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Giubileo nel mondo

Africa Meridionale
“Tornate nella Casa del Padre”

La Conferenza episcopale dell’Africa meridionale - di cui fanno parte i vescovi di Sudafrica, Namibia, Lesotho, Botswana, Swaziland - ha pubblicato un documento intitolato “Venite, tornate nella Casa del Padre”. I vescovi descrivono luci e ombre nella Repubblica Sudafricana. Vi è un divario scandaloso tra ricchi e poveri, centinaia di migliaia di persone vivono in tuguri e migliaia non hanno un lavoro stabile. Abbondano la violenza e la paura nelle strade e nelle case, la corruzione distrugge la tempra morale della società. Molti si sentono esclusi dalla “Casa del Padre”: persone non di razza bianca, donne spinte ai margini della famiglia di Dio, omosessuali, divorziati, ragazzi e ragazze che hanno avuto un padre violento o non hanno mai conosciuto il loro padre, disabili fisici o mentali.

Ma i vescovi segnalano anche i segni di speranza: la Repubblica Sudafricana ha una Costituzione invidiata da molti altri Paesi; nella “nazione arcobaleno”, così profondamente divisa in passato, si accettano sempre più le culture degli altri; è cominciato un urgente processo di risanamento delle ferite mediante iniziative di riconciliazione in tutto il Paese; sono state create strutture per proteggere i diritti umani e promuovere la riforma agraria.

I vescovi danno suggerimenti a quattro livelli. Anzitutto nella propria Chiesa, per rendere la liturgia un atto di preghiera che accetti tutti nella comunità adorante, per inserire la fede nella propria cultura e la cultura nella propria fede. Poi, per quanto riguarda tutta l’Africa, i vescovi si chiedono: che si può fare per sostenere “l’urgente appello” rivolto dal Papa nella Esortazione Ecclesia in Africa al “Fondo Monetario Internazionale, alla Banca Mondiale e a tutti i creditori stranieri di alleggerire gli opprimenti debiti dei Paesi africani”? La Conferenza episcopale dell’Africa meridionale unisce la sua “forte voce” all’appello di molte persone di annullare, in occasione del Giubileo, tutti i debiti verso l’estero dovuti dai Paesi svantaggiati economicamente. Circa il terzo punto, la Repubblica Sudafricana, i vescovi ricordano che nel 1999 vi sono le elezioni e che ognuno dovrebbe usare il voto saggiamente. Promuoviamo - essi esortano - una cultura di vita e non di morte, sostenendo l’insegnamento della Chiesa sul valore sacro della vita umana e sul dovere di preservare l’integrità dell’ambiente. Infine, nel proprio quartiere, vi possono essere una comunità senz’acqua, una via resa insicura da una guerra tra bande, una strada pericolosa, un’autorità locale che non serve la gente che rappresenta. Guardatevi intorno - concludono i vescovi - e, anche in piccola misura, cercate di edificare la “Casa del Padre” ovunque viviate. 

Malawi
«Il nostro cammino verso il Giubileo»

Il Malawi, 94mila chilometri quadrati e circa 10 milioni di abitanti, in maggioranza animisti, confina con Tanzania, Mozambico e Zambia. Mons. Joseph Kimu, Vicario generale della diocesi di Mangochi, nel febbraio 1998 ha partecipato in Vaticano all’incontro del Comitato centrale del Giubileo con circa 200 rappresentanti dei Comitati nazionali per la preparazione all’Anno Santo.

In un articolo, Mons. Kimu ricorda che i vescovi del Malawi iniziarono la preparazione al Giubileo nel settembre 1996, pubblicando una Lettera pastorale dal titolo “Camminiamo insieme nella fede: il nostro pellegrinaggio verso l’anno 2000”. Più recentemente, la Conferenza episcopale ha diffuso un’altra Lettera pastorale  intitolata “Tornate a Me e vivete”. In essa - riaffermando che l’Anno Santo è un momento spirituale unico di grazia, pentimento e rinnovamento - i vescovi esortano i cristiani e tutte le persone di buona volontà a un sincero pentimento, mentre ci avviciniamo al terzo millennio. «Vi invitiamo - essi scrivono - a riacquistare il senso del peccato di fronte ad aborto, violenza sessuale, rapina a mano armata, adulterio, menzogna, corruzione, stregoneria e ubriachezza».

In modo particolare durante la Quaresima, la Chiesa in Malawi promuove il dialogo con le altre Chiese cristiane nel Paese e con l’Islàm e le religioni tradizionali africane. Per fornire un sussidio pastorale alle comunità locali è stato suggerito di tradurre nella lingua nazionale, il chichewa, il libro “Del tuo Spirito, Signore, è piena la terra”, pubblicato dalla Commissione teologico-storica del Comitato centrale del Giubileo. 

America 
Messico

Dal dolore alla speranza

Mons. Samuel Ruiz García e Mons. Raúl Vera López, rispettivamente vescovo e coadiutore della diocesi di San Cristóbal de Las Casas, nello Stato del  Chiapas, all’estremo sud del Messico, hanno pubblicato una Lettera pastorale intitolata “Dal dolore alla speranza”. Poiché gli abitanti della diocesi sono in maggioranza Indios, che hanno sofferto e soffrono povertà ed emarginazione, i due vescovi parlano a lungo della loro condizione e delle nobili qualità che i poveri riescono ad esprimere. «Fedele alla missione data da Gesù di annunciare la Buona Notizia ai poveri - si legge verso la fine della Lettera pastorale - la nostra diocesi si è assunta la missione prioritaria di realizzare un’evangelizzazione integrale e liberatrice dei poveri. A loro ha annunciato l’amore di Dio, il rispetto della dignità della persona umana, la giustizia a cui ogni essere umano ha diritto per il fatto di essere figlio di Dio».

«In un mondo - scrivono Mons. Ruiz e Mons. Vera - pieno di ingiustizie e menzogne, di offese alla dignità umana e di omicidi, d’impoverimento e mancanza di libertà, com’è quello in cui viviamo in modo speciale nel Chiapas, la costruzione del Regno di Dio implica una trasformazione delle attuali condizioni sociali, politiche, economiche e culturali. Ma anche, e soprattutto, esige la trasformazione del cuore di ogni persona, di ogni famiglia, di ogni villaggio e di tutto il nostro Paese».

I due vescovi della diocesi di San Cristóbal de La Casas così concludono il loro messaggio per la preparazione al Giubileo: «Gesù disse ai suoi discepoli: “Voi siete il sale della terra” (Mt 5,13). A questo siamo chiamati: a trasformare il nostro ambiente, la nostra società. Come il sale, anche se piccolo e umile, così noi cristiani, con la nostra testimonianza umile, onesta e con la nostra parola, siamo chiamati a trasformare atteggiamenti di odio in perdono, la divisione in cammino verso l’unità, la disperazione in apertura e speranza, i conflitti in sfide per l’azione, la morte in vita, la stanchezza in animo rinnovato».

Asia
Corea
Un movimento per il Giubileo

«Il Giubileo ci invita alla conversione, alla penitenza, al pentimento e all’impegno per la giustizia, la pace e l’unità. Con questo stile di vita vogliamo divenire cristiani maturi e prepararci a rispondere al mondo». Lo hanno scritto i vescovi della Corea, nel messaggio con cui hanno annunciato di aver creato il Movimento “Nuovo giorno, vita nuova” che intende attuare lo spirito del Giubileo in modo concreto. «Questo periodo di preparazione al Giubileo - aggiungono i vescovi coreani - ci offre l’occasione per approfondire la nostra fede e proclamare il messaggio del Vangelo al mondo con convinzione, per compiere ogni sforzo per trasformare la nostra comunità: familiari, vicini, compagni di lavoro e l’intera società in cui viviamo. Anzitutto, dobbiamo rinnovare noi stessi,  proclamare il Vangelo e testimoniare la sua verità al mondo».

Il Movimento opererà in quattro dimensioni: “rinnovare se stessi”, “edificare una famiglia autentica”, “essere buoni vicini”, “camminare insieme”. I vescovi danno consigli pratici su ciascuno dei quattro punti. Circa il primo, essi esortano a cominciare qualunque attività con una preghiera, a studiare la Parola di Dio e gli insegnamenti della Chiesa. In merito alla famiglia, la Conferenza episcopale incita a pregare e dialogare con i familiari, a comprendere e rispettare la sacralità della vita, a servire la comunità con i propri familiari. Per quanto riguarda il buon vicinato, essa invita a chiedere perdono e perdonare, ad aiutare e a condividere i beni gli uni con gli altri, a dedicarsi alla causa della pace. Infine, per camminare insieme, si deve pensare e operare insieme, pregare e operare per l’unità dei cristiani, rispettare le altre religioni, impegnarsi per la riconciliazione della nazione coreana, amare la natura e rispettare l’ambiente.

«Questo tempo di preparazione al Giubileo - concludono i vescovi coreani - è il momento di pregare e rientrare in noi stessi alla luce del Vangelo di Cristo, di sperare e seguire la guida dello Spirito Santo presente in noi, di gioire nel perdonarci gli uni gli altri e di ricuperare i valori perduti della ricca tradizione biblica del Giubileo».

Europa 
Polonia
Osservatorio sull’Europa Orientale

Un bilancio della preparazione del Grande Giubileo del 2000 in Polonia e nei Paesi dell'Europa centro-orientale è stato fatto recentemente a Varsavia nel corso di un Colloquio internazionale sul tema "La Chiesa universale e la Chiesa  polacca alla vigilia del Grande Giubileo". Al Colloquio, cui ha partecipato il Cardinale Roger Etchegaray, presidente del Comitato Centrale del Grande Giubileo, erano presenti il presidente del Comitato nazionale polacco Mons. Henryk Muszynski, il segretario generale della Conferenza episcopale mons. Tadeusz Pieronek, vescovi e autorità ecclesiastiche polacche e di Bielorussia, Ucraina, Lituania, repubblica ceca, slovacchia. E' stato fatto anche il punto sulla prossima visita pastorale di Giovanni Paolo II in Polonia.

Nel corso del convegno è stato presentato l'ultimo numero dell'edizione polacca di "Tertium Millennium", organo del Comitato nazionale polacco per il Grande Giubileo. Il fascicolo rievoca il pellegrinaggio che il vescovo di Cracovia Karol Wojtyla compì in Terra Santa nel dicembre del 1963 (lettera ai sacerdoti di Cracovia), cui viene aggiunto il testo della lettera indirizzata da Giovanni Paolo II nel novembre 1997 alla Chiesa di Gerusalemme.

L'arcivescovo Muszynski commenta il sondaggio d'opinione sul tema "Inchiesta terzo millennio" condotto dalla rivista durante tutto il 1998 ascoltando l'opinione di teologi,  personalità della cultura, politici, giovani. Secondo l'autore, la parte più importante dell'inchiesta sono le opinioni dei giovani: "Il motivo è semplice: i giovani non analizzano il concetto della fede, non fanno delle domande tipo: cosa vuol dire credere, ma semplicemente danno una grande e sincera testimonianza, raccontando cosa significhi, come funzione la fede nella loro vita". Concludendo, mons. Muszynski afferma che "il Giubileo è un'unica occasione per rinnovare e approfondire la propria fede e lo spirito evangelico".

Nella sezione ecumenismo viene pubblicato il documento  della commissione vaticana per i rapporti religiosi con l'ebraismo: "Noi ricordiamo: riflessioni sulla Shoa". Di seguito, un articolo di padre Cantalamessa su  "La Chiesa di fronte a Israele".

Slovacchia
Mostra su l'Ecce Homo

La Galleria di Nitra e la Conferenza Episcopale slovacca hanno organizzato in preparazione al Grande Giubileo del 2000 una mostra d'arte sacra sul tema dell'Ecce Homo. Nitra, la città del primo vescovo slovacco e dei santi Cirillo e Metodio, ha offerto dunque un'ampia proposta di diverse espressioni artistiche, segno di ripresa dell'arte sacra in questo Paese dell'Est europeo dopo il conformismo del periodo comunista e i primi accenni di rinascita successivi alla "rivoluzione di velluto" del 1989.

Quarantacinque artisti erano presenti con un totale di 120 opere non tutte figurative. Gli espositori hanno trovato una molteplicità di espressioni, tra le quali sono rintracciabili anche il dubbio e l'interrogativo dell'uomo di fronte alla fede e al mistero di Dio.

All'inaugurazione della mostra, Mons. Frantisek Rabek, presidente della Commissione artistico-culturale della Conferenza Episcopale slovacca, ha detto che il tema prescelto era un invito a guardare a Cristo, ma anche a guardare all'uomo di questo secolo che ha fatto cose grandi nella scienza  e nella tecnica, ma ha anche dato forma, con il nazismo e il comunismo, al disonore dell'uomo. Quindi, ha concluso, solo con l'Ecce Homo, che è Cristo, si può trovare il rinnovamento dell'uomo e dell'artista.  

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