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Editoriale

Uno strumento di servizio per raccontare più a fondo la richezza del Giubileo

Angelo Scelzo

Anche chi ha appena cominciato a sfogliare Tertium Millennium non farà fatica ad accorgersi che la veste, il formato - anzi, il volto complessivo - di questa "nuova"  pubblicazione è ben diverso dalla precedente edizione bimestrale che, per due anni,  ha scandito la fase di preparazione verso il Grande Giubileo del 2000.

Di fronte ai cambiamenti avvenuti - e che in questo numero d'esordio trovano una prima e non completa espressione - si può certo parlare di un nuovo corso o di una nuova fase, ma l'immagine che più spontaneamente viene da trasmettere è quella di una bisaccia sempre più essenziale capace di alleggerire il passo lungo quest'ultimo ed esaltante tratto di strada del grande pellegrinaggio verso il quale siamo tutti protesi.

In questa lunga fila, che dai quattro angoli del mondo è ormai sulla via dell'incontro,  chi opera con uno strumento come Tertium Millennium - pubblicazione ufficiale del Comitato Centrale - non può che avere l'umile e grande ambizione  di essere il "portatore d'acqua" di un'informazione a tutto campo, in grado cioè di trasmettere contenuti e valori, e allo stesso tempo di assolvere a una funzione di servizio tale da esser posta quasi come un segnale di orientamento lungo i diversi tratti del percorso.

 Un nuovo corso, quindi, ma saldamente innestato sulla rotta tracciata dalla Tertio Millennio Adveniente, la grande "bussola" che Giovanni Paolo II ha posto sul cammino giubilare e alla quale si è poi aggiunta - come mirabile compimento - la Bolla d'indizione,  Incarnationis Mysterium.

Sul piano dei contenuti, d'altra parte, l'unica variante potrà esser essere quella di divulgarli in modo sempre più efficace; e in questo senso la cadenza mensile aiuta a rendere più agile - e in sostanza più giornalistico - l'impianto della rivista.

Con  una avvertenza: anche in questa fase di passaggio occorre tener conto che la matrice di Tertium Millennium si ritrova, almeno come struttura, nel tradizionale Bollettino  che ha fatto da diario di bordo e da archivio agli Anni Santi del passato.

Questa duplice esigenza, di raccontare in presa diretta e di nutrire gli archivi per dar parola al futuro, non viene meno nemmeno di fronte allo straordinario sviluppo delle nuove tecnologie dell'informazione. Semmai un evento come il Giubileo sottolinea una tale necessità, proponendosi esso stesso come una grande occasione di comunicazione. E di una comunicazione concreta e reale, costruita sui dati non virtuali di incontri di folle e, quindi, di persone.

Una rivista può essere considerata appena un foglio tra le tante carte di viaggio che accompagnano il cammino di pellegrini e fedeli verso l'Anno Santo. Ma di fronte al  Giubileo del millennio anche ai mezzi poveri può essere accreditata, per semplice riflesso, l'ambizione di pensare in grande. Ovvero - non altro - di essere utili.  L'obiettivo fondamentale di Tertium Millennium  non vuole essere altro che questo, e cominceremo a preoccuparci se qualcuno ci dirà che si tratta di una bella rivista.   

Il nostro impegno ha poco a che fare con una esercitazione semplicemente editoriale. Ciò che intendiamo esercitare - a pieno ritmo - è la capacità di portare all'esterno, di far diventare notizie, quella vasta rete di iniziative, di attese, di scambi di esperienze e di lavoro d'insieme che costituisce di per sé una ricchezza che già segna il Grande Giubileo.

In sostanza, si tratta di portare in superficie e di rendere in qualche modo visibile quel fiume sotterraneo al quale, a più riprese, il Segretario Generale del Comitato Centrale, l'Arcivescovo Sepe, ha fatto riferimento illustrando le iniziative pastorali in atto in ogni parte del mondo.

Solo se riusciremo a centrare questo obiettivo primario, potremo pensare poi con minore preoccupazione a chi si troverà a definire Tertium Millennium una bella rivista.

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