Testimoni della croce speranza del terzo millennio
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TESTIMONI DELLA CROCE SPERANZA DEL TERZO MILLENNIO

Marco Gnavi

Ancora recentemente la storia della presenza cristiana in un mondo in trasformazione, non ha risparmiato di offrirci la testimonianza preziosa e unica di quanti, a motivo della loro fede, hanno vissuto l'amore per Cristo e per la Chiesa, fino all'effusione del sangue: così in Nord Africa, ma pure ad altre latitudini e ad altri contesti. il loro dono consapevole li ricongiunge misteriosamente alle prime generazioni di credenti, che già in epoca precostantiniana, divennero il semen christianorum, capace di irrorare la pianta della Chiesa con nuova forza ed energia evangelizzatrice. All'inizio dell'anno di preparazione giubilare dedicato a Cristo, unico Salvatore del mondo, la Commissione per i "Nuovi Martiri" del ventesimo secolo, ha inteso raccogliere alcuni contributi per connettere la problematica e le suggestioni relative alla memoria dei "martiri" di oggi, alle loro radici primigenie.

Il martire infatti, è espressione compiuta della fedeltà a Gesù di Nazareth, crocifisso, resuscitato, vivente, che verrà a giudicare i vivi e i morti, rivelazione del Padre. Nella morte subita e accettata quale testimonianza pubblica delle verità di fede, nella espressione piena dell'esercizio delle virtù cristiane, e nella unione personale con Cristo, il martire si fa pienamente conforme al Figlio di Dio. A Lui, viene associato, in un "battesimo di sangue", nella perfetta imitazione ed unione con il Cristo. «Perciò il martirio, col quale il discepolo è reso simile al maestro che liberamente accetta la morte per la salvezza del mondo, e a Lui si conforma nell'effusione del sangue, è stimato dalla Chiesa dono insigne e suprema prova di carità». (LG 42).

Atto di forza e di carità, il martirio è pure manifestazione della morte cristiana nel suo carattere escatologico, capace di orientare lo sguardo dei credenti e del mondo intero in direzione del Regno, partecipando dell'eloquenza salvifica della croce di Gesù. In questo senso il dossier, altro non è che una prima "finestra" sul tema del martirio, approcciato diacronicamente con uno sguardo al passato ed uno al presente. E' solo un inizio, assolutamente non esaustivo delle problematiche e delle opportunità offerte dal tema.

Il magistero di Papa Giovanni Paolo II ha esplicitatamente richiamato la centralità, per l'autocoscienza dei cristiani del Ventesimo secolo, della testimonianza dei "martiri" di ieri e di oggi; anzi ha sottolineato come la Chiesa sia «nuovamente divenuta una Chiesa di Martiri».

Carcel Ortì, in una breve rassegna, ha così raccolto alcuni passaggi specifici dei pronunciamenti di Giovanni Paolo II sul martirio; in una scheda ha poi indicato quanti in questo scorcio di fine millennio, hanno ricevuto il riconoscimento canonico del martirio. Seguendone le vicende, i nomi, la loro collocazione geografica e storica, si ritrova il filo rosso della testimonianza cristiana più alta, nei contesti più differenti. Evangelizzazione delle terre di missione, totalitarismi nazista e comunista, situazioni di conflitto e di guerre civili, sono alcuni fra i terreni in cui questa testimonianza è stata offerta.

Mons. Michele Hrynchyshyn, nel suo contributo ha ricordato "l'ecumenismo del gulag", esperienza di sofferenza che nell'Europa dell'Est ha condotto cristiani di diverse confessioni a proclamare la salvezza di Cristo, nei luoghi che sembravano definitivamente espugnati dalle forze del male. All'interno dei lager, martiri in senso stretto, confessori della fede, cristiani perseguitati, hanno lasciato un eredità di speranza e di forza che va ancora pienamente disvelata.

Gli fa eco, in questa rassegna, Pia Vincenti Guzzi, che analizza il fenomeno del samizdat religioso, non solo quale forma letteraria clandestina, ma pure come proposta di umanesimo e di consacrazione intellettuale e filosofica della centralità dell'uomo e della sua dignità, negate dal regime sovietico.

P. Jozef Maj, ha evocato la pregnanza ecumenica dei testimoni della fede più recenti: la loro vita donata può essere una opportunità per rendere visibile, ciò che l'enciclica Ut unum sint afferma essere, in una prospettiva teocentrica, già realizzato. È la comunione "già perfetta in ciò che noi tutti consideriamo l'apice della vita della grazia, la martyria fino alla morte, la comunione più vera che ci sia con Cristo che effonde il suo sangue, e in questo sacrificio fa diventare più vicini coloro che un tempo erano lontani".

Uno sguardo ad alcune tra le differenti tradizioni, rende ragione della molteplicità e della ricchezza che il culto dei martiri ha assunto per la Chiesa Universale. In questo senso padre Lessi, padre Spidlik e suor Maria Donadeo, hanno disegnato un mosaico policromo di eucologie, tropari, sensibilità, memorie liturgiche dalle tonalità differenti, trattando rispettivamente della liturgia latina, del pensiero e della teologia slava, ed infine della tradizione liturgica e iconografica bizantina. Ci viene presentata la bellezza di una composizione, letta e contemplata attraverso le peculiarità di alcune sue "tessere": dal culto riservato nell'antico Regno di Kiev per gli stratoterpsi, letteralmente "quelli che soffrirono la passione", al modo di celebrare i martiri nella festa di tutti i Santi, secondo la tradizione costantinopolitana, per giungere alla liturgia latina, ripercorsa nel suo sviluppo, dalle prime attestazioni nella "Depositio Martyrum" del 354, sino alla riforma odierna dei libri liturgici.

Infine, in questa dialettica tra passato e presente, nella pluriformità delle tradizioni e dei contesti, si è giunti fino ai nostri giorni. Don Bernardo Olivera, Abate Generale dei Trappisti, ci offre il profilo umano e religioso di sette, fra i "nuovi martiri" del nostro tempo: sono i frati del monastero dell'Atlas, in Algeria, selvaggiamente uccisi da bande armate del GIA, il 21 maggio 1996, dopo più di un mese di prigionia. Parlano i loro scritti, il testamento spirituale lasciato da padre Christian, la loro preghiera, il vigore ed il travaglio della loro scelta coraggiosa e serena alla luce di Cristo. Leggendo queste pagine vi si può attingere, in un mondo preda della barbarie e della cultura del nemico, la tenacia di una decisione d'amore per tutti, fino al perdono. Decisione che, nelle sue radici evangeliche ha il potere di vincere, secondo le parole della lettera ai Romani, "con il bene, il male". Parla la loro debolezza, di cristiani esposti al pericolo, eppure dispensatori di carità fino a poter dire con l'apostolo: «quando sono debole è allora che sono forte».

Servizio alla "memoria" è uno dei compiti della "Commissione Nuovi Martiri". È allora in questa direzione che ha preso vita questo primo e parziale dossier, senza altro obiettivo se non quello di aiutare una prima riflessione sulle pagine di Tertium Millennium, intorno al tema del martirio. Nel contempo prosegue lo sforzo di raccolta e di studio del primo materiale documentario pervenuto, già in questa prima fase, oltre che dall'Europa, anche dall'America Latina, Africa e Asia. Orizzonti questi, che speriamo nuovamente di poter presto dischiudere ancora in questa sede.

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