Jubilee 2000 Search
back
riga

  Testimonianze

Un ministero di frontiera per l’ “uomo tecnologico”

Tonino Cantelmi, medico psichiatra, coniugato con 3 figli, diacono da tre anni della Diocesi di Roma. E’ presidente dell’AIPPC Associazione Italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici fondata da alcuni diaconi permanenti.

Come è nata dalla sua professione la vocazione al diaconato?

Mi sembra che il Signore mi abbia chiamato ad un servizio molto curioso e particolare, in cui sono andate a confluire quelle che sono le mie esperienze di terapeuta e psichiatra. L’uomo del terzo millennio è un uomo ipertecnologizzato, ma anche disperso e smarrito nell’oceano della Rete, impaurito e nascosto proprio dietro l’apparente mediazione della tecnologia: così può innamorarsi in chat senza mai incontrare realmente la persona dalla quale virtualmente è amato. E mi chiedevo come parlare di Cristo a quest’uomo, superando le sue fobie e le ossessioni ed entrare nelle pieghe della sua sofferenza psicologica. Così è nato il mio ministero diaconale, curioso, di frontiera una sorta di psicodiaconato, dove sono andate a confluire alcune competenze professionali di tipo psichiatrico. Come psichiatra sono stato chiamato ad annunciare Cristo al di là delle mura del mio studio professionale e del mio ospedale. Così è nata un’Associazione, profondamente radicata nell’esperienza diaconale, sostenuta da molti diaconi permanenti psicologi e psichiatri che ha fatto cadere un tabù, quello cioè che lo psicologo fosse sempre e scientificamente neutro. Questo è falso, lo psicologo, lo psichiatra ha una antropologia di riferimento a volte implicita e noi cerchiamo con questa associazione di esplicitarla facendo riferimento ad una antropologia cristiana.

Quante persone mediamente si rivolgono allo psichiatra e allo psicologo?

In Italia sono circa 400 mila. Psichiatra e psicologo sono quindi oggi la frontiera d’incontro delle tensioni, dei problemi, delle sofferenze, del disagio.

Quali proposte per una evangelizzazione di frontiera?

Per esempio alcuni psicologi della nostra associazione stanno offrendo delle catechesi per sieropositivi, utilizzando anche la conoscenza delle complesse dinamiche psicologiche in gioco. Altri sono a sostegno di persone consacrate in difficoltà, altri ancora fanno una sorta di evangelizzazione negli ambienti universitari ed accademici. Non so dire come questa esperienza, profondamente radicata nella chiamata al diaconato, possa andare avanti, ma credo che il Si-gnore susciti risposte nuove per l’uomo d’oggi e non c’è dubbio che l’uomo d’oggi sia profondamente provato nella sua psiche. Eppure proprio attraverso la sofferenza psicologica può giungere ad intravedere il Mi-stero. La sofferenza psicologica è la modalità principale attraverso la qua-le l’uomo d’oggi esprime la sua ineludibile ricerca di senso.

top