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IL GIUBILEO NEL MONDO
America

LA CHIESA SEGNO DI SPERANZA PER IL NUOVO MILLENNIO
Card. Juan Sandoval Iñiguez
Arcivescovo di Gadalajara, Presidente della Commissione Episcopale del Grande Giubileo dell 'Anno 2000

Porre Cristo al centro della nostra vita e della nostra azione pastorale è senza dubbio la grande sfida e la grande opportunità che la Provvidenza offre a noi fedeli e ai pastori dell'America Latina, battezzata come il Continente della Speranza. Gesù è il Signore e noi siamo la sua Chiesa. Egli conta su di noi per annunciare la Buona Novella agli uomini e alle donne del nostro tempo. «L'evangelizzazione è la missione essenziale della Chiesa...Essa esiste per evangelizzare» (EN, 14).

Su queste attese e su queste speranze desidero svolgere alcune riflessioni sul privilegiato momento che stanno vivendo le comunità cristiane del nostro Continente, e in particolare la nostra Chiesa latino-americana. L'Assemblea Speciale per l'America del Sinodo dei Vescovi, svoltasi a Roma dal 16 novembre al 12 dicembre scorso - ben integrata nell'ambito dello splendido itinerario di preparazione al Grande Giubileo dell'Anno 2000 (TMA, 38) - offre a noi tutti, promotori della nuova evangelizzazione, un decisivo segno di riferimento, per assumerci l'impegno alle più elevate realizzazioni, in base alla nostra eredità umana e spirituale. Il documento post-sinodale, che al momento opportuno il Santo Padre ci donerà e che speriamo di ricevere ai piedi della Vergine di Guadalupe sarà il segno più luminoso del nostro cammino pastorale negli anni a venire.

I. Il Sinodo, un grande dono di Dio
In più di cinque secoli di storia, questa è la prima volta che i Vescovi del continente americano si riuniscono insieme al Santo Padre per riflettere sulla realtà ecclesiale e umana di quest'area geografica, piena di luci e di ombre, per trovare la soluzione alle gravi sfide che abbiamo di fronte. Al di là delle peculiarità sociali, economiche, culturali, politiche e perfino religiose, il Sinodo ha sottolineato i grandi problemi comuni, convinto che questi saranno superati solo grazie alla collaborazione e all'aiuto fraterno tra le Chiese particolari dell'emisfero e mediante il rinvigorimento del nostro essere cristiani.

Il Sinodo è stato un gran regalo di Dio per la Chiesa pellegrina nel continente americano. Ha rappresentato una splendida opportunità per riconoscere, valorizzare, ringraziare per i grandi benefici - i Magnalia Dei - che il Signore ha concesso al suo popolo in queste terre del Nuovo Mondo, arricchite dai frutti maturi dei suoi santi e irrigate dal sangue degli innumerevoli martiri di ieri e di oggi (TMA, 37). Al di là delle differenze locali, sono emerse ancora una volta le caratteristiche di una identità e di un destino comune, che si vedono riflessi in una comune radice cristiana e cattolica, nella realtà di una Chiesa giovane e piena di potenzialità e nella ricchezza della sua pluralità culturale.

Già solamente questi fattori, ci aiuteranno, con uno sguardo ottimista verso il futuro, a fare nostro il programma specifico tracciato per la Chiesa intera dal Santo Padre Giovanni Paolo II (TMA, 29). Questo programma del Papa è stato accolto in generale con grande entusiasmo e già sta dando i suoi frutti di vita nuova, nei più diversi ambiti della nostra realtà sociale ed ecclesiale. Crediamo che gli obiettivi assegnati dal Santo Padre all'assemblea sinodale siano stati raggiunti abbondantemente grazie all'azione dello Spirito Santo che ha sempre guidato i nostri passi e grazie anche al fraterno clima di preghiera e di lavoro tra tutti i partecipanti. Il tema generale è ben conosciuto: «Incontro con Gesù Cristo vivo, cammino per la conversione, la comunione e la solidarietà in America». Attorno ad esso si è cercato di inglobare tutte le problematiche del continente, relativamente all'evangelizzazione e soprattutto la ricerca di soluzioni autentiche proposte dalla fede in Gesù Cristo, unico salvatore. L'enorme ricchezza di questa meravigliosa esperienza ecclesiale può vedersi riflessa in tre grandi aree: nella persona di Gesù Cristo, nella realtà della sua Chiesa e nella vocazione missionaria della Chiesa nel mondo.

II. Sulla via del Concilio
In sintonia con la Chiesa universale, la figura di Gesù Cristo, «lo stesso ieri, oggi e sempre»(Hb. 13,8), è stata al centro del dibattito sinodale. È evidente che l'originalità della nuova evangelizzazione non consiste nel cambiare i contenuti del messaggio ma nel rinnovare l'atteggiamento degli evangelizzatori provocando, con la testimonianza di una vita di santità, una risposta generosa di tutti i destinatari. I nostri sforzi apostolici saranno indirizzati verso la nuova evangelizzazione, la promozione umana, l'inculturazione del Vangelo, secondo le sagge direttive del Documento di Santo Domingo. Obiettivi che potremo raggiungere solo nella ricerca di un incontro con la persona di Cristo vivo, e grazie ad una profonda e sincera conversione a Lui.

Il Concilio Ecumenico Vaticano II è stato un evento di grazia per tutta la Chiesa. Resta il nostro principale punto di riferimento sulla via di una evangelizzazione integrale, rinnovata e inculturata, proposta dalle tre ultime Conferenze Generali dell'Episcopato latinoamericano, celebrate a Medellín (1968), Puebla (1979) e Santo Domingo (1992), che hanno avuto come obiettivo proprio la traduzione in pratica del Concilio. Dobbiamo riconoscere tuttavia che abbiamo ancora del cammino da percorrere per attuare nella nostra vita personale e comunitaria i più profondi orientamenti del Concilio, e ciò ci impegna ad un permanente esame di coscienza (TMA, 36).

III. Al servizio della speranza
Fortunatamente, vi sono realtà e situazioni favorevoli allo sviluppo dell'impegno evangelico della Chiesa, il che ci consente di guardare con speranza al futuro. A mo' di esempio possiamo segnalare la sete di Dio che è una delle caratteristiche prevalenti della cultura contemporanea; la promozione di alcuni valori collegati alla dignità della persona; l'aspettativa di una democrazia più partecipativa; una maggiore coscienza missionaria dei laici ed un maggiore approfondimento della dottrina sociale della Chiesa. Si tratta in tutti questi casi di elementi validi che possono contribuire alla diffusione della Buona Novella.

Nelle nostre comunità è molto apprezzata la famiglia, Chiesa domestica e santuario della vita, custode dei valori morali di base e dei fondamenti del cristianesimo, fra i quali l'ospitalità e il mutuo aiuto. La preparazione alla vita matrimoniale e l'accompagnamento delle nostre famiglie nella loro maturazione umana e cristiana, devono essere aspetti prioritari della nostra pastorale ordinaria. Lo stesso vale per la parrocchia, concepita come comunità di comunità e come comunità missionaria, che è un elemento insostituibile del progetto pastorale; e per i movimenti apostolici dei laici, capaci di formare cristiani impegnati nella trasformazione delle realtà temporali, specialmente nei settori dell'educazione, della politica, dell'economia, e nel retto uso dei mezzi di comunicazione sociale.

Dobbiamo incentivare anche il profondo sentimento religioso delle nostre popolazioni, la grande fiducia nella provvidenza di Dio e nell'intercessione della Vergine Maria e dei Santi. La religiosità popolare deve essere accresciuta, accompagnata e purificata, perché si integri in uno spirito di orazione che porti ad una valorizzazione della vita liturgica e ad una sua proiezione nella vita quotidiana della dimensione sociale del Vangelo.

In America Latina la gioventù costituisce la grande speranza e al tempo stesso la grande sfida dell'evangelizzazione alle soglie del terzo millennio. La crescita delle vocazioni sacerdotali e religiose, così come la varietà dei ministeri e dei carismi nell'ambito dell'apostolato dei laici, sono segni di fondata speranza. Ringraziamo tutti gli evangelizzatori che hanno donato e continuano a donare la loro vita nella sequela di Cristo e nel servizio ai fratelli. La ricerca della comunione deve aprire le nostre Chiese alla missione ad gentes, cercando di restituire a tante Chiese sorelle ciò che da secoli abbiamo da loro ricevuto.

Tuttavia sono molte e gravi le sfide, nella Chiesa e nel mondo, che ostacolano o ritardano il compimento delle promesse di Dio al suo popolo. Tra queste, non si possono tacere il secolarismo, l'edonismo, il consumismo, il relativismo morale e l'ignoranza religiosa. Sul nostro cammino troviamo il peccato in tutte le sue forme: ingiustizia, emarginazione, corruzione e violenza, narcotraffico, riarmo e degrado ecologico: in buona parte esaltati da un uso indebito dei mezzi di comunicazione sociale.

La Chiesa in America Latina intende confermare la scelta preferenziale per i più poveri e i deboli, e vuole tenere per mano gli emarginati: gli indigeni, gli afroamericani, gli immigrati, i contadini, gli analfabeti, i malati terminali, gli anziani, i ragazzi di strada, i disoccupati, le donne che da sole portano la responsabilità di una famiglia in situazione precaria, quanti sono coinvolti nella droga e nell'alcol, le vittime di deviazioni e di abusi sessuali. La famiglia è oggi circondata da minacce quali la disintegrazione, le unioni libere, il divorzio, l'aborto, la pianificazione delle nascite con metodi artificiali, le politiche demografiche restrittive.

È urgente promuovere la riconciliazione e la fraternità per unirci ad altri protagonisti della vita sociale, portando con noi il meglio delle nostre convinzioni a favore della pace e del perdono. Urge promuovere un autentico ecumenismo, per non cadere nella confusione diffusa dalle sette e dai nuovi gruppi religiosi fondamentalisti ed esoterici. Nonostante tutti questi segni negativi, è grande la nostra speranza in Gesù Cristo, che con la sua morte e resurrezione vince le forze del male e distrugge il peccato e la morte. Ci anima la speranza nella salvezza eterna, che ci stimola ad anticipare il Regno in questo mondo adoperandoci per la costruzione di una America Latina più unita nella fede e più attiva nella carità. Il futuro dell'umanità sta certamente nella mani di quanti sapranno dare alle generazioni future ragioni per credere e per vivere, ma soprattutto ragioni per sperare (Cf. 1Pe 3, 15).

La speranza come atteggiamento fondamentale non si basa in primo luogo sulle forze umane o su piani e propositi terreni, ma sulla potenza di Gesù Cristo morto e risorto. La presenza della Vergine Maria, nelle sue numerose cappelle e nei suoi santuari, ma soprattutto viva nel cuore del popolo fedele, dal Rio Bravo fino alla Terra del Fuoco, è un segnale di predilezione e un motivo di incoraggiamento nel compito che ci attende.

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