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In cammino verso il Padre

Pellegrinaggio alle fonti
Roger Etchegaray

«Â…Scoprire Dio come Padre è compiere un pellegrinaggio alle fonti, alla fonte stessa della nostra esistenza. Ci occorre dunque un’anima di pellegrino. Ma solo un figlio può conoscere il proprio padre. Solo Gesù Cristo conosce il Padre. Secondo l’espressione di San Ireneo: egli è “l’esegeta del Padre”, cioè nel senso etimologico della parola, colui che può decifrarlo, interpretarlo, poiché ne è l’icona vivente, il riflesso.

E’ dunque con lui che dobbiamo camminare verso il Padre. E’ lui, più di noi, il vero pellegrino, poiché il suo cammino è un’andata e ritorno. Il Vangelo di Giovanni ci dice: “Sono uscito dal Padre e venuto nel mondo. Ora lascio il mondo e ritorno dal Padre” (Gv 16, 28). Quale sventura questo figlio, destinato ad un perpetuo movimento! Ma lui è più di un pellegrino del Padre e verso il Padre perché, in fondo, non l’ha mai lasciato. “Io e il Padre siamo una cosa sola” a tale punto che se il Figlio non può esistere senza il Padre, lui, il Padre, non sarebbe più il Padre se il Figlio non esistesse più. Eccoci immersi nel circuito trinitario che è tutt’altra cosa di un circuito lineare. Alla dossologia “Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo” che esprime l’eguaglianza delle persone divine, conviene preferire una dossologia meno appiattita, più strutturata che manifesta il dinamismo della vita divina: “Gloria al Padre, per il Figlio, nello Spirito”…

Sia che noi siamo padre, reverendo padre o santo padre, siamo tutti in cammino verso nostro Padre che è nei cieli. Ma, in quanto preti, il nostro pellegrinaggio si accompagna al ministero al servizio di tutti i pellegrini, il ministero del perdono dei peccati. Mi piace ciò che dice il Vangelo di oggi: Che cosa è più facile dire: ti sono rimessi i peccati o alzati e cammina? Duplice movimento che si sovrappone: va a casa tua, sollevato dal perdono dei peccati più che dalla guarigione della paralisi. Il letto non doveva essere troppo pesante per colui che aveva il cuore leggero perché perdonato.

Preti pellegrini verso la casa del Padre, siamo i ministri della riconciliazione presso tutti i fedeli, tutti pellegrini.

Prima di tutto, il sacerdote è colui “che accoglie; tuttavia non si limita ad aspettare, ma sta di vedetta, vede da lontano (Lc 15,20).

...La gioia di tutto il cielo per un solo peccatore perdonato echeggia nell’animo del sacerdote che invita a “far festa e rallegrarsi” nel mistero della Pasqua. “Perché tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato” (Lc 15, 32)…».

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