Con Paolo VI verso il Giubileo
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CON PAOLO VI VERSO IL GIUBILEO

Giuseppe Scotti

"Noi pensiamo che l’Anno Santo può essere nel disegno di Dio un’ora di grazia per le anime, per la Chiesa, per il mondo". La parola che Paolo VI diceva ai pellegrini giunti a Roma nel settembre del 1973 e che partecipavano a una delle udienze generali aveva uno scopo ben preciso: preparare il cuore dei fedeli a vivere quello straordinario, e per certi aspetti sorprendente, momento di Chiesa che è il Giubileo. Ecco, sorprendentemente, la stessa opinione ritorna nella lettera apostolica Tertio Millennio Adveniente. E’ il documento con il quale Giovanni Paolo II ha invitato, fin dal 1994, tutta la Chiesa a prepararsi a quell’appuntamento che, scrive, è sempre un tempo di particolare grazia, un giorno benedetto dal Signore.

Tempo di grazia, giorno benedetto dal Signore, tempo di carità e di rinnovato fervore religioso, momento per risvegliare le coscienze: sono alcune delle molteplici e ricche espressioni con le quali Paolo VI aiutava la Chiesa, il popolo che è di Dio, ad entrare in un anno che molti, in quel particolare momento storico, semplicemente volevano che non avesse luogo, non si celebrasse. Ebbene, Paolo VI, contro gli umori del tempo e della moda, volle che si celebrasse l’Anno Santo.

Anno tutto benedetto, quello giubilare. Anno da affrontare e vivere – scriverà più di vent’anni dopo da quella catechesi Giovanni Paolo II – con un "carattere gioioso".

Il filo di questi pensieri ritorna, oggi, grazie a un volume della Libreria Editrice Vaticana. Vengono riproposti con cura i testi con i quali Paolo VI spiegava il senso dell’Anno Santo. Sono offerte le stesse parole con le quali il Papa aiutava i fedeli ad entrare in quell’"unico grande fiume" capace di vedere tutta la storia cristiana e a godere della rivelazione dell’amore di Dio fatta dall’uomo. Autore di un simile lavoro, frutto di amore appassionato per il defunto Pontefice, è un prete milanese: don Giorgio Basadonna. Al libro è pure unita una cassetta audio realizzata grazie al contributo dell’archivio storico della Radio Vaticana. Il titolo - "Con Paolo VI verso il Giubileo del duemila" - spinge il Cardinale Roger Etchegaray a scrivere nella prefazione che è forte "la convergenza dei temi giubilari con quelli proposti da Giovanni Paolo II per il prossimo Anno Santo".

Un volume, dunque, che ripropone il pensiero di Paolo VI e un’audio-cassetta che offre all’ascolatatore emozioni che si pensavano impossibili.

"Con Paolo VI verso il Giubileo del duemila" è un vero cammino dove, insieme alla radicalità della fede e della religione alla quale si è chiamati, si fa più semplice e grande lo stesso ricordo di Papa Montini. Un Papa pieno di gioia, che invita e introduce gli uomini suoi fratelli a godere del grande bene della fede e dell’amore di Dio. Un Papa che sorprende l’ascoltatore quando nella catechesi, con un linguaggio semplice e immediato, introduce il fedele nella comprensione del "Padre Nostro" aiutandolo a sostare davanti al mistero di un amore immenso e smisurato.

Paolo VI, il Pontefice che traduce per i fedeli, anche i più semplici e digiuni da studi teologici, il mistero della Trinità Santissima di Dio così come Agostino la intuiva e ne scriveva nel De Trinitate. Un Papa che rende il mistero santo di Dio accessibile, affascinante. Un racconto che è tutto splendida rivelazione d’amore e di vita.

Probabilmente l’ascoltatore o il lettore del volume si troverà in forte sintonia con il Cardinale Etchegaray che intuisce e scrive: "Due Papi al declino della loro vita che incitano ostinatamente gli uomini a guardare all’alba annunciata dalla nascita del Salvatore. Due sentinelle intrepide agli avamposti della storia". E forse è giusto che sia così. Forse non è possibile altrimenti nella vita di fede di un Papa.

In Paolo VI e in Giovanni Paolo II diventano una cosa sola quelle che il vangelo di Luca presenta come la particolare vocazione del vecchio Simeone e quella, altrettanto significativa, della profetessa Anna.

Anziani, Simeone e Anna, anziani Paolo VI e Giovanni Paolo II. Entrambi vedono, nella grandezza della loro fede, il Messia promesso e gioiscono perché il Signore è fedele nella sua storia d’amore con l’uomo. Ma non basta: mentre intravedono già in questa nostra storia all’opera tutto l’amore di Dio, ne fanno un annuncio pieno di forza e di giubilo a tutti coloro che incontrano.

Non è proprio un caso se, nel cuore dell’Anno Santo del 1975, Paolo VI se ne esce con quella lettera – la Gaudete in Domino – la cui sigla sta in quell’espressione di Pascal che come sigillo a tutta la lettera, ma anche a tutta la vita dell’anziano Pontefice: Gioia, gioia, gioia, pianti di gioia"! E a Paolo VI fa eco, nella Tertio Millennio Adveniente Giovanni Paolo II: "Il termine giubileo parla di gioia, di giubileo che si manifesta all’esterno".

Tutto questo dice una verità semplice, lineare: "un Giubileo è fatto per … giubilare", scrive il Cardinale Etchegaray. E continua nella prefazione: "Se c’è stato un Papa che ha voluto sottolineare l’aspetto festoso di un Anno Santo è stato Paolo VI". Festa che ha una radice, un cuore, una sorgente zampillante. E’ Paolo VI a dire: "La parola più esaltata e più profonda: la parola che riferita al suo supremo e autentico significato tutto comprende e tutto spiega: la parola "Amore". Dio è amore. Questa è la rivelazione ineffabile, di cui il Giubileo con la sua pedagogia, con la sua indulgenza, col suo perdono e finalmente con la sua pace piena di lacrime e di gioia, ci ha voluto riempire lo spirito oggi, e sempre la vita domani: Dio è amore!" Bisogna ascoltare con quanta forza, quanto calore, quanta trasparenza di voce e di intimità con il Signore, Paolo VI fa una simile affermazione. Tutto questo entra nel cuore e lascia una traccia indelebile nella frenesia della vita quotidiana, nel trambusto delle cose da fare, nella banalità delle preoccupazioni che distolgono lo sguardo dal mistero santo di Dio.

Di questo libro che è dono, significativo, grande, bello è giusto anche ringraziare. Il primo grazie va a don Giorgio Basadonna che ha scelto i testi delle catechesi degli anni 1973-1975 e li ha classificati e li ha ripartiti in sette capitoli ai quali ha aggiunto una breve premessa. A lui, immediatamente si aggiunge il grazie ai tecnici della radio Vaticana che hanno reso possibile nuovamente ascoltare il Papa che ha, ora, il volto del maestro perché prima è stato testimone credibile dell’Invisibile al quale tutto si è donato. A questo punto, tuttavia, va pure detta e scritta la parola "grazie" a monsignor Pasquale Macchi che di Papa Montini custodisce la memoria con amore filiale e sempre più assomiglia allo Scriba del vangelo che estrae dal suo tesoro cose antiche e cose nuove. La lunga consuetudine di vita con Paolo VI – a Milano prima, a Roma poi – lo hanno spinto a farsi promotore di questa iniziativa che, a pieno titolo, si inserisce nel cammino della Chiesa verso il Giubileo del Duemila. Paolo VI si chiedeva se la tradizione dell’Anno Santo meritasse "di essere mantenuta nel tempo nostro, tanto diverso dai tempi passati e tanto condizionato da un lato dallo stile religioso impresso alla vita ecclesiale dal recente Concilio, e dall’altro dal disinteresse pratico di tanta parte del mondo moderno verso espressioni rituali di altri secoli". Questo volume, veramente, aiuta tutti "a prepararsi al grande giubileo dell’inizio del terzo millennio rinnovando la speranza dell’avvento definitivo del regno di Dio".

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