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IL GIUBILEO NEL MONDO
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Forte impulso alla pastorale per una nuova evangelizzazione

Le basi per un «nuovo stile della Chiesa» che è in Spagna sono state fissate al 2° Congresso della Pastorale per l’evangelizzazione - «Gesù Cristo, la Lieta Novella» - convocato dal Comitato per il Giubileo della Conferenza episcopale spagnola. Dall’11 al 14 settembre scorso a Madrid circa 2000 delegati, tra cui 60 vescovi, 700 sacerdoti, religiosi, numerosi teologi di fama internazionale si sono riuniti in dieci gruppi di lavoro, al ritmo ispiratore di sette relazioni su temi cristologici, in un’atmosfera densa di preghiera e spirito di conversione. I caratteri del «nuovo stile» verso il quale si sta muovendo la Chiesa spagnola sono stati delineati dal Presidente della Commissione episcopale per la Pastorale e del Comitato per il Giubileo, Mons. Gabino Díaz Merchán. L’arcivescovo ha significativamente pronunciato il suo discorso al termine della celebrazione penitenziale comunitaria, che ha visto tutti i 1300 congressisti ricevere il sacramento della penitenza: era la prima volta che in un congresso di questo tipo si svolgeva una celebrazione penitenziale. Il momento della confessione infatti, ha ricordati mons. Merchán, è il punto di partenza irrinunciabile «per dare a tutti gli uomini e le donne delle nostre Chiese diocesane un nuovo impulso verso la pastorale della nuova evangelizzazione». Così il nuovo stile da raggiungere è quello di una Chiesa missionaria «più fraterna, povera e amica dei poveri. Una Chiesa che non si appoggia troppo sui poteri di questo mondo, una Chiesa samaritana e di esempio». Su questo punto in particolare il presidente della Conferenza episcopale l’arcivescovo Elías Yanes ha incentrato il suo discorso di apertura del Congresso, affermando che «la Chiesa è, per sua natura, missionaria». Per questo la nuova evangelizzazione alla quale ci esorta il Papa «comprende, oltre alla fede e alla conversione, il messaggio morale, che è la dottrina della Chiesa». Approfondendo ancora il tema del rinnovamento della Chiesa anche nella sua azione pastorale l’arcivescovo di Pamplona, mons. Fernando Sebastián ha pronunciato un discorso di apertura molto deciso, sottolineando che la Chiesa spagnola «per la prima volta da molti anni vive in piena libertà (...) senza appoggi privilegiati, ma anche senza speciali pressioni o restrizioni, senza quelle false protezioni che le potrebbero impedire di sentire vicino a sé il dolore di un mondo che soffre nelle tenebre dell’incredulità e dell’incertezza». Queste nuove condizioni sono, per l’arcivescovo di Pamplona, quelle di cui c’era bisogno «per sviluppare davvero una pastorale decisa e radicalmente evangelizzatrice, verso il suo interno come verso l’esterno». Sempre in occasione dell’apertura dei lavori, il nunzio apostolico in Spagna, mons. Lajos Kada, ha letto il messaggio inviato dal Santo Padre, un invito forte a «mantenere vive la sicurezza e la speranza» per raggiungere l’obiettivo fondamentale indicato nella Tertio Millennio Adveniente: «Rafforzare la fede e la testimonianza dei cristiani» (n. 42). In particolare, afferma il Papa, se «la Chiesa in Spagna, dalle sue origini, è stata sempre animata da un grande spirito evangelizzatore,(...) negli ultimi decenni di questo secolo ha sperimentato anche i cambiamenti accelerati che vive la società» e adesso «si deve far fronte al fenomeno del relativismo imperante (...) che relega da un lato i valori religiosi, come fossero pezzi da museo» (TMA 45). E soprattutto, indica ancora, bisogna agire con decisione su temi quali la morale familiare e sociale, e la scarsità di vocazioni in alcune diocesi. Speciale attenzione poi, deve essere rivolta ai giovani, per aiutarli nel loro cammino di formazione e di crescita spirituale, la risposta più potente contro la cultura della morte. Alla lettera del Papa ha risposto, a nome di tutti i congressisti, il presidente della Conferenza episcopale, mons. Yanes, che in tal modo ha posto fine all’incontro, richiamandosi alle relazioni presentate e alle risultanze dei lavori.

Nella prima delle sette relazioni pronunciate durante il Congresso, intitolata «La Buona Novella: Gesù Cristo» il teologo Eloy Bueno ha descritto in modo chiaro e puntuale le difficoltà che l’ambiente socio-culturale spagnolo oppone al processo della nuova evangelizzazione. Ai fenomeni di secolarizzazione diffusa segnalati dal Santo Padre si aggiunge, ad esempio, un’atteggiamento particolarmente ostile e preconcetto da parte degli ambienti intellettuali del Paese, o il palese disinteresse dei più diffusi mezzi di comunicazione, primo tra tutti la TV, ma non mancano riferimenti a quegli ostacoli che provengono dalla stessa Chiesa di Spagna. Questa fondamentalmente, secondo il prof. Bueno, sembra più impegnata a indicare la via che a dare un esempio concreto di santità, e di conseguenza il dialogo con la società civile e con gli stessi fedeli si fa più difficile. Anche il vicario di San Sebastián, José A. Pagola, nella sua relazione «Gesù Cristo, Redentore del mondo», ha segnalato che l’Annuncio di Dio e della salvezza cristiana «non sembrano suscitare oggi un grande interesse», nonostante la gente continui più che mai a «reclamare qualcosa che non è scienza, tecnica, sviluppo o benessere economico». E allora sarà necessario rinnovare gli evangelizzatori, per dare impulso alla nuova evangelizzazione.

Un’altra relazione singolare, «Gesù Cristo, rivelatore della verità dell’uomo», è stata quella del prof. Avelino de Luis, che ha esposto dieci tesi antropologiche per la nuova evangelizzazione: «L’uomo è il "tu" di Dio», «L’uomo è figlio di Dio», «L’uomo è pienamente umano solo con Dio», «L’uomo è creatura», «L’uomo è persona», «L’uomo all’ascolto della parola», «L’uomo è Spirito incarnato miracoloso», «L’uomo è essere storico», «L’uomo è essere libero» e «L’uomo è essere con gli altri».

La direttrice generale della Istituzione Teresiana, Aránzazu Aguado, invece, nella relazione «Gesù Cristo, Rivelazione di Dio al nostro mondo», ha analizzato prima la dialettica tra la contamplazione e la memoria, e poi il mistero del Dio-Amore rivelato da Cristo al mondo. Di seguito è intervenuto mons. Angelo Scola, rettore della Pontificia università lateranense di Roma, con la relazione «Gesù Cristo, fonte e modello di vita cristiana». La sua analisi, incentrata sulla crisi di valori del nostro tempo e su una proposta universale di morale cristiana, si è richiamata alle fonti della morale, recuperandone il valore originario per segnalare l’etica integrale che impone la contemporaneità di Cristo e le implicazioni della scelta cristiana. Infine il vescovo ausiliare di Madrid, Eugenio Romero Pose, ha dedicato il suo intervento al tema «Gesù Cristo resuscitato ci comunica il dono dello Spirito di Dio». Collegandosi quindi agli argomenti che saranno al centro del 2° anno di preparazione al Giubileo, mons. Pose ha parlato dello Spirito Santo, paragonandolo ad una luce che non si può vedere o conoscere direttamente, ma senza la quale nulla può essere visto o conosciuto. Lo Spirito come trait-d’union tra il Verbo e la Creazione, che indica all’uomo «una meta e un destino che hanno un unico nome: Gesù Cristo». I dieci gruppi di lavoro, ai quali hanno partecipato circa 600 congressisti erano chiamati a stilare progetti di azioni concrete. I punti attorno ai quali si è svolta la discussione sono stati:

  1. I mezzi di comunicazione sociale, ai quali, si è deciso sarà riservata un’attenzione maggiore per far sentire di più e meglio la voce della Chiesa anche attraverso le più moderne tecnologie.
  2. I giovani, che devono essere raggiunti nei luoghi dove si trovano, lontano dalle chiese, e stimolati al dialogo evangelizzatore, attraverso l’esempio etico.
  3. I laici impegnati, ai quali deve essere riservato più spazio all’interno della Chiesa e nella vita pubblica.
  4. Il dialogo fede-cultura, per scoprire nella cultura «i semi del Verbo», consci del fatto che anche la Chiesa crea cultura evangelizzando.
  5. La Pastorale parrocchiale, con l’invito a trovare nuove forme di fare parrocchia per offrire il Vangelo alla gente.
  6. La catechesi missionaria, per diffondere il messaggio cristiano attraverso differenti letture, adatte alle diverse fasce di età cui appartengono i destinatari dell’Annuncio.
  7. La liturgia e la religiosità popolare, come «importante campo per l’evangelizzazione» che deve essere però preceduta da una pastorale missionaria e catechetica.
  8. I nuovi ministeri, servizi ed agenti di pastorale, con l’impegno a coinvolgere sempre più attivamente i laici nella vita della Chiesa, anche come ministri, attribuendo loro posti di responsabilità all’interno delle diocesi.
  9. La mobilità e l’attenzione pastorale, per realizzare uno studio sugli spostamenti della gente nei fine settimana e creare nelle località turistiche di destinazione delle nuove comunità per la partecipazione alla messa.
  10. I pellegrinaggi, dei quali è stato sottolineato il valore, come strumento di evangelizzazione e simbolo del cammino di crescita spirituale dei cristiani. Sono state anche disposte delle azioni per l’assistenza spirituale nei luoghi di pellegrinaggio e per la loro preparazione.

Al termine dei lavori, nella sessione di chiusura del Congresso, la lettura del messaggio finale, in cui la Chiesa che è in Spagna chiede «perdono per le volte che non abbiamo saputo annunciare e testimoniare col nostro stile di vita che Gesù era la Buona Novella per tutti» rinnovando «l’opzione per i più poveri, per il sincero dialogo con la cultura del nostro tempo, l’annuncio preferenziale di Cristo ai giovani, l’accompagnamento pastorale delle famiglie, l’offerta dei progetti concreti di vita cristiana, la proposta vocazionale, la maturazione personale e comunitaria della fede, l’impegno per la pace, la giustizia sociale, la libertà e l’uguaglianza tra gli uomini e tra i popoli, il rispetto e la cura della creazione...».

Due eventi poi, nonostante fossero molto diversi tra loro e posti al margine dell’agenda dei lavori, hanno dato un’impronta del tutto speciale al Congresso. Il venerdì 12 nell’auditorium nazionale, un concerto di musica sacra contemporanea è stato simbolo tangibile ed apprezzato del dialogo tra fede e cultura. Il sabato nel giorno dei suoi funerali, è stata officiata in onore di Madre Teresa di Calcutta una celebrazione della Parola, dominata da un’atmosfera di intensa emozione, e alla quale hanno partecipato tre missionarie della Carità, che hanno letto alcuni scritti della piccola suora albanese, grande esempio visibile e sempre presente di missione e di vita cristiana.

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