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BIBLIOTECA

La Porta Santa racconta

Pubblichiamo di seguito la presentazione del libro “Porta Santa della Basilica di san Pietro in Vaticano” scritto dal Cardinale Virgilio Noè, Arciprete della Basilica Vaticana e Vicario del Papa per la Città del Vaticano.

L’Anno Santo inizierà con l'apertura di una porta denominata Porta Santa. Ciò la distingue come la porta più importante di tutte le altre che immettono all'interno della basilica.                                                  

L'apertura ha luogo nel corso di una particolare liturgia all'inizio dell'anno Santo o giubilare. Ecco quanto avviene nell'atrio della basilica di S. Pietro, in quella circostanza.  Il Papa, dopo essersi,  inginocchiato sulla soglia della Porta, bussa per tre volte sulle valve di essa, recita una orazione nella quale esplicita il significato di quanto ha appena compiuto e di quanto avverrà nel corso nell'anno giubilare: “Concedi, o Dio, alla tua Chiesa di vivere lietamente il momento propizio, nel quale hai voluto aprire questa porta ai tuoi fedeli, perché vi entrino e innalzino a te le loro preghiere: così che, impetrati il perdono, l'indulgenza e la piena remissione delle colpe, camminino speditamente in una vita secondo il vangelo del tuo Figlio...”.

Il testo, nella sua brevità, pone in risalto il significato che il passaggio attraverso la Porta Santa deve avere per ognuno che lo voglia compiere. E’ segno visibile di un rinnovamento interiore, che prende il suo punto di partenza dal mettersi in pace con Dio, dal riconciliarsi con il fratello, dal restaurare  in se stessi quanto è stato rovinato nel passato, per riprendere una vita secondo la legge del Vangelo.

La Porta Santa di S. Pietro ha un suo racconto da tramandare, una storia che la riguarda. Essa è stata preceduta da una porta lignea che, inaugurata da Benedetto XIV nel 1748, è rimasta al suo posto fino al termine della seconda guerra mondiale, quella che ha devastato il mondo dal 1939 al 1945.

Il vescovo di Basilea-Lugano, mons. Francesco von Streng, per testimoniare la gratitudine del popolo svizzero, risparmiato dagli orrori della guerra, prese l’iniziativa di offrire al papa Pio XII le nuove valve in bronzo per la Porta Santa della basilica di S. Pietro. Pio XII benedisse la porta nella solenne cerimonia di apertura del giubileo, e ne spiegò l’impianto iconografico: “Le valve di bronzo... lodano con accento commovente le magnificenze della misericordia di colui, che è venuto a cercare ciò che si era perduto”.

Nel prossimo giubileo del 2000, per la quarta volta dal 1949 in poi, un papa si inginocchierà sulla soglia della Porta Santa, in basilica di S. Pietro. Pio XII nel 1949, diede l’avvio al cammino del grande ritorno e del grande perdono, Dopo venticinque anni, nel 1975, Paolo VI ha indicato come frutto dell’anno giubilare il rinnovamento da attuarsi nella Chiesa e negli individui, secondo lo spirito del Concilio Vaticano II. Nel 1983 il papa Giovanni Paolo II ha aperto l’anno giubilare, per ricordare i benefici della redenzione, celebrati, cinquant’anni prima, da Pio XI con L’anno Santo straordinario della redenzione. In quell’occasione, Giovanni Paolo II disse. “La Porta Santa sia segno e simbolo per un nuovo accostamento a Cristo, il salvatore dell’uomo”. Nella notte di Natale 1999 sarà ancora Giovanni Paolo II a introdurre il mondo credente nel terzo millennio da quando si è realizzato il mistero dell’incarnazione.

Pensando alle quattro volte che, nel giro di mezzo secolo, si apre la Porta Santa in basilica di S. Pietro, viene il desiderio di porsi una domanda: quanti pellegrini sono passati attraverso la Porta Santa, in queste quattro circostanze? Il conteggio sfugge alla capacità dell’uomo! Solo Dio sa le meraviglie compiutesi nel cuore umano, che si è aperto alla sua grazia e, si ha la certezza, che anche nel futuro non può essere smentito il detto: “Abbondante è presso Dio il perdono”.

 

Anche la nostra “biblioteca” entra nell’anno dedicato al Padre, presentandovi alcune catechesi su Dio di vario livello, utili per un primo approccio ad una realtà così incommensurabile come quella divina.

 

Il sacerdote cappuccino Michele Mazzeo è l’autore di un’apprezzata trilogia trinitaria, ispirata dal periodo di preparazione al Grande Giubileo del 2000 e centrata tutta sull’ultimo libro della Bibbia: l’Apocalisse. Il terzo ed ultimo volume dell’opera, intitolato “Dio Padre e Signore. Nel libro dell’Apocalisse” (Edizioni Paoline, 1998, pp. 390, Lit. 28.000) colma - a parere di uno dei maggiori esperti di questo libro del Nuovo Testamento, il gesuita Ugo Vanni - una lacuna della nostra teologia, che non aveva mai affrontato il tema di Dio nell’Apocalisse con l’ampio respiro del teologo cappuccino. Nonostante il perenne fascino, per certi versi ancora misterioso, del testo tradizionalmente attribuito a San Giovanni.

se il lettore avrà il coraggio di vincere qualche timore eccessivamente “apocalittico” e affrontare le pagine dell’Apocalisse sotto la sicura guida di Padre Mazzeo, scoprirà di trovarsi di fronte ad un vero itinerario verso la scoperta, o la riscoperta, di Dio, meno oscuro di quanto possa credere. Nella prima parte del suo volume l’autore dipana, per quanto possibile, il mistero di Dio spiegando il significato dei nomi, dei simboli e degli aggettivi con cui è indicato nell’Apocalisse. In primo luogo proprio il termine “Padre” e poi quello, altrettanto importante, di “Signore onnipotente”. Nella seconda parte, invece, Dio viene rivelato in relazione alla vita dei credenti. Giacché si tratta sì di un Dio invisibile, ma di un Dio che non cessa, appunto come un padre, di mettersi in rapporto con l’uomo, attraverso suo Figlio, i segni divini della creazione, la mediazione della Chiesa. Cose che talvolta ci sfuggono non perché il Signore voglia nasconderceli, ma perché il peso dei nostri peccati ci offusca la visuale delle realtà dello Spirito.

 

Mentre il libro precedente sarà apprezzato da chi abbia già una qualche dimestichezza con opere di carattere teologico, la “Breve catechesi su Dio” del teologo gesuita Jean Galot, dal titolo significativamente interrogativo di “Dio Padre, chi sei?” (Edizioni San Paolo, 1998, pp.160, Lit. 16.000) è rivolta ad un pubblico più ampio. Senza per questo essere superficiale.

L’accurata divisione dei 9 capitoli del libro in brevi paragrafi e sottoparagrafi rende scorrevole ed accessibile la comprensione del concetto di paternità divina nell’Antico Testamento ( in riferimento al popolo eletto, agli individui ed al Messia ), la novità della rivelazione cristiana del Padre attraverso suo Figlio, la presenza e l’opera di questo Padre nella missione redentrice e salvifica di Gesù, come il senso della nostra filiazione verso di Lui. Quindi, l’autore affronta uno dei più classici attributi della Paternità divina, la Provvidenza, invitandoci a riconoscerla, scoprire i segni della sua attività e discernerla attraverso le prove. Infine, Padre Galot si sofferma sui mezzi che abbiamo a disposizione per entrare in relazione diretta con il Padre, ossia la preghiera - di cui ce ne indica le qualità e l’efficacia - e un culto consapevole. Fatto di lode e di rendimento di grazie, ma anche di “festività”, per esprimere la gioia del figlio pentito che ritorna alla casa del Padre e di Quest’ultimo che non aspettava altro per poterlo riabbracciare. L’autore si spinge fino ad auspicare l’introduzione di una festa liturgica del Padre. Proposta oggetto di secolari controversie teologiche, su cui non spetta a noi dare un giudizio, pur comprendendo l’entusiasmo davvero filiale delle motivazioni di Padre Galot.

 

Un altro autore gesuita, morto pochi anni or sono, è il celebre biblista Luis Alonso Schökel. Il Padre Schökel alternava agli studi dell’Antico Testamento un’intensa attività di direzione spirituale, testimoniata, tra le altre cose, dai suoi tanti corsi di esercizi spirituali. Uno dei quali, svoltosi in Spagna nel 1993, aveva appunto per tema la Paternità di Dio e la nostra figliolanza divina. Le riflessioni dell’autore furono subito raccolte e pubblicate in un libro, che esce ora, nella terza edizione italiana, con il titolo “Dio Padre. Meditazioni bibliche” (Edizioni apostolato della preghiera, 1998, pp. 190, Lit. 18.000).

Rifacendosi al metodo ormai classico degli Esercizi spirituali di Sant’Ignazio, Padre Schökel ha articolato le sue riflessioni nelle tradizionali “quattro settimane”. Riservandole ai temi della Paternità divina nell’antico testamento, alla Figliolanza di Gesù, alla compresenza del Padre e del figlio nella Passione e alla gloria del Padre e del figlio nella risurrezione, nell’ascensione e nella parusia finale. La figliolanza divina dell’umanità è stata invece sviluppata in un quinto capitolo che non deve essere meditato “dopo” i primi quattro, ma insieme con questi. È evidente che un libro come questo dovrebbe essere destinato, più che alla lettura personale in senso stretto, ad un impiego come base per degli esercizi spiriuali e che solo chi conosca la spiritualità ignaziana potrà cogliere e gustarne appieno tutti i riferimenti. Tuttavia, la sapienza biblica e la preparazione spirituale dell’autore sono tali che ci permettiamo di invitare anche i non esperti di Sant’Ignazio a prenderlo fiduciosamente in mano, certi che ne trarranno comunque un sicuro beneficio spirituale. E, magari, un incoraggiamento a praticare gli esercizi ignaziani.

 

Di Papa giovanni paolo I tutti ricordano l’indimenticabile sorriso e la bella definizione di Dio, altrettanto indimenticabile, come Madre, oltreché Padre. Ora, nell’anno in cui siamo invitati a riflettere su Dio Padre, sarà bene tener conto di questa sua componente “materna”. anche se, magari, non ci è tanto familiare.

Don Mauro Orsatti la mette a fuoco nel secondo volume di un suo commento al Vangelo di Luca letto, se possiamo dire così, dalla parte delle donne. “Un Padre dal cuore di madre. Meditazioni” (Editrice Àncora, 1998, pp. 142, Lit. 18.000) è un libro molto pratico, adatto ad ogni genere di lettori, anche a quelli con poco tempo a disposizione. L’autore ha scelto alcuni episodi del Vangelo di Luca rivelatori della tenerezza femminile della Paternità divina (le parabole del padre buono, del buon samaritano, del fariseo e del pubblicano, gli episodi di Zaccheo, di Emmaus, il miracolo dei dieci lebbrosi), presentandocene il testo, accompagnato da un breve commento e da alcuni interrogativi per trasportarne il contenuto nella vita di tutti i giorni. In pratica, don Orsatti ha preparato una piccola “lectio divina” sulla Paternità materna di Dio, che spera possa aiutare il lettore ad avvicinarsi con più frequenza al Vangelo e pregare con il Nuovo Testamento. Pensiamo abbia colto questo obiettivo.

 

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