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Le giornate giubilari - Curia romana

Al servizio di Pietro al servizio della Chiesa

Massimo Aquili

Il Giubileo della Curia romana è cominciato con una lunga processione, tra mille sorrisi e saluti di volti familiari che si riconoscono, in Piazza San Pietro soleggiata alle 10 della mattina del 22 febbraio, Festa della Cattedra di San Pietro. Al canto dei salmi, gli oltre 4mila partecipanti hanno tagliato in due l’emiciclo berniniano mentre salivano lenti verso la basilica colmando il corridoio rettilineo che le transenne avevano disegnato dall’obelisco al cancello centrale della facciata. E più la Porta Santa si avvicinava, più il raccoglimento e la preghiera si facevano strada tra le migliaia di dipendenti laici che lavorano per la Santa Sede, magari in Segreteria di Stato, nelle Congregazioni o nei Pontifici Consigli e negli altri organismi centrali come la Prefettura della Casa Pontificia, tribunali e commissioni, ma anche prestando la propria opera al Governatorato, alle poste piuttosto che ai telefoni o ai magazzini annonari della Città del Vaticano. Alcuni erano accompagnati dalle proprie famiglie, hanno portato con sé i propri figli e congiunti, tanti i pensionati. Dietro i laici, i sacerdoti della Curia, oltre 450, e 60 vescovi, tra cui l’Arcivescovo Giovanni Battista Re, Sostituto della Segreteria di Stato, e l’Arcivescovo Crescenzio Sepe, Segretario del Comitato Centrale del Grande Giubileo. Alla fine del corteo 30 cardinali. A chiudere la fila il Segretario di Stato Card. Angelo Sodano, affiancato dal Card. Roger Etchegaray, presidente del Comitato Centrale del Grande Giubileo e il Prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede Card. Joseph Ratzinger. Precedevano di pochi passi il Papa, che giusto alle 11 si è unito al corteo dalla cappella della Pietà michelangiolesca per attraversare la navata centrale e raggiungere l’altare della Confessione tra gli applausi della famiglia “al servizio del Vescovo di Roma”.

La celebrazione eucaristica

L’ingresso in Basilica del Santo Padre ha coagulato in un istante i sentimenti di tutti verso “l’amore per la Chiesa e l’amore per il Papa”, come aveva auspicato il Card. Sodano la sera prima, durante la preghiera comune in Piazza San Pietro. Come da tradizione la statua del Principe degli Apostoli nella navata centrale era ornata dei paramenti sacri, con la tiara e l’anello. Si è pregato in tutte le lingue, per la Chiesa, per il Papa e i Vescovi, per coloro che lavorano al servizio della Santa Sede e i presenti, per la famiglia umana, per i malati e le vittime della guerra. Al leggìo si sono alternati rappresentanti della Guardia Svizzera e dell’Apsa, dell’Osservatore romano e della Segreteria di Stato, del Vis e dei Musei Vaticani. “Tu sei Cristo”: su questa professione di fede di Pietro, e sulla conseguente dichiarazione di Gesù: “Tu sei Pietro” si fonda la Chiesa. Un fondamento invincibile, che le potenze del male non possono abbattere: vi è la sua tutela, la volontà stessa del “Padre che sta nei cieli”, ha affermato il Santo Padre all’omelia, commentando la pagina del Vangelo di Matteo sul primato di Pietro (16,13-19) nella quale Gesù formula la domanda di sempre “Voi chi dite che io sia?”. Prendendo spunto dalla prima lettura, un passo dal libro del profeta Ezechiele (34, 11-16), il Papa ha poi evidenziato il carattere pastorale del ministero petrino, che “qualifica, di riflesso, la natura e il servizio della Curia romana, la cui missione è appunto di collaborare con il Successore di Pietro per lo svolgimento del compito affidatogli da Cristo di pascere il suo gregge”. Ha preso poi spunto dal “tradimento” di Pietro e il successivo pentimento, quasi una “seconda conversione” del Principe degli apostoli, per affermare ancora che “il ministero petrino non si fonda sulle capacità e sulle forze umane, ma sulla preghiera di Cristo, che implora il Padre perché la fede di Simone non venga meno” e ribadire che “il nostro varcare la Porta Santa, per attingere la grazia del Grande Giubileo, deve essere animato da un profondo spirito di conversione”.

La preparazione
È la prima volta che si celebra il Giubileo della Curia, una novità di questo Anno Santo “L’esempio alla conversione bisogna che parta proprio da coloro che più sono vicini al Papa, che vive personalmente questa dimensione di profondo radicamento in Cristo, di totale abbandono in lui” , ha affermato Mons. Crescenzio Sepe, alla vigilia dell’evento giubilare. Un esempio che ha riguardato anche il modo in cui l’evento giubilare è stato condotta e vissuta la preparazione scandita in più tappe lungo tutto il mese. A partire dalla celebrazione dei vespri del 4 febbraio, che ogni dicastero ha organizzato in maniera autonoma sul tema comune “Spiritualità al servizio della sede di Pietro”. L’8 febbraio, invece tutta la Curia si è ritrovata nell’Aula Paolo VI per il Rosario e la riflessione del card. Giacomo Biffi su “Conversione e rinnovamento”. “Il signore è instancabile - ha affermato il Cardinale con tono rassicurante - e non si scoraggia mai per quanto noi possiamo essere riottosi alle Sue iniziative di salvezza”. Terzo tappa di avvicinamento, il 15 febbraio, con l’Adorazione eucaristica, anche questa organizzata per gruppi di dicasteri e ciascuno con un proprio predicatore.
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