Costruire un'autentica solidarietà in Africa
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Nigeria
COSTRUIRE UN’AUTENTICA SOLIDARIETA’ IN AFRICA

+ Anthony J.V.Obinna

Introduzione

Negli anni ‘40 e ‘50 un certo messianismo politico nato sull’onda del nazionalismo anti-colonialista imperante prese piede in molti Paesi africani. Sotto questa spinta l’indipendenza politica fu in alcuni casi strappata con la forza, in altri ottenuta pacificamente col consenso delle potenze colonizzatrici d’Europa intorno agli anni ’60.

L’entusiasmo per l’indipendenza nazionale, portò alla creazione di grandi programmi di sviluppo da parte dei vari governi africani che preannunciavano con toni quasi messianici quella abbondanza materiale e quel ritorno di splendore culturale che si sarebbero tradotti in un futuro radioso per gli Africani entro l’anno 2000.

Oggi, a circa quarant’anni dall’indipendenza, la grande euforia iniziale è svanita. Continue crisi politiche, economiche e sociali hanno lasciato gran parte delle popolazioni africane prostrate e indebolite da una miseria ancora più grande. Leaders e governi africani si guardano bene oggi dall’usare toni trionfali annunciando cibo e un tetto per tutti entro il 2000, peraltro ormai alle porte.

Questo vano messianismo politico, questo falso millenarismo hanno lasciato il posto, in molti Paesi africani, ad un diffuso senso di frustrazione, disperazione, tradimento, ad un malcontento che periodicamente esplode nella criminalità brutale, nella guerra civile e nella violenza inter-etnica.

Intervento divino

Le crisi e le tragedie che hanno colpito l’Africa non forniscono tuttavia un quadro completo dello stato e del futuro dell’Africa. Un silenzioso ma incisivo intervento divino nella storia, mediato dalla Chiesa e dalle associazioni di volontariato, ha reso possibile fornire cibo, alloggio, istruzione, servizi sanitari e indumenti a migliaia, e milioni di Africani che altrimenti sarebbero stati condannati ad una morte prematura dalla negligenza dei loro governi.

Questo divino "incoraggiamento" costituisce una continua esortazione agli Africani ad abbracciare quella via, quella verità e quella vita che è assolutamente capace di rovesciare il tragico destino dell’Africa e di estendere il raggio di azione della speranza, dell’aiuto e della gioia agli Africani.

A ben guardare questo intervento divino nella storia non è altro che Gesù Cristo crocifisso e risorto, il Figlio di Dio e Figlio dell’Uomo, del quale il Papa Giovanni Paolo II sta portando il mondo a celebrare l’Anniversario della nascita con uno straordinario Giubileo.

Già con l’Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, intitolata "Sinodo di Resurrezione, Sinodo di Speranza", l’Africa e gli africani avevano ricominciato ad abbracciare con maggiore fiducia quell’incoraggiamento divino che il Signore Gesù Cristo incarna. E noi stessi africani, aprendoci gioiosamente alla dinamica rinnovatrice di Gesù nostro Salvatore, dello Spirito Santo nostro Consolatore e di Dio nostro Padre amorevole – i grandi temi della celebrazione del Giubileo – abbiamo una straordinaria opportunità in più di rinnovare la nostra vita e dare alle nostre nazioni lo slancio e la direzione di un cammino divino per la loro crescita ed il loro adeguato sviluppo.

Solidarietà umana – La chiave di volta

La solidarietà con i propri fratelli è quasi proverbiale in Africa. Papa Giovanni Paolo II punta proprio su questo tema nella sua Esortazione post-Sinodale, Ecclesia in Africa (EA) con queste parole: "Le culture africane hanno un profondo senso della solidarietà e della vita comunitaria. In Africa è impensabile celebrare una festività senza che vi sia la partecipazione dell’intero villaggio" (n.43).

Questo genere di solidarietà familiare, contadina ha la sua naturale collocazione nella vita di ogni giorno ed è sempre stata fonte di forza per gli individui, le famiglie e i piccoli gruppi. Ma nel più vasto contesto moderno di stato, nazione e comunità internazionale, viene richiesto molto più dell’immediata identificazione e della familiarità fra persone e gruppi per costruire comunità e culture umane.

Permane l’incapacità della maggior parte degli Africani, e specialmente dei leaders politici, a riconoscere e a realizzare che la nazione e lo stato non sono che moderne famiglie più vaste in cui ciascun membro possiede la stessa dignità umana fondamentale e gli stessi diritti del Presidente della Repubblica o del Governatore dello Stato, peraltro pienamente responsabili delle numerose tragedie politiche, economiche e sociali che le nazioni e gli stati africani continuano a sperimentare.

La solidarietà dei villaggi africani e il senso della comunità hanno bisogno di essere rivisitati ed ampliati per accedere a quelle famiglie della nuova umanità di cui stiamo per entrare a far parte. Con la sua catechesi sulla solidarietà umana Papa Giovanni Paolo II fornisce direttive autorevoli agli Africani per la ricostituzione di quello spirito di solidarietà che comprende piccole e grandi porzioni di umanità. La sua definizione di solidarietà è un vero e proprio invito e una sfida ad abbracciare la spinta amorevole e premurosa dell’autentica solidarietà.

"La solidarietà ci aiuta a vedere l’‘altro’ – sia esso una persona, un popolo o una nazione – non solo come una sorta di strumento, con una capacità lavorativa ed una forza fisica da sfruttare a basso costo e da scartare poi quando non ci servisse più, ma come nostro prossimo, un "aiuto (cfr. Genesi 2, 18-20) con cui condividere, fra simili, il banchetto della vita al quale siamo tutti indistintamente invitati da Dio" (Agenda per il Terzo millennio 1996, p.160).

La Grande Marcia della Solidarietà

Concepito in circostanze inizialmente imbarazzanti, nato nell’umile riparo di una stalla, poi deposto in una mangiatoia e costretto all’esilio senza aver ancora compiuto i due anni, Gesù cominciò fin dall’infanzia ad identificarsi in tutti coloro che avevano conosciuto il dolore della sventura, la pena del disprezzo e l’incertezza del "pane quotidiano".

Da adulto Egli si unì alla lunga fila dei farisei e dei sadducei, in attesa di Giovanni Battista per il battesimo. Giovanni lo avrebbe poi indicato come 1"Agnello di Dio" che toglie i peccati del mondo. Questa identificazione terrena di Gesù, il Figlio di Dio, con gli sventurati, i reietti, i diseredati e i colpevoli della terra, è quella che ha reso la Buona Novella così trainante per gli Africani. Assieme ai vescovi presenti al Sinodo sulla Chiesa in Africa, Papa Giovanni Paolo II vede Cristo come il Buon Samaritano che è venuto per guarire le ferite inflitte agli africani in due millenni di storia da predatori di ogni risma.

Dal momento in cui Gesù si manifesta nel suo ministero pubblico – portando gioia al povero, liberando i prigionieri dalla loro oppressione e dal peccato e guarendo ogni forma di malattia, fisica, psicologica e spirituale - è questa la grande marcia della solidarietà! - una umanità nuova, amorevole e zelante è venuta alla luce, una umanità in cui ogni essere umano è invitato a condividere e a co-creare. Papa Giovanni Paolo II evidenzia il valore che questa marcia della solidarietà implica per una umanità nuova.

"Dobbiamo dunque amare il nostro fratello, anche se si tratta di un nemico, con lo stesso amore con cui Dio lo ama; e per amore di quella persona dobbiamo essere pronti al sacrificio, anche per l’ultimo degli uomini; dare la propria vita per i fratelli" (cfr. 1Gv. 3,16).

Dell’Africa si potrebbe affermare a buon diritto che i risultati raggiunti nel tentativo di creare un più profondo senso di umanità fra i diversi gruppi etnici, stati, nazioni e religioni, si devono in gran parte allo spirito cristiano di solidarietà dei primi missionari e di quelli attuali. Africani e non africani hanno reso testimonianza attraverso la predicazione, la catechesi, l’istruzione, le cure sanitarie, le opere sociali, lo sviluppo economico e l’amministrazione dei sacramenti.

Questa grande marcia della solidarietà deve essere ulteriormente intensificata ed estesa in Africa per incarnare più profondamente e ampiamente l’amore, la riconciliazione, la giustizia e la pace che sono implicite nell’autentica solidarietà.

Costruire la solidarietà nella solidarietà

Nel suo Messaggio della Giornata Mondiale per la Pace del gennaio 1998, incentrato specificamente sulle diseguaglianze e le turbolenze delle nazioni africane, Papa Giovanni Paolo II ha parlato di "globalizzazione nella solidarietà, globalizzazione senza marginalizzazione". Il Pontefice considera tale sfida come la più grande sfida posta alla nostra famiglia delle nazioni mentre ci avviamo verso il 21° secolo. Così che in Africa, come in Europa, America, America Latina e Medio oriente, ciascuno possa identificarsi con gioia e sentire di essere un membro degno e rispettabile della famiglia umana, i cui diritti fondamentali sono quelli di essere rispettato e tutelato legalmente in base ad un imperativo divino e umano (poiché dalla giustizia di ciascuna deriva la pace per tutti, 4-5).

Date le gravi difficoltà da parte di molti leaders africani a riconoscere i loro compatrioti come titolari della stessa dignità umana fondamentale e degli stessi diritti, la sfida del Papa di globalizzare la solidarietà, di lasciar fluire amore, giustizia e pace come rivoli di uno stesso fiume per ogni africano potrebbe sembrare semplicemente troppo idealistica alla stragrande maggioranza dei governanti. E tuttavia questa sfida va sostenuta.

Invero, per la maggior parte dei comuni cittadini in Africa – Cristiani, Musulmani e tradizionalisti – una simile istanza e sfida potrebbero essere considerate impossibili poiché i meccanismi dell’egoismo e dell’individualismo hanno permeato profondamente e ampiamente ogni sfera della vita umana. Anche fra coloro che vivono nel santuario ecclesiale e guidano il cammino nella grande marcia della solidarietà non è tutto così scontato. Benché la Chiesa rappresenti la solidarietà per molti , ve ne sono ancora molti altri che devono essere condotti alla gioia e alla libertà di quella solidarietà che Gesù Cristo porta con sé.

Poiché a diversi livelli, ciascuno ha la sua parte di colpa nel fallimento della costruzione di una autentica solidarietà in Africa, nessuno può esimersi dall’impegno di costruire la solidarietà. Tutti e ciascuno siamo inderogabilmente chiamati ad essere parte cosciente della solidarietà umana che cerca di costruire e promuovere una più ampia solidarietà.

Lo Spirito del Grande Giubileo

"Gesù Cristo è il nuovo principio di tutto: tutto in lui si ritrova, viene accolto e restituito al Creatore dal quale ha preso origine." (Tertio Millennio Adveniente, n.6).

Se l’Africa vuole riuscire a costruire una autentica solidarietà umana fra i suoi cittadini , un nuovo cuore e un nuovo spirito dovranno essere acquisiti da un sempre crescente numero di leaders e di cittadini. Data l’ umana resistenza al cambiamento, seppure in senso positivo, solo la grazia divina può effettuare la necessaria trasformazione.

Per questa ragione lo spirito del Grande Giubileo mediato da Dio Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo deve essere invocato da tutti e per tutti così che la gioia di Dio possa fluire più liberamente attraverso le nostre menti, i nostri cuori e le nostre mani. Nella grande gioia con cui Dio nostro Padre ha creato tutto ciò che è buono e bello, ogni africano è chiamato alla sfida di creare e fare del suo ambiente un posto di gioia e di pace in cui tutte le creature di Dio, specialmente quelle umane, siano le benvenute. Laddove qualcuno rimanesse escluso nel partecipare alla bontà e alla gioia divina, altri dovranno levare la loro voce al suo posto o intervenire perché ciò non avvenga.

Nella grande libertà con cui lo Spirito Santo opera ogni cosa in ogni luogo, gli Africani impareranno ad utilizzare il loro talento con maggiore generosità , proprio nella distribuzione di quelle risorse che Dio ha messo nelle loro mani.

La purificazione dei loro spiriti e delle loro menti da parte dello Spirito Santo sarà garantita in tal senso. La solidarietà cresce in misura direttamente proporzionale alla generosità.

Con la grande umiltà del Signore Gesù Cristo che venne per servire e non per essere servito, gli Africani, in special modo quelli che occupano posizioni di leadership, dovranno vivere una vita più semplice, più vera e più pronta al perdono. Ci sono troppe rivendicazioni e ferite in Africa. Solo lo Spirito giubilare di Gesù può trionfare su di essi nel perdono e gettare le basi per una effettiva costruzione della autentica solidarietà in Africa.

Poiché Gesù Cristo è il nuovo principio di tutte le cose, come Giovanni Paolo II ha opportunamente insegnato, noi Africani abbiamo tutte le ragioni e il bisogno di abbracciare l’incoraggiamento divino, la grande solidarietà umana e lo Spirito del Grande Giubileo che continua a incarnarsi nell’incessante pellegrinaggio dell’umanità verso Dio.

+ Anthony J.V. Obinna

Presidente del Comitato Nazionale per il Giubileo

Conferenza Episcopale cattolica della Nigeria

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