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L'anno del Padre - Testimonianza

Davanti ai miei occhi si apriva la strada verso il Padre
Cardinale Miloslav Vlk - Arcivescovo di Praga

Già nella mia infanzia e nella mia giovinezza sono stato educato ad avere un rapporto con Gesù, poiché ho avuto la fortuna di  crescere in una famiglia cristiana. Lo svolgersi dei tempi dell’anno era scandito da segni concreti della Sua presenza e del Suo agire. Ricordo lo spirito di festa con cui allestivamo a casa il presepio in occasione del Natale, il senso di mistero con cui seguivo la via crucis nel periodo della Quaresima, i diversi riti liturgici del grande triduo Pasquale e soprattutto la celebrazione gioiosa della Pasqua di Risurrezione. Anche la prassi quotidiana e settimanale della vita cristiana ruotava attorno a Gesù: la partecipazione alla Messa domenicale, la preghiera davanti al  tabernacolo. Per noi bambini il grande avvenimento era la prima comunione. La Sua presenza concreta nell’Eucarestia era garantita dai  sacerdoti che avevano ricevuto il mandato di "fare questo in memoria di me". Il Dio che sentivamo vicino e in cui ci avevano insegnato a credere era Gesù.  Il Padre, poiché non aveva una festa tipicamente sua nel corso dell'anno liturgico, in realtà, rimaneva piuttosto lontano e "fuori" dello spazio della prassi quotidiana della nostra fede, nonostante il fatto che pregavamo ogni giorno il "Padre nostro". La festa della Santissima Trinità appariva molto misteriosa ed estranea alla vita. Nonostante i tentativi di spiegazione catechistica che potevamo ascoltare, essa risultava un enigma che non toccava la dinamica vitale della storia della Salvezza. Anche lo Spirito Santo stava un po' ai margini: egli era celebrato a Pentecoste ed in occasione della Cresima, ma appariva evanescente. Gesù aveva riempito lo spazio della mia vita e della mia fede e le altre due persone divine erano rimaste piuttosto nell'ombra.

Quando da adulto mi sono interrogato su questa mia fede ho trovato in diverse espressioni di Gesù una riposta che mi sembrava soddisfacente: "Filippo, chi vede me vede il Padre" (Giov 14, 9), "Tutto mi è stato dato dal Padre mio" (Lc 10, 22)... Certo ero sulla strada giusta in quanto Gesù è veramente l’unica via, ma la meta della sua Incarnazione era la Rivelazione del Padre ed il dono dello Spirito e per me il Padre e lo Spirito erano rimasti sempre ai margini. La mia fede era semplicemente statica senza che me ne rendessi conto.

La dittatura comunista, nella quale ho trascorso la maggior parte della vita adulta, ci ha tenuti separati dallo sviluppo del pensiero conciliare della Chiesa. Per noi era proibito uscire dalla "prigione" comunista per poter venire in contatto con le ricerche, le riflessioni teologiche, i libri che si stavano diffondendo in altri paesi liberi. Le opere di teologia potevano penetrare oltrecortina  con grande difficoltà e rischio. Ma il muro quasi impenetrabile del comunismo è stato invece traforato, a sorpresa, da un’altra realtà: le nuove spiritualità, radicate nel Vangelo, che si andavano sviluppando a livello di vita vissuta nella Chiesa. Penso in particolare alla spiritualità dell'unità dei Focolari. Queste spiritualità  hanno portato una nuova "dinamica" nella nostra fede e ci hanno fatto uscire dalla staticità della nostra vita cristiana.

L’essere discepoli di Gesù di Nazareth porta alla fondamentale  "scoperta" che  Dio è Amore ed alla scelta di questo Dio come "ideale" per la prassi quotidiana della propria vita. Il Figlio incarnato è venuto sulla terra per donare alla nostra vita una dinamica divina, per portare il nostro vedere, il nostro pensare ed il nostro agire all’interno della vita trinitaria di Dio stesso. Davanti ai nostri occhi si apriva pian piano la strada verso il Padre, come la sorgente di tutto l’amore e di tutta la vita divina portata a noi dal Figlio, suo inviato. Ci siamo sentiti afferrati nel gioco di amore della Trinità stessa. Già su questa terra, nella nostra storia, potevamo vivere e sperimentare quell’amore divino versato nei nostri cuori. Vivendo concretamente la carità evangelica reciproca, sperimentavamo fra noi la viva presenza del Risorto suscitata dal Padre nella forza dello Spirito Santo. Questa presenza di Gesù in mezzo a noi non era primariamente finalizzata all’adorazione od al culto come lo era la presenza nella Santissima Eucaristia, ma ci "parlava" del Padre, ci orientava verso di Lui e ci faceva entrare in Lui. Abbiamo scoperto che Dio-Amore non si può capire senza sperimentare nella vita vissuta questa "dinamica" dell'amore portata da Gesù sulla terra che già partecipa della vita d’amore che è in Dio. Era proprio quell’amore "dinamico" del Padre verso il Figlio nello Spirito Santo, quella "circolazione" della vita divina che ci affascinava e ci traeva dentro. Cominciando a vivere questa vita abbiamo presto capito che questo amore versato nei nostri cuori doveva  avere la stessa caratteristica, cioè doveva circolare. Così si è aperta la strada a riconoscere il Padre come la sorgente eterna dell'amore che viveva nel Figlio: "Tutto mi é stato dato dal Padre mio" (Lc 10,22) e così ci è stato chiaro che Gesù era venuto sulla terra per far "circolare" anche tra noi, con la forza dello Spirito Santo, questo amore.

La "conseguenza" di questo Amore tra noi era la comunione fraterna che era un dispiegarsi dell'amore trinitario. Abbiamo assaporato nel buio e nella oppressione comunista cosa era la felicità: la certezza di un Padre che ci abbraccia e la realtà di costituire fra noi la famiglia dei figli.

La luce di questa esperienza ha poi cominciato a illuminare anche la celebrazione della liturgia Eucaristica. Il saluto: "Il Signore sia con voi", all'inizio della Messa, risuonava ora come l’augurio della presenza del Risorto in mezzo a noi o come una sfida per essere nell'amore, per averlo con noi. Siamo diventati progressivamente coscienti che soprattutto nell’azione liturgica Gesù ci guida verso il Padre.

Non soltanto le orazioni della Messa, ma anche l'inno solenne del prefazio e soprattutto le preghiere eucaristiche, hanno un interiore dinamismo che ci orientano e ci portano al Padre: "Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio, Padre onnipotente... nell'unità dello Spirito Santo ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli...".

Il volto del Padre cominciò ad essere più concreto, più presente, più vicino. Ci rendemmo conto, poco alla volta, che sia la presenza di Gesù in mezzo a noi che si realizza dove c’è l’amore evangelico reciproco, sia la Sua presenza nella sacra liturgia erano la stessa realtà della Sua vita terrena in Palestina duemila anni fa: rivelavano il Padre, guidavano verso Lui e ci portavano nel Suo seno. Sentimmo che in questo modo la  fede diventava  matura, si realizzava nella  pienezza e ci riempiva di gioia.

Credo che la grande scansione trinitaria della preparazione al Giubileo del 2000 e soprattutto questo ultimo anno, dedicato al Padre, siano per me la coronazione della crescita della mia fede, il compimento del passaggio da un cristianesimo statico dell’infanzia ad un cristianesimo trinitario della maturità.
Praga, 2 aprile
1999  

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