A Loreto la giornata mondiale del malato - Angelo Comastri
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A LORETO LA GIORNATA MONDIALE DEL MALATO
+Angelo Comastri
Arcivescovo di Loreto, Presidente del Comitato Nazionale Italiano per il Giubileo del 2000

«Lo Spirito Santo ci fa casa di salute e di speranza»: è il tema attorno il quale si è mossa la VI Giornata Mondiale del Malato; è il filo conduttore di tutte le iniziative sbocciate a Loreto, e nel mondo, in occasione della Giornata Mondiale del Malato. Vale la pena cogliere il senso di questa celebrazione all'interno del cammino di preparazione al Grande Giubileo del 2000, che è il Giubileo che ricorda che «il tempo si è compiuto per il fatto stesso che Dio, con l'Incarnazione, si è calato dentro la storia dell'uomo» (TMA, 9) e, pertanto, ha messo la Sua Casa tra gli uomini. Il Papa, con parole vibranti, commenta: «L'eternità è entrata nel tempo: quale compimento più grande di questo? Quale altro compimento sarebbe possibile?» (TMA, 1). La decisione divina di «far casa con gli uomini» è l'unica sorgente di speranza che attraversa la storia. Per questo la Chiesa non si stanca di ripetere: «Il Verbo si è fatto carne e ha messo la sua dimora in mezzo a noi» (Gv 1, 14). Nel Giubileo del 2000 risuonerà questo annuncio, che, nel tempo di preparazione, stiamo rivisitando per ritrovare memoria, riconoscenza, apertura docile del cuore. Infatti «il Giubileo dell'Anno 2000 vuol essere una grande preghiera di lode e di ringraziamento soprattutto per il dono dell'Incarnazione del Figlio di Dio e della Redenzione da Lui operata» (TMA, 32).

La giornata mondiale a Loreto
Ha scritto il Santo Padre nel Messaggio per la Giornata Mondiale: «La scelta di Loreto bene si armonizza con la lunga tradizione di attenzione amorosa della Chiesa verso quanti soffrono nel corpo e nello spirito. Essa non mancherà di ravvivare la preghiera che i fedeli, fidando nell'intercessione di Maria, innalzano al Signore per gli ammalati. L'importante appuntamento offre, inoltre, alla Comunità ecclesiale l'opportunità di sostare in devoto raccoglimento davanti alla Santa Casa, icona di un evento e di un mistero fondamentale come l'Incarnazione del Verbo, per accogliere la luce e la forza dello Spirito che trasforma il cuore dell'uomo in una dimora di speranza».
Come sono luminose queste parole! La Giornata Mondiale ci ha condotto quest'anno nella Casa di Maria: è la Casa nella quale si è compiuto il più grande avvenimento della storia umana; è la Casa nella quale si respira il mistero della presenza dello Spirito Santo; è la Casa nella quale la paura si scioglie in speranza; è la Casa nella quale si è quasi contagiati dalla fede di Maria.

Scrive ancora il Santo Padre Giovanni Paolo II: «"E il Verbo si è fatto carne" (Gv 1, 14). Nel Santuario di Loreto, più che altrove, è possibile avvertire il senso profondo di queste parole dell'evangelista Giovanni. Tra le Mura della Santa Casa con forza particolare Gesù Cristo, "il Dio con noi", ci parla dell'amore del Padre (cf Gv 3,16), che nell'Incarnazione redentiva ha trovato la sua più alta manifestazione. Dio alla ricerca dell'uomo è diventato uomo Egli stesso, gettando un ponte tra la trascendenza divina e la condizione umana. "Pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso... facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce"(Fl 2, 6-8). Cristo non è venuto per togliere le nostre pene, ma per condividerle e, assumendole, conferire ad esse valore e sacrificio»(Messaggio, 2).

I frutti della giornata
La Giornata Mondiale ha richiamato alla memoria della fede una meravigliosa verità, capace di gettare luce nel buio di ogni dolore: il dolore è salvifico! Cristo, infatti, assumendo il nostro dolore e riempiendolo di Spirito d'Amore, ha dato ad ogni dolore umano la possibilità di diventare redentivo: uniti a Cristo Crocifisso, tutti i crocifissi della terra possono contribuire a dilatare gli orizzonti misteriosi del Regno di Dio, costruendo la Casa della Speranza. I sofferenti hanno bisogno di riascoltare questa «buona notizia». E noi dobbiamo amare i sofferenti, dobbiamo credere nel mistero della loro sofferenza, dobbiamo visitarli e circondarli di affettuosa premura, perché essi sono dei veri collaboratori di salvezza: sono apostoli attraverso la sofferenza! Come cambierebbe il nostro apostolato, come riacquisterebbe fiducia e entusiasmo se visitassimo più spesso gli ammalati e ci mettessimo in ascolto della loro voce sapiente e ci appoggiassimo alla forza del loro dolore consegnato alla potenza dello Spirito di Cristo!

Conclude il Santo Padre: «Contemplando le mura della Santa Casa, pare di sentire risuonare ancora le parole con le quali la Madre del Signore ha dato il Suo assenso e la Sua cooperazione al Progetto sacrificio di Dio: ecce, l'abbandono generoso; fiat, la sottomissione confidente . Divenuta pura capacità di Dio, Maria ha fatto della propria vita una costante cooperazione all'opera salvifica compiuta dal suo Figlio Gesù. In questo secondo anno di preparazione al Giubileo, Maria deve essere contemplata e imitata 'soprattutto come la donna docile alla voce dello Spirito, donna del silenzio e dell'ascolto, donna di speranza, che seppe accogliere come Abramo la volontà di Dio sperando contro ogni speranza (Rm 4,18) (TMA, 48)» (Messaggio, 4). La Giornata Mondiale ci ha restituito questo sguardo di fede: ora dobbiamo farlo crescere fino a farlo diventare criterio di ispirazione di tutta la nostra pastorale accanto ai sofferenti, per i sofferenti, insieme ai sofferenti.

Oltre la giornata
G. Bernanos, nell'opera I grandi cimiteri sotto la luna (1938), mette sulla bocca di un ateo questo graffiante rimprovero nei confronti dei credenti. «Voi non vi interessate degli scettici, ma gli scettici si interessano molto di voi. Quando uscite dal confessionale, voi siete in stato di grazia. Eppure esso quasi non appare. Ci domandiamo che cosa ne facciate della grazia di Dio. Non dovrebbe risplendervi sul volto? Dove mai nascondete la vostra gioia?». La giornata Mondiale del Malato è stata un'occasione propizia per annunziare la «buona notizia» che il dolore è stato redento da Cristo e, pertanto, esso può diventare una casa di speranza.

Ha scritto il Papa: «In occasione di questa Giornata Mondiale del Malato desidero esortare la Comunità Ecclesiale a rinnovare l'impegno volto a trasformare l'umana società in una "casa di speranza", in collaborazione con tutti i credenti e gli uomini di buona volontà» (Messaggio 1998, 5). Come è possibile tutto questo? Come possiamo far nostra l'esperienza dell'apostolo Paolo che, senza esitazione, esclama: «Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Forse le tribolazioni, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?» (Rom 8, 35)? Il Santo Padre ci risponde con una indicazione, che rimanda al cuore stesso del Vangelo. Egli scrive: «Le diocesi, le parrocchie e tutte le Comunità ecclesiali si impegnino a presentare i temi della salute e della malattia alla luce del Vangelo; incoraggino la promozione e la difesa della vita e della dignità della persona umana, dal concepimento fino al suo termine naturale; rendano concreta e visibile l'opzione preferenziale per i poveri e gli emigranti; tra questi, circondino di amorevole attenzione le vittime delle nuove malattie sociali, i disabili, i malati cronici, i morenti e quanti dai disordini politici e sociali sono costretti a lasciare la loro terra e a vivere in condizioni precarie o addirittura disumane. Comunità che sanno vivere l'autentica diaconia evangelica, vedendo nel povero e nel malato "il loro Signore e Padrone", costituiscono un annuncio coraggioso dalla risurrezione e contribuiscono a rinnovare efficacemente la speranza nell'evento definitivo del Regno di Dio» (Messaggio 1998, 6).

In quest'ora di inquietudine e di ricomposizione planetaria di nuovi equilibri, la Chiesa è chiamata a testimoniare concretamente che l'uomo vale perché è uomo. Verità semplice, elementare, eppure tanto urgente e necessaria: ogni uomo vale perché è uomo! Oggi, purtroppo, la difesa del profitto può diventare difesa dei comportamenti disumani, la ricerca dell'appagamento di sé può produrre inedite violenze, la legge del più forte può rendere legali le più assurde e aberranti ingiustizie: è necessario, allora, che qualcuno ricordi che il rispetto della dignità di ogni uomo è la condizione indispensabile per qualificare, come umana, una civiltà o una società. Recentemente, ricevendo gli Ambasciatori di tutto il mondo, il Papa ha ammonito: «Quando l'uomo corre il rischio di essere considerato un oggetto che si può trasformare o asservire a proprio piacimento, quando non si percepisce più in lui l'immagine di Dio, quando la sua capacità di amare e di sacrificarsi viene deliberatamente occultata, quando l'egoismo e il profitto divengono le principali motivazioni dell'attività economica, allora tutto è possibile e la barbarie non è lontana».

Noi cristiani dobbiamo lottare contro le barbarie! La frontiera di questa lotta passa ogni giorno attraverso i deboli, gli ammalati, gli handicappati, gli anziani, le persone bisognose di particolare premura e dedizione. La Giornata Mondiale del Malato è stata una generale mobilitazione delle coscienze per introdurre, nei comportamenti quotidiani di tutti, un supplemento di amore verso gli ammalati presenti nelle nostre case o raggiungibili nel nostro orizzonte. La speranza si costruisce così! La speranza infatti, è sorella inseparabile dell'amore: e l'amore ha come sorgente lo Spirito dell'Amore. San Paolo ha fatto sintesi di queste verità, quando ha scritto: «La speranza non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rom 5,5). Una limpida preghiera di Madre Teresa di Calcutta traccia la via del nostro impegno e della conversione continua dei nostri atteggiamenti:

«O Gesù che soffri,
fa che oggi e ogni giorno
io Ti sappia vedere
nella persona dei Tuoi ammalati
e che, offrendo loro
la mia assistenza, serva Te.
Fa che, anche se nascosto
sotto il travestimento
poco attraente della malattia,
sappia riconoscerTi e dire:
Gesù che soffri,
quanto è dolce servirTi!
Dammi, o Signore,
questa visione di fede
e il mio lavoro
non sarà mai monotono.
Troverò la gioia accarezzando
le piccole velleità e i desideri
di tutti i poveri che soffrono.
Caro malato, mi sei ancor più caro
perché rappresenti Cristo.
Che privilegio è il mio
di potermi occupare di te!
Dio, poiché Tu sei Gesù che soffre,
degnati di essere anche per me
un Gesù paziente,
indulgente verso le mie colpe,
che guardi solo le mie intenzioni
che sono di amarTi e servirTi
nella persona di ognuno dei Tuoi figli che soffrono.
Signore, aumenta la mia fede.
Benedici i miei sforzi e il mio lavoro,
ora e per sempre
».

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