L'ecumenismo dei nuovi martiri
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L'ECUMENISMO DEI NUOVI MARTIRI

Josef M.Maj

Alla conclusione della "Via Crucis" al Colosseo, il Venerdì Santo del 1 aprile 1994, il Santo Padre Giovanni Paolo II, ha pronunciato a braccio un discorso nel quale ha voluto, in modo particolare, riferirsi al Mistero salvifico della Croce, alla fede dei cristiani espressa nel martirio e all'unità in cui i cristiani sono chiamati a testimoniare la fede nel Signore morto e risorto.

«(...) Qui dove i nostri antenati nella fede hanno dato testimonianza, attraverso il loro martirio fino alla morte, dell'amore con cui Cristo ci ha amati. Qui in questo punto del globo terrestre, nell'antica Roma, io penso specialmente alla "Montagna delle Croci" che so trova in Lituania, dove sono andato in visita pastorale nel settembre scorso. Sono rimasto commosso da quest'altro Colosseo dei tempi nostri, dell'ultimo secolo».

E ringraziando il Patriarca Bartolomeo I per la preparazione delle meditazioni destinate per la "Via Crucis" appena conclusa, il Santo Padre aggiunse: «Ho pensato a questi altri Colossei, molto numerosi, a queste altre "Montagne delle Croci" che sono dall'altra parte, attraverso la Russia europea, attraverso la Siberia, tante "Montagne delle Croci", tanti Colossei dei tempi nuovi. Vorrei dire oggi a questo mio fratello di Costantinopoli, a tutti questi nostri fratelli d'Oriente: carissimi, noi siamo uniti in questi martiri fra Roma, la "Montagna delle Croci" e le isole Solovki e tanti altri campi di sterminio. Noi siamo uniti sullo sfondo dei martiri, non possiamo non essere uniti"(1).

Questo pensiero del Santo Padre è ritornato con una forza maggiore nella sua Lettera Apostolica Tertio Millennio adveniente. Nel n.37 il Santo Padre rievoca il primo millennio in cui la Chiesa crebbe grazie alla "seminagione dei martiri" e grazie al "patrimonio di santità che caratterizzarono le prime generazione cristiane" (cf TMA n.37).

La meditazione sulle tragiche vicende del nostro secolo gli permettono di constatare che «al termine del secondo millennio, la Chiesa è diventata nuovamente Chiesa dei martiri. Le persecuzioni nei riguardi dei credenti - sacerdoti, religiosi e laici - hanno operato una grande semina di martiri in varie parti del mondo» e di affermare che «la testimonianza resa a Cristo sino allo spargimento del sangue è divenuta patrimonio comune di cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti, come rilevava già Paolo VI nell'Omelia per la canonizzazione dei martiri ugandesi» (ibid).

Sulla scia di quest'ultimo pensiero il Santo Padre continua: «il più grande omaggio, che tutte le Chiese renderanno a Cristo alla soglia del terzo millennio, sarà la dimostrazione dell'onnipotente presenza del Redentore mediante i frutti della fede, di speranza e di carità in uomini e donne di tante lingue e razze, che hanno seguito Cristo nelle varie forme della vocazione cristiana»(TMA n.37).

Questa sequela di Cristo, in cui viene espressa la fede e la testimonianza a Cristo, inizia con il Battesimo e si realizza nella Chiesa. «Infatti - afferma il Concilio Vaticano Secondo, nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa - i credenti in Cristo, essendo stati rigenerati non da un seme corruttibile, ma da uno incorruttibile, per la parola di Dio vivo, non dalla carne ma dall'acqua e dallo Spirito Santo, costituiscono finalmente "una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo di acquisto ... quello che un tempo non era popolo, ora invece è popolo di Dio" (1 Pt 2,9-10)»(LG 9). Questo popolo è chiamato da Cristo ad una comunione di vita, di carità e di verità, è stato ugualmente da Lui scelto, quale strumento di redenzione per tutti ed è stato inviato in tutto il mondo: «Dio ha convocato tutti coloro che guardano con fede a Gesù, autore della salvezza e principio dell'unità e della pace, e ne ha costituito la Chiesa, perché essa sia per tutti e per i singoli sacramento visibile di questa unità salvifica»(LG 9). Questa Chiesa di Cristo, lungo i secoli, operava e opera la salvezza e porta frutti di santità e di fedeltà al Signore fino all'effusione del sangue.

La stessa Chiesa però, secondo l'espressione conciliare, "sa di essere per più ragioni congiunta" (LG 15) con tutti coloro che sono stati battezzati e chiamandosi cristiani, sono uniti con essa per alcuni vincoli della fede (cf ibidem). Il Decreto sull'ecumenismo questa realtà: «quelli infatti che credono in Cristo ed hanno ricevuto debitamente il battesimo, sono costituiti in una certa comunione, sebbene imperfetta, con la Chiesa cattolica» (UR 3). Avendo enumerato i diversi altri elementi che caratterizzano questa comunione parziale, elementi che nello stesso tempo sono mezzi di santificazione, di cui dispongono gli altri cristiani, la Costituzione dogmatica sulla Chiesa completa: «A questo si aggiunge la comunione di preghiere e di altri benefici spirituali; anzi una certa vera unione nello Spirito Santo, il quale opera anche in loro con la sua virtù santificante, per mezzo di doni e di grazie, e ha fortificato alcuni di loro fino allo spargimento del sangue» (LG 15).

Grazie a questa certa comunione che esiste tra i cristiani, e grazie alla presenza dello Spirito Santo che sorpassa ogni nostro concetto si sono verificate anche nelle altre Chiese e Comunità ecclesiali, generose testimonianze di vita sino allo spargimento del sangue. Tutti questi martiri unisce la Persona del Redentore. Proprio per questo motivo, e malgrado essi provengano da diverse tradizioni cristiane, in virtù della loro fede in Gesù Cristo, essi diventano "un patrimonio comune" di tutti i cristiani (cf Ut Unum Sint n.84). Ed è in questo senso che il Santo Padre ha potuto affermare: «in una visione teocentrica noi cristiani abbiamo già un martirologio comune»(ibidem).

Non di meno, sarà di grande importanza saper raccogliere concretamente gli esempi di coloro che hanno effuso il loro sangue e hanno testimoniato la loro fede fino a subire la morte nell'Europa di questo secolo, in Asia, in Africa e altrove. Sarà di grande importanza per tutte le Comunità, la proposta lanciata dal Santo Padre di preparare un "Martirologio comune" ossia un Catalogo dei testimoni della fede di questo secolo, in cui, le Chiese e le Comunità ecclesiali, in comune possano rendere testimonianza all'opera di salvezza che il Signore ha compiuto per il loro tramite.

Un "Martirologio comune", grazie a coloro che "sono la prova della potenza della grazia" e "sono nella comunione di Cristo glorioso", aiuterà a comprendere meglio la comunione che già esiste tra coloro che sono stati incorporati in Cristo per mezzo del Battesimo, a riscoprire e a potenziare la loro vocazione a ricercare l'unità che il Signore desidera per tutti i suoi e a esprimerla concretamente (cf Ut Unum Sint n.84).

(1) Il discorso al termine della Via Crucis al Colosseo, nel: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XVII, 1 (1994) Gennaio-Giugno, pp.856-857.

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