Gesù ai nostri giorni - Emile Poulat
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L'Anno dello Spirito Santo

La Testimonianza

GESU’ AI NOSTRI GIORNI

Emile Poulat

Vi fu un tempo in cui l’umanità si vedeva proiettata in un futuro cronologicamente breve: qualche millennio, non di più. Sapeva da dove veniva e dove andava. Oggi l’uomo ha appreso, grazie ad un minuscolo fossile, al frammento di un osso, a ciò che resta di un antico utensile, che la sua origine risale alla notte dei tempi, a milioni di anni fa. Ma queste scoperte hanno mandato in frantumi il suo concetto di avvenire.

Viviamo, soprattutto in Occidente, nella società dell’ "usa e getta"; moderna forma del secolare fenomeno del "vandalismo", una sorta di accanimento nella distruzione. La grande lezione della storia è, al contrario, l’insostituibile valore di tutto ciò che testimonia il passato, ma anche il lunghissimo tempo che fu necessario all’uomo per "ominizzarsi" ed "umanizzarsi". Ed è proprio in questa umana avventura ridimensionata, rivoluzionata, che l’uomo ha fallito al punto che occorre oggi riscrivere e rivivere il mistero cristiano.

Per un uomo dalla memoria lunga quale io sono, è bene "capitalizzare" tutto di questa storia religiosa, non buttare via niente, aggiungere pagina a pagina a questa opera incompiuta senza lasciarsi schiacciare dal peso del passato.

Si parla molto, oggi, di "dialogo interreligioso" associato ad una "teologia delle religioni": non è forse questo un invito a riunire i due Testamenti in cui si rivelano il Dio biblico e quell’oggetto virtuale che Victor Hugo chiamava la Bibbia dell’Umanità?

La mia generazione era ben lungi dal riuscire a concepire orizzonti così vasti, nella nostra ingrata giovinezza, come non ne sarebbero stati capaci neppure i maestri che ci formavano.

Gesù per me fu in primo luogo ciò che respiravo di un ambiente familiare tanto profondamente cattolico quanto poco clericale, dove si doveva rigare dritti e dove si pregava tutti insieme: la devozione andava di pari passo con la virtù.

In seguito vi fu l’istituzione del catechismo; il più minuscolo fra i libri scolastici con le sue domande-risposte da imparare a memoria. Che mi sarebbe rimasto di tutto ciò, mi chiedo, se non vi fosse stato l’"humus" della famiglia, poi la lettura dei brani del Vangelo e successivamente la scoperta della Storia Santa?

Il primo shock, il primo flash a sedici anni, al cinema: il film americano Green Pastures (Verdi Pascoli) realizzato ed interpretato da attori di colore degli Stati Uniti, protestanti in senso pienamente biblico. Essi non vivevano in Dio: era Dio Padre che viveva in loro.

A quello stesso anno risale il primo "allarme" discreto nei confronti delle difficoltà che la Genesi presenta per il lettore contemporaneo. "Assisterete tra non molto" – erano i primi echi di una fase di oscurantismo teologico – "alla crisi modernista".

A differenza di Jacques Duquesine, avevo ben presto perduto il mio candore.

"Gesù e il suo tempo" (era il titolo di Daniel Pops, 1945) o Gesù nel nostro tempo è pur sempre il segnum contradictionis, un segno di contraddizione ambivalente - secondo la risposta data alla domanda "E voi, chi dite che io sia?", ma anche, qualunque fosse la risposta, di fronte all’infinita varietà delle rappresentazioni di cui è oggetto, da ormai venti secoli.

Dal Pantacreator al Gesù operaio o artigiano del nostro secolo nella stessa Chiesa, in seno alla stessa fede, c’è un abisso. E il Gesù rivoluzionario o liberatore non potrebbe rappresentare forse una versione modernizzata e opposta alla prima?

Non sono divenuto né un esegeta, né un teologo. Mi sono accontentato, modestamente, di laurearmi in sociologia e divenire uno studioso del cristianesimo, allontanatosi presto dalla sua famiglia, senza conflitti interiori né conti in sospeso con chicchessia, ma con una coscienza sempre più viva dei problemi creati fra noi da quegli stessi uomini che si proclamano di Gesù e professano la fede cristiana.

Ormai consapevole delle esigenze e dei limiti della discipline universitarie, mi sono letteralmente tuffato per lunghi anni nella storia complessa, intricata del modernismo e, al suo opposto, dall’ integralismo, senza mai legarmi all’uno o all’altro, ma con la preoccupazione di comprendere il senso della loro antitesi sotto la duplice pressione della nostra società liberale e della sua cultura erudita.

Come dedicarmici senza restarne io stesso invischiato? Lo storico non può rimanere estraneo alla storia, come il sociologo alla società in cui vive.

Il Cristianesimo messo a nudo dalla critica sociale o intellettuale, è un passaggio obbligato come un percorso sui carboni ardenti.

La "notte critica" è altrettanto reale della "notte mistica", senza che per questo si debbano confondere le due cose.

"Al principio era il Verbo, il Logos". Nel corso dei secoli, la fede in Dio non può fermarsi ad un grido; deve farsi linguaggio trasmissibile. "Portare il Vangelo ai confini della terra" significa dare forma intellegibile al messaggio cristiano per intenderlo noi stessi per primi e farlo intendere agli altri.

Il sapere universitario, avulso dalla parola di Dio, è divenuto maestro nella critica dell’umano linguaggio, mentre la cultura contemporanea, sempre più poliglotta, familiarizza con altri linguaggi e perde l’intelligenza naturale del linguaggio cristiano.(1)

A questo punto mi si impongono con forza tre prospettive:

  1. La necessaria revisione alle fondamenta di una cristologia che si è lasciata incantare da veri e propri "romanzi" teologici, più vicini a certi apocrifi – che cosa non si è potuto leggere della "coscienza di Cristo"? – che non ai Vangeli canonici. Occorre ritornare ad una maggiore sobrietà e modestia, accettare che vi sia un segreto della vita, dell’opera e della persona di Gesù, sulla linea di quello che gli esegeti hanno definito il "segreto messianico". I "confidenti" di Dio devono mostrarsi più discreti, dopo tante, troppe intemperanze.
  • Nell’epoca dell’ecumenismo e dell’ "onnimediatico", nessuno chiede alle grandi chiese storiche di rinnegare la propria confessione di fede, ma tutte devono sapere che ormai il monopolio del discorso su Gesù sta sfuggendo loro di mano. Senza eccessiva preoccupazione per il dogma, quest’ultimo è ormai di dominio comune. "Gesù" è iscritto nel patrimonio storico e culturale dell’umanità, senza "diritti riservati". Ne parla chi vuole, come vuole e il risultato può essere sconcertante. Le Chiese annunciano una nuova Pentecoste, ma è la Torre di Babele che è tornata, anche fra gli stessi cristiani (2).
  • In questo contesto, bisogna dunque rinunciare a disperarsi? Piangere e gettare la spugna? Miguel de Unamuno, che ha vissuto intimamente questa lacerazione, l’ha espressa in un titolo magnifico ed ambivalente, L’agonia del cristianesimo (3) ispirato a Pascal: " Cristo sarà in agonia fino alla fine dei tempi ". La critica, che ci appare oggi imprescindibile, resterà sempre insufficiente. La Bibbia viene consegnata indifesa ai sapienti che hanno tutto il diritto di esercitare su di essa il loro talento, ma non è per loro, né per compiacere le loro capacità intellettive che è stata scritta. Attraverso i loro testi, essi non raggiungono se non una sorta di credenza virtuale. Restano la fede viva ed il Vangelo vissuto da uomini e donne la cui fede si fonda sull’agapè – che è amore e che traduciamo con la parola " carità " - secondo cui la preghiera abita incessantemente in noi e parla il suo linguaggio. Bisognerebbe parlare meno per meglio ascoltare quel linguaggio che non sempre trova le parole.

" Credere " è una definizione in qualche modo compiacente, troppo compiacente. " Seguimi " è un appello più esigente, rivolto ai discepoli di quel Figlio dell’Uomo in cui essi riconoscono il figlio di Dio. L’esperienza di Teresa del Bambino Gesù, dottore della Chiesa – suo unico titolo – è la testimonianza che il suo " piccolo cammino ", dapprima spirituale , non fu soltanto spirituale: esso comprende anche l’intelligenza del mistero di Cristo nel quale viviamo.

Émile Poulat


  • É. POULAT, Histoire, dogme et critique dans la crise moderniste, 3^ éd., Paris, A.Michel, 1996
  • É. POULAT, La Galaxie Jésus. Un Évangile et des Églises. Deux millénaires d’expansion chrétienne, Paris, L’Atelier,1994
  • 1.re éd.: Paris, 1925: 2e éd.: Paris, Berg International, 1996

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