Collaborazione ecumenica a Gerusalemme
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L'ANNO DI GESÙ CRISTO
Comitato Gerosolimitano

COLLABORAZIONE ECUMENICA A GERUSALEMME

+ Kamal-Hanna Bathish

1. Un contesto particolare

«Un capitolo a sé è costituito dalla celebrazione stessa del Grande Giubileo, che avverrà contemporaneamente in Terra Santa, a Roma e nelle Chiese locali del mondo intero»(TMA 55). Se, per la prima volta nella storia, il Santo Padre costituisce la Terra Santa un polo del Grande Giubileo ciò fa presagire che Gerusalemme avrà un messaggio da partecipare. Però per capire l'importanza di un gesto è necessario considerarlo nel suo contesto storico-culturale come nelle varie circostanze politiche e sociali che possono qualificare la sua portata e i suoi limiti. Più particolarmente le condizioni storico-culturali della Chiesa in Terra Santa si sono rivelate uniche e determinanti. Mi accontento di una rapida analisi.

a) Un dialogo multilaterale

Mentre in altri paesi il dialogo ecumenico ha luogo tra la Chiesa Cattolica e una sola Chiesa alla volta, in Terra Santa il dialogo della Chiesa Cattolica, che già comprende le gerarchie e le comunità di sei riti diversi, deve tener conto simultaneamente di tutte le Chiese cristiane che vi convivono e che sono sette di numero, senza contare le tante altre diramazioni e istituzioni che pretendono di rappresentarvi il Cristianesimo. E' vero che le due comunità cristiane più importanti per numero di fedeli sono la Chiesa Cattolica e la Chiesa Greco-Ortodossa. Ma nello stesso tempo non si puó ignorare l'importanza almeno della presenza delle altre Chiese ufficialmente riconosciute che hanno un loro statuto e la loro storia.

b) Legami storici e culturali

Non è da sottovalutare neppure il fatto che alcune Chiese di Terra Santa siano soggette a dei legami storici e culturali diversi, a seconda del paese straniero che le appoggia, della provenienza delle persone che le reggono e quindi della cultura che ne hanno acquisito e che poteva essere: romana, francese, italiana, greca, armena, egiziana, anglosassone ecc...

c) Usi, privilegi, diritti e "Statu quo"

Questa storia purtroppo non sempre favoriva l'intesa e la collaborazione, anzi talvolta si prestava a delle discussioni e generava dissensi ben lontani dalla teologia e dalla religione. La storia di queste Chiese ha creato per ognuna di esse certi usi, privilegi e diritti che sono diventati parte integrante della loro presenza in Terra Santa attorno ai Luoghi Santi, determinando cosí uno stato di fatto sancito anche dalle autorità politiche del paese. Tutto ciò è finalmente stato fissato nel cosiddetto "Statu quo" che determina tanto la loro esistenza quanto la loro coesistenza in Terra Santa, in alcuni Luoghi Santi più importanti della cristianità; di conseguenza, ogni Chiesa si credeva obbligata a proteggersi e a difendersi nei confronti delle autorità civili e delle altre chiese che potevano apparire come contendenti!

d) Una Chiesa in minoranza

Caso unico nel mondo, alcuni Capi delle Chiese di Terra Santa esercitano una giurisdizione internazionale, cioè in Israele, Palestina e Giordania. Nello stesso tempo, come in tutto il Medio Oriente, la Chiesa vive un'esperienza di minoranza in mezzo a una grande maggioranza di religione musulmana o ebraica. Queste due maggioranze non conoscono ancora la separazione tra stato e religione. Per cui la Chiesa deve sempre trattare con un'autorità civile, controllata e ispirata da principi e leggi islamiche o ebraiche. Questa situazione pone i fedeli cristiani a confronto con le rispettive mentalità dominanti. Alcune cifre sono eloquenti: in Israele e in Palestina all'incirca 175.000 fedeli di tutte le comunità cristiane costituiscono quasi il 2 per cento della popolazione composta da due milioni e ottocentomila musulmani e quattro milioni e mezzo di ebrei. E a Gerusalemme, la Città Santa per eccellenza, su seicentomila abitanti, solo 11 mila sono i cristiani, e centosessantamila i musulmani.

La minoranza cristiana è poi sotto la minaccia costante di assottigliarsi. L'emigrazione trasferisce lentamente altrove le pietre vive di una Chiesa che rischia di diventare in Terra Santa, la Terra di Cristo, un museo di curiosità storiche e archeologiche cristiane senza vita!

e) Condizioni politiche difficili

Un altro fattore importante per capire il comportamento delle Chiese di Terra Santa è quello della situazione politica di un'area che, con l'avvicendarsi dei secoli, è passata da una occupazione all'altra senza mai conoscere un tempo di libertà, d'indipendenza e di pace. Si può capire dunque perché le Chiese, vivendo sempre in condizioni sociali e politiche instabili, specialmente durante questo ventesimo secolo, abbiano potuto assumere un atteggiamento di chiusura e di difesa, per mantenere ciascuna la sua identità assieme alla sua fede e alla sua esistenza.

Sarà una consumata ironia dei tempi o meglio dello Spirito del Signore che veglia sulla sua Chiesa? Le ultime e dure condizioni politiche della Terra Santa, specialmente a partire dagli anni 60, hanno spinto le Chiese ad incontrarsi, ad avvicinarsi e ad unire i loro sforzi per sopravvivere e per affermarsi di fronte ai cambiamenti radicali e decisivi della situazione sociale e politica. Cosí la politica che era stata uno dei fattori determinanti di divisione nella Chiesa si è convertita ultimamente in una causa impellente di avvicinamento e d'incontro.

f) Un popolo e una dimensione internazionale

Il popolo cristiano della Terra Santa, rappresentato dalle varie Chiese cristiane, è oggigiorno, nella sua grandissima maggioranza, un popolo unico perché indigeno, arabo, palestinese, animato dalle stesse aspirazioni e attese politiche e religiose. Le stesse circostanze politiche e sociali e le stesse condizioni di vita esercitano peró su di lui forti pressioni; per cui sente profondo lo scandalo della divisione tra fratelli in Cristo e magari anche di sangue, e aspira ardentemente a realizzare l'unione dei cristiani senza preoc-cuparsi spesso dell'unità del dogma.

Su questo atteggiamento popolare non influisce l'esistenza di una esigua minoranza di cristiani di origine o di espressione ebraica, e neppure la dimensione internazionale della Terra Santa espressa soprattutto dal continuo afflusso di pellegrini che le da un'apertura al mondo, e che resta un forte appoggio ecclesiale e una base di promozione economica.

2. Iniziative positive

a) Incontro delle Chiese

Dio avrà provvidenzialmente disposto che, in questi ultimi trenta anni, le circostanze sociali hanno portato i Capi di tutte le Chiese cristiane di Gerusalemme a riunirsi saltuariamente per studiare e far fronte a circostanze e problemi in vista di una comune reazione e risposta. Da quattro anni questi incontri, tenuti generalmente nel Patriarcato Greco-Ortodosso, si sono moltiplicati e trasformati in riunioni periodiche, bimensili e qualche volta mensili, per trattare insieme anche certe questioni di pastorale che riguardano le loro Comunità. Cosí si comincia a lavorare insieme e a collaborare.

b) Un accordo iniziale per il Giubileo

L'incontro del 30 maggio 1995 trattava della collaborazione per la preparazione e la celebrazione in comune del Grande Giubileo dell'anno 2000. Un accordo iniziale era già ammesso: Ogni chiesa sarà libera di realizzare iniziative proprie, ma ne informerà le altre chiese che saranno invitate, dove possibile, a presenziarvi. Cosí il Patriarcato Greco-Ortodosso, a esempio, per il suo progetto di un Incontro Panortodosso a Betlemme per l'anno 2000. Cosí per la Chiesa cattolica - la quale ha le sue commissioni e iniziative proprie per il Giubileo - per la Settimana di studio di Cristologia indetta dal 29 aprile al 4 maggio 1997.

Ma per favorire e promuovere le iniziative comuni si è giudicato oportuno di costituire una Commissione ristretta speciale che porta tuttora il nome di "Jerusalem Inter-Church Committee" (JICC), ossia la Commissione Inter-Ecclesiale di Gerusalemme. Presieduta dall'Arcivescovo Copto-Ortodosso, essa riunisce un membro per famiglia cristiana, e cioè un cattolico, un greco ortodosso, un armeno ortodosso e un protestante, ai quali si è aggiunto ultimamente come segretario un laico, capo dell'ufficio del "Middle East Council of Churches" (MECC) a Gerusalemme.

c) Messaggio di Natale 1995

Tutto ció veniva confermato da un evento, primo nella storia delle chiese, cioè da una conferenza stampa tenuta da tutti i Patriarchi e Capi delle Chiese Cristiane di Gerusalemme, il 21 dicembre 1995 nel salone del Patriar-cato Greco-Ortodosso, per presentare il loro Messaggio comune di Natale che questa volta trattava dell'Anno 2000. Dice il Messaggio: «Noi, Capi delle Comunità cristiane della Terra Santa, uniti nell'amore di Dio e nelle preoccupazioni del nostro gregge spirituale di cristiani, lavoriamo insieme per rendere questo anniversario molto speciale per la rinascita della vita cristiana e dell'amore del nostro caro popolo».

Dopo aver annunciato la costituzione della commissione speciale, i Capi ritornano ad affermare pubblicamente: «Vivendo la carità cristiana, preparia-moci a vedere compiuto in noi il desiderio per il quale Gesù ha pregato dopo l'ultima cena coi suoi apostoli. "Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi... Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa..., perché il mondo creda che tu mi hai mandato»(Gv 17, 11,20,21).

d) La Commissione Inter-Ecclesiale di Gerusalemme

Da allora questa commissione si è messa a lavorare, elaborando varie iniziative e progetti per la preparazione e la celebrazione dell'Anno 2000. Ma quel che è piú importante è il clima di comprensione, di fiducia, di fratellanza, di amicizia e di collaborazione - parole che vogliono proprio dire ció che significano - che anima i membri di questa commissione nei loro incontri; e questo è da considerare già come un grande dono dello Spirito. Non posso resistere dal citare ció che un giorno mi ha confidato un Ecc.mo membro Ortodosso della commissione: «Io penso e sento che tutto quello che facciamo, non vale niente se non viene accompagnato da una nostra buona preparazione spirituale per il Giubileo!». Mi accontenterò perciò di elencare la lista delle iniziative avviate o proposte; perché, situata come è nel contesto particolare della Chiesa in Terra Santa, è già molto eloquente, e dice quanto è presente lo Spirito del Signore che benedice e ispira questa attività comune. E ancora: molte iniziative delle Chiese particolari vengono oramai presentate con lo spirito del Giubileo dell'anno 2000. Non voglio lasciare l'impressione che tutto proceda senza difficoltà. Anzi per questo ho sempre condiviso in pieno per Gerusalemme la speranza ottimista e profetica di Giovanni Paolo II.

La Commissione Interecclesiale di Gerusalemme è tuttora impegnata nella preparazione di:

1. un documento comune sul Giubileo,

2. un libro che presenta la Chiesa della Terra di Cristo,

3. un simbolo (logo),

4. un calendario comune a partire dal 1999,

5. un Annuario della Chiesa in Terra Santa per l'anno 2000,

6. un poster,

7. una conferenza accademica,

8. una Mostra artistica,

9. un Concerto musicale,

10. un Documentario,

11. un Centro Inter-ecclesiale,

12. data e modalità dell'apertura e chiusura dell'Anno 2000 ecc...

e) Incontri a livelli vari

Parallele a queste iniziative dei Capi delle Chiese, varie istituzioni e gruppi tengono da tempo degli incontri ecumenici significativi più o meno ampi, che col passar del tempo lasciano il segno e portano sempre più gli animi verso l'unione. Di particolare rilevanza è la celebrazione annuale nelle chiese delle varie Comunità cristiane dell'Ottavario per l'unità dei cristiani. Si svolgono anche incontri di fedeli cristiani, talvolta con accordi su questioni pratiche e particolarmente per l'unificazione delle date di celebrazione comune di Natale e di Pasqua. Altri incontri accademici sono promossi, tra Cristiani, Musulmani e/o Ebrei, dall'Istituto Ecumenico di Tantur, dal Centro Cristiano di studi ebraici, da Al-Liqa', dall'Inter-faith Association e da altri.

f) Un evento di grande rilievo

Il vertice degli eventi di avvicinamento e di densità ecumenica fino a oggi, certamente più voluto da Dio che non dagli uomini perché sorprende perfino i più ottimisti del movimento ecumenico in Terra Santa, si è realizzato il giorno 2 gennaio di questo anno 1997. Era il giorno fissato per l'inaugurazione della Cupola nuovamente decorata della Basilica del Santo Sepolcro. Alle ore 10 a.m. di quel giorno, attorno ai tre Patriarchi, greco- ortodosso, cattolico e armeno ortodosso e del Custode di Terra Santa si riunivano tutti i Capi delle Chiese cristiane della Città Santa, le Autorità ebraiche d'Israele e le Autorità musulmane e cristiane della Palestina, la Comunità internazionale rappresentata dai Consoli Generali in servizio a Gerusalemme, assieme a una folla di religiosi, religiose e fedeli per assistere alla preghiera delle tre Chiese proprietarie della Basilica, presieduta dai loro Capi e animata dalle rispettive Corali. Questa preghiera, ancora impensabile fino a qualche giorno prima (per rispetto del principio della Chiesa Ortodossa che considera la preghiera fatta insieme come il segno dell'unione già compiuta) si è tenuta davanti all'edicola della sacra tomba vuota del Cristo Risorto, che anni fà era teatro di tante discussioni e lotte!

Questo grande evento, nei discorsi del Patriarca Greco-Ortodosso e del P. Custode di Terra Santa, veniva inserito nella visuale del terzo Millennio. Ha detto il Patriarca greco Diodoros I:

«La cerimonia di oggi, unica nel suo genere, è il frutto splendido della necessaria cooperazione tra le tre suddette Comunità cristiane per il restauro e la decorazione di questa grande Cupola. E' inoltre una espressione della nostra coesi-stenza fraterna in questo Luogo che insegna il perdono, la riconci-liazione, l'amore e l'unità, dato che colui nel quale noi crediamo e che noi proclamiamo Signore, qui "stese le sue braccia e riunì ció che era diviso", richiamandoci tutti ad "essere una cosa sola" (Gv 17,21).

Noi preghiamo perció perché questo evento sia la scintilla del nostro avvicinamento spirituale. Possiamo noi, profondamente consci della nostra missione di responsabilità, essere introdotti nel terzo Millennio, nella luce della verità che è Cristo e animati dalla fede comune del Vangelo e della regola di una diakonia esemplare nell'amore per tutti...Preghiamo il Signore di riunirci ancora per celebrare altri di questi benedetti eventi».

Il Patriarca Armeno invece, dopo la cena comune della sera, ha chiesto di supplire a una omissione nella celebrazione del mattino, chiedendo al ringraziamento la recita insieme, ognuno nella sua lingua, della preghiera del Signore, il "Padre nostro". Non è già un messagio che comincia ad uscire da Gerusalemme?

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