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L'Anno dello Spirito Santo

PRESENZA DELLO SPIRITO SANTO TRA GLI ALTRI CRISTIANI

Eleuterio F. Fortino

La comunione vera, sebbene parziale, che esiste fra cattolici e cristiani di altre Chiese e Comunità ecclesiali, è sancita fondamentalmente dal battesimo che "costituisce il vincolo sacramentale dell'unità" (U.R. 22). Il battesimo avviene nel nome della Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo. Per suo tramite l'uomo è messo in relazione reale e personale con le Persone della Trinità. Lo Spirito, dato nel battesimo, inabita ormai nell'uomo. S. Paolo (1 Cr 6,19) può dire: "Non sapete voi che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che abita in voi, Spirito che avete da Dio?". L'unico Spirito di Dio, Signore che dà la vita, è presente continuamente in tutti i cristiani e genera frutti di santificazione e di testimonianza cristiana.

1. Due testi del Concilio Vaticano II affermano esplicitamente questa misteriosa e salvifica presenza dello Spirito Santo nella Comunità cristiana.

La Costituzione dogmatica sulla Chiesa descrivendo le "molteplici ragioni" (plures rationes) per le quali la Chiesa cattolica è congiunta con gli altri cristiani, dopo aver ricordato la fede in Cristo, il riferimento alle Sacre Scritture, il fondamento del comune battesimo, altri sacramenti ecc. conclude: "A questo si aggiunge (...) una certa vera unione nello Spirito Santo, poiché anche in loro con la sua virtù santificante opera per mezzo di doni e grazie, ed ha fortificato alcuni fino allo spargimento del sangue" (Lumen Gentium, 15).

In un passo parallelo il Decreto conciliare sull'ecumenismo indica che tra gli altri cristiani si possono trovare parecchi e segnalati elementi da cui la Chiesa è edificata e vivificata e nomina "la Parola di Dio scritta, la vita della grazia, la fede, la speranza e la carità, ed altri doni interiori dello Spirito Santo" (Unitatis Redintegratio, 3).

Queste constatazioni autoritative aiutano a far comprendere più realisticamente e dall'interno il significato pieno del fondamento teologico e dell'orientamento spirituale del movimento ecumenico che non è una iniziativa di tipo semplicemente relazionale o strategico per un rafforzamento della comunità cristiana, ma una qualità intrinseca e un impegno interiore all'essere stesso del cristiano.

2. Questa presenza dello Spirito non si limita ai singoli cristiani, ma opera nelle altre Chiese e Comunità ecclesiali come tali. In realtà queste comunità compiono "non poche azioni della religione cristiana che (...) possono senza dubbio produrre realmente la vita della grazia e si devono dire atte ad aprire l'ingresso nella comunione della salvezza". E' questa la ragione che giustifica e dà contenuto alla sintetica dichiarazione conciliare secondo cui "lo Spirito di Cristo non ricusa di servirsi di esse - appunto delle altre Chiese e Comunità ecclesiali - come strumenti di salvezza". E ciò nonostante che il Concilio rilevi che le altre Comunità cristiane abbiano delle "carenze" (Unitatis Redintegratio, 3). Nel mistero della salvezza non sono affatto spoglie di significato e di peso. Esse assolvono al mandato fondamentale di annunciare, nello Spirito Santo, la misericordia di Dio Padre che ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito. La fede in questo mistero è condizione per la salvezza.

Le altre Chiese e Comunità ecclesiali hanno annunciato - e continuano a farlo - l'Evangelo. Hanno fondato comunità missionarie, hanno promosso servizi di aiuto ai poveri, sofferto per la giustizia e la pace emananti dall'insegnamento del Signore. Il Santo Padre Giovanni Paolo II nella Lettera Apostolica Tertio Millennio adveniente ha segnalato i martiri di questo secolo: "la testimonianza resa a Cristo sino allo spargimento del sangue è divenuta patrimonio comune di cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti" (TMA, 37).

Il Santo Padre è ritornato sull'argomento nell'enciclica Ut Unum Sint in cui afferma: "in una visione teocentrica, noi cristiani già abbiamo un martirologio comune. Esso comprende anche i martiri del nostro secolo, più numerosi di quanto non si pensi, e mostra come, ad un livello profondo, Dio mantenga fra i battezzati la comunione nell'esigenza profonda della fede, manifestata con il sacrificio della vita" (UUS, 84). Il Santo Padre riassume così l'intera argomentazione: "Laddove esiste la sincera volontà di seguire Cristo, spesso lo Spirito sa effondere la grazia in sentieri diversi da quelli ordinari. L'esperienza ecumenica ci ha permesso di comprenderlo meglio" (ibidem).

Mentre ci avviciniamo alla celebrazione del Giubileo cresce in tutte le Chiese e Comunità ecclesiali l'attenzione alla testimonianza cristiana - al di là delle frontiere confessionali - resa nel nostro secolo per cui si avverte il bisogno di una commemorazione, affinché rimanga la loro memoria ad edificazione delle generazioni future. Si sa che sono in progetto cappelle-memoriali in Inghilterra per iniziativa anglicana, in Svezia per iniziativa luterana, e altrove. Sarebbe un atto di valore, celebrativo del Giubileo, una commemorazione ecumenica di tanti testimoni sorti dalle diverse Chiese e Comunità ecclesiali. Una dossologia al Signore che con il suo Spirito ha fatto dono al mondo di una tale nube di testimoni.

3. La presenza dello Spirito nei cristiani diventa la dinamica verso l'unità voluta da Cristo per i suoi discepoli. La Costituzione dogmatica lo aveva segnalato: "Lo Spirito suscita in tutti i discepoli di Cristo desiderio e attività, affinché tutti nel modo da Cristo stabilito, pacificamente si uniscano in un solo gregge" (Lumen Gentium 15).

L'analisi storica del movimento ecumenico fa scoprire la stessa dimensione: "Oggi, per impulso della grazia dello Spirito Santo, in più parti del mondo con la preghiera, la parola e l'opera si fanno molti sforzi per avvicinarsi a quella pienezza di unità che Gesù Cristo vuole" (Unitatis Redintegratio, 4). Dal Concilio Vaticano II in poi questa realtà ha assunto dimensioni molto più ampie ed impegnative.

Una simile constatazione non proviene dalla riflessione dei cattolici, soltanto, ma si tratta di una convinzione molto estesa nel movimento ecumenico.

Lo Spirito Santo, la Chiesa e la sua unità, sono stati sotto forme diverse, sempre presenti nella riflessione ecumenica. Il tema è stato sottolineato sia dai protestanti che dagli ortodossi. Lo si ritrova nelle Conferenze di "Fede e Costituzione" del periodo che precedeva la formazione (1948) del Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC) e poi nella conferenza di Lund (1952), nell'Assemblea Generale del CEC di New Delhi (1961) e così di seguito nelle successive Assemblee. L'attuale Segretario generale del CEC, il Dr. Konrad Raiser, afferma: "Lo Spirito Santo e la Chiesa è il tema che il movimento ecumenico ha affrontato con maggiore intensità" ("Spirito Santo e riflessione ecumenica", in "Dizionario del Movimento ecumenico", Bologna 1994). L'Assemblea generale dì Nairobi (1975) in proposito aveva affermato: "Coloro che prendono parte alla vita di Cristo e lo confessano come Signore e Salvatore, liberatore ed unificatore, sono riuniti in una comunità il cui autore e sostegno è lo Spirito Santo. Questa comunione dello Spirito trova il suo scopo primo e fine ultimo nella celebrazione dell'Eucaristia e nella glorificazione del Dio uno e trino. La dossologia è la suprema confessione, quella che trascende tutte le nostre divisioni".

Questo è un discorso che resta aperto tra i cristiani. A proposito il decreto conciliare sull'ecumenismo chiede che non "si rechi pregiudizio ai futuri impulsi dello Spirito Santo".

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