere l'evento dei duemila anni di Cristo fatto uomo, l'impegno non è altro che quello di mettere in pratica, di assecondare e di seguire pagina dopo pagina, questo grande libro-guida offerto a tutti noi dal Santo Padre».

E possibile tracciare, anche soltanto sommariamente, un quadro della preparazione in atto riferita ai singoli continenti?
«Esiste innanzitutto un dato comune. Ed è su quello che vorrei soffermare la mia attenzione. La preparazione al Grande Giubileo sta suscitando nuove energie e una nuova vitalità pastorale in molte chiese locali. I duemila anni della venuta di Cristo, la centralità del Mistero dell'Incarnazione nella storia della salvezza, non possono non spingere tutta la comunità ecclesiale a ricercare le via per una nuova evangelizzazione. E questo il vero grande obiettivo indicato dal Papa per il Grande Giubileo del 2000: "riconsegnare" l'umanità e il mondo nelle mani del suo creatore, come in un rinnovato Battesimo di fede. Una rinascita, quindi, una nuova vita. Ed è proprio questa, in realtà, la condizione che tuttora si trovano a vivere, in particolare, le Chiese dell'Europa centrale ed orientale appena uscite da quelle che potremmo definire le catacombe del XX secolo costruite da regimi che, a lungo, hanno oppresso la dignità dell'uomo e, con essa, il naturale e insopprimibile diritto di manifestare la propria fede.
La speranza che si vede nascere in questi popoli assume perciò il volto concreto di Chiese che ritornano ad essere comunità vive, centri vitali della spiritualità dei popoli. I segni di speranza sono molteplici. Ma il più importante è dato certamente dalla nuova fioritura di vocazioni, dai sacerdoti del terzo millennio che, in questi anni difficili, sono ritornati a riempire i seminari. Oltre l'Europa, la preparazione al Giubileo fa scorgere ancora più nitidamente i caratteri del Continente della speranza, l'America latina che ha appena celebrato il Sinodo continentale insieme con le altre Chiese del nuovo mondo, in una fraterna e solidale condivisione di obiettivi e di orizzonti con al centro luomo.
Continente del futuro per la freschezza e la vitalità della sua fede, va confermandosi l'Africa, dove pure sussistono situazioni di gravi ingiustizie e squilibri che chiamano in causa il dovere della solidarietà e di una più equa distribuzione delle risorse da parte di tutta la famiglia umana. In questo breve giro dorizzonte non è possibile non pensare che l'Asia, dove vive in maggioranza la popolazione mondiale, è anche il continente dove i cristiani sono meno numerosi. Proprio per questo i segni di vitalità delle chiese già "impiantate" - come ad esempio quella filippina - vanno considerati come moltiplicatori di speranza e stazioni missionarie all'interno del proprio territorio. Importanti segni di vitalità vengono anche dalle Chiese dell'Oceania».

In questo summit a larghi orizzonti, può indicare, tuttavia, quali saranno i temi centrali?
«Più che di temi, parlerei - in primo luogo- di obiettivi centrali da condividere. Il primo, ovviamente, è quello di far vivere il Giubileo, in ogni parte del mondo, nella sua dimensione più vera e autentica. Si tratta di un impegno comune, poichè il Giubileo può prevedere diversi aspetti ma dovunque avrà, però, lo stesso carattere, ossia quello di un evento spirituale, di una memoria viva e ravvivata della venuta di Cristo sulla terra. D'altra parte una delle grandi novità indicate dal Santo Padre per il Giubileo del millennio riguarda i tre poli della celebrazione: Roma, la Terra Santa e le Diocesi nel mondo. Il Giubileo, in sostanza, deve essere preparato, celebrato e vissuto in ogni parte della terra. Deve essere un evento totale, un corale e possente grazie che tutta l'umanità è chiamata a rivolgere al Creatore. In questo senso, mettere in comune le esperienze delle diverse fasi, coordinare i piani di lavoro, fino a prendere in considerazione ogni aspetto di questa grande mobilitazione di uomini e di coscienze, rappresenta un passo necessario per armonizzare il cammino comune.

Può indicare qualche tema di maggior rilievo, in questo senso?
«Indubbiamente il primo tema che viene in mente, sotto questo aspetto, è l'accoglienza, ossia la necessità di essere all'altezza di un invito così prestigioso e unico nelle sue premesse. Dobbiamo saper accogliere pellegrini e persone che verranno nel nome di un festeggiato che è il Tutto e al quale tutto si deve. L'accoglienza allora diventa essa stessa un elemento della spiritualità del Giubileo. La nostra porta aperta in funzione della Porta Santa; il nostro benvenuto nel segno della fede. E dovremo procurare di rivolgere questo benvenuto in primo luogo ai più poveri e a coloro che, senza il nostro aiuto concreto, mai potrebbero sperimentare il dono dell'accoglienza.
A partire da questo, nel corso dell'incontro presenteremo anche piani e progetti concreti, metteremo a punto strategie operative, confrontandole con le situazioni che verranno presentate. Contiamo, insomma, di fare un importante passo avanti anche sul piano organizzativo. Altro tema importante, strettamente collegato in molti suoi aspetti allaccoglienza è quello della comunicazione. Dovremo essere in grado di far sentire a casa propria, in ogni momento, i pellegrini che verranno a Roma per il Giubileo. Le tecnologie moderne consentono di raggiungere le persone in tutti i luoghi in cui vengono a trovarsi, anche nellambito della stessa città. Attraverso il collegamento in rete con tutti i Comitati nazionali saremo in grado, inoltre, di prolungare giorno per giorno questo incontro che, a livello assembleare, terremo in Vaticano dal 10 al 12 febbraio».

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