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L'ANNO DELLO SPIRITO SANTO
I segni della speranza: la pace

LA GIUSTIZIA SI FONDA SUL RISPETTO DEI DIRITTI UMANI
+ Jean-Louis Tauran
Segretario per i Rapporti con gli Stati

Il tema che emerge chiaro dal Messaggio di Giovanni Paolo II per la Giornata Mondiale della pace del 1998 è quella di dare un fine ultimo alla giustizia e, nel contempo, di ricercarne i fondamenti. L’attenzione si rivolge al rispetto dei diritti umani, della persona e dei popoli, fondati sul principio che «ogni essere umano è persona, cioè una natura dotata di intelligenza e volontà libera…quindi soggetta di diritti e di doveri». (Pacem in Terris, 1). Il riconoscimento della giustizia e la sua realizzazione nella società riposa su questi elementi e non su una sterile rivendicazione di diritti e libertà.

Nel secondo paragrafo del Messaggio un posto di rilievo è assegnato alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo che, cinquanta anni fa, ha proposto la tutela degli «stessi diritti a tutte le persone e a tutti i popoli». La Chiesa, come il Papa lascia intuire, ha sempre apprezzato tale strumento giuridico perché lo ha considerato un mezzo privilegiato per «un cammino certo verso la pace» (Paolo VI). L’attuale Pontefice lo ha definito «una delle espressioni più alte della coscienza umana del nostro tempo», in occasione della sua ultima visita alle Nazioni Unite, il 5 ottobre 1995. Giovanni Paolo II riconosce che «la filosofia» della Dichiarazione ha contribuito a diffondere uno spirito che pone la libertà, la giustizia e la pace come priorità dell’agire umano e dell’elaborazione delle scelte di chi governa.

Quindi, è ancor più penoso constatare che i diritti umani, così bene enunciati, continuano ad essere ignorati e calpestati. Lo stesso Santo Padre nel suo primo discorso all’ONU, il 2 dicembre 1978, aveva affermato come purtroppo «si è costretti ad osservare una divergenza apparentemente crescente tra le dichiarazioni significative delle Nazioni Unite e l’aumento, talvolta massiccio, delle violazioni dei diritti umani». Per promuovere la pace e per ripristinarla, c’è bisogno di ristabilire la giustizia: la giustizia della verità, la giustizia dell’uguaglianza sociale, la giustizia della solidarietà fraterna. Questi valori morali, trovano la loro forza nel derivare «dalla nozione di dignità umana che è il fondamento stesso di ogni diritto».

Nel 1993, a Vienna, la comunità internazionale ha proclamato con forza che i diritti fondamentali della persona umana sono indivisibili e universali perché non sono concessi da nessuno: essi scaturiscono dall’unità della natura umana e dell’uguaglianza delle persone, i cui diritti e le cui libertà, radicati nella dignità umana, precedono il diritto positivo che li esprime. Pertanto diritti e libertà della persona sono iscritti nella natura umana, e non sono espressione di una cultura, anche se di essa hanno bisogno per integrarsi storicamente nella vita di una società.

Per la Chiesa, quindi, i diritti e le libertà della persona, una ed indivisibile, hanno un riconoscimento anteriore alla società ed allo stato. Essi sono indivisibili perché non sono legati ai diversi momenti o alle diverse condizioni dell’esistenza umana (fanciullo, anziano, malato…), né ai differenti ruoli sociali della persona (lavoratore, studente, genitore…). Perciò l’insistenza del Santo Padre affinchè siano «riaffermati vigorosamente» i tratti distintivi dei diritti fondamentali: ogni diritto deve riferirsi alla persona umana e la sua dignità non è circoscritta né da un ambito geografico e né da un’esperienza culturale. La giustizia, però, non è perfetta senza l’amore e Giovanni Paolo II aggiunge che «è importante considerare anche la promozione dei diritti umani: questa è frutto dell’amore per la persona come tale, giacchè "l’amore va oltre quanto è in grado di assicurare la semplice giustizia».

Per i cristiani la «metanoia» dell’umanità avviene solo vivendo il comandamento di Cristo: «Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati» (Gv. 13,34) e l’incarnazione di Gesù rende più forte l’appello a questa fraternità comune. È compito della Chiesa e di ogni cristiano coltivare questa «giustizia, virtù dinamica e viva» (Messaggio, n.1) perché il mondo possa credere nell’uomo e continuare a sperare!

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