Jubilee 2000 Search
back
riga

Dal Giovedì Santo alla Pasqua di Resurrezione

L’impronta eucaristica del Giubileo

Corrado Maggioni

L’intimo nesso che ancora il Giubileo all’Eucaristia è stato richiamato dal Santo Padre nell’appassionata Lettera rivolta ai sacerdoti per il Giovedì Santo 2000, significativamente firmata nel Cenacolo a Gerusalemme: la riscoperta del ministero sacerdotale alla luce dell’Eucaristia e il far riscoprire questo tesoro alle comunità cristiane «è un impegno che assume una rilevanza speciale in quest’Anno Giubilare» (n. 15). Già nella Tertio Millennio adveniente, in relazione al Congresso Eucaristico Internazionale che si terrà a Roma dal 18 al 25 giugno, il Papa così si esprimeva: «Il Duemila sarà un anno intensamente eucaristico: nel sacramento dell’Eucaristia il Salvatore, incarnatosi nel grembo di Maria venti secoli fa, continua ad offrirsi all’umanità come sorgente di vita divina» (n. 55). Queste parole ci instradano ad intendere il Giubileo come un anno permeato dalla dinamica eucaristica. Non potrebbe essere diversamente, essendo la celebrazione dei santi misteri il vertice di ogni preghiera della Chiesa, dall’invocazione della misericordia divina, al rendimento di grazie, alla comunione col Dio vivente, ieri oggi e nei secoli.

La memoria

Il Grande Giubileo è motivato dal ricordo del bimillenario della nascita di Gesù Cristo. E’ il ricordo di un evento passato che, tuttavia, non appartiene ai secoli andati, poiché rischiara l’intera esistenza dell’umanità: il presente e il futuro del mondo acquistano pieno senso alla luce della persona di Gesù. La sua nascita ricentra il fluire del tempo, aprendolo all’eterna comunione dell’uomo con Dio. Ora, l’efficacia salvifica di questo fatto storico è incessantemente elargita nel tempo attraverso i sacramenti, in modo speciale l’Eucaristia: il suo ritmo settimanale è un po’ come una regolare una trasfusione di sangue per chi vi partecipa. L’Eucaristia è infatti il memoriale di quel Gesù che si è incarnato, è morto ed è risorto per la salvezza di tutti gli uomini, di ogni tempo. Comunicare al sacramento del corpo e del sangue del Signore, significa attingere adesso e qui alla grazia salvifica del corpo e sangue del Figlio di Dio nato dalla Vergine per la nostra salvezza. Il legame tra l’evento di Betlemme, culminato nella Pasqua di morte e risurrezione, e il mistero dell’Eucaristia è così richiamato da Santo Padre: «Da duemila anni, la Chiesa è la culla in cui Maria depone Gesù e lo affida all’adorazione e alla contemplazione di tutti i popoli. Che attraverso l’umiltà della Sposa possa risplendere ancora di più la gloria e la forza dell’Eucaristia, che essa celebra e conserva nel suo seno. Nel segno del pane e del Vino consacrati, Cristo Gesù risorto e glorificato, luce delle genti (cf Lc 2,32), rivela la continuità della sua Incarnazione. Egli rimane vivo e vero in mezzo a noi per nutrire i credenti con il suo Corpo e il suo Sangue» (Incarnationis Mysterium 11). Che senso avrebbe il Giubileo per un fatto accaduto 2000 anni fa senza la possibilità di comunicare oggi alla salvezza elargita dalla nascita di Gesù? Ecco perché l’Eucaristia è il cuore pulsante del Giubileo! Aiuta a non dimenticare la presenza viva di Cristo tra gli uomini e per gli uomini.

 La conversione

Fin dal lontano 1300, il Giubileo si è sempre declinato con la conversione della vita: il pellegrinaggio a Roma e il passaggio per la porta santa sono i segni esteriori del cambiamento interiore richiesto a chi compie tali gesti. E’ facile capire che è del tutto vano recarsi a Roma o visitare le chiese indicate dal Vescovo nella propria diocesi, compiere in una parola le pratiche prescritte per ottenere l’indulgenza, senza però cambiare modo di pensare, di parlare e di agire... Il Giubileo – e il Papa lo ha ribadito più volte – è un forte appello alla conversione a Gesù Cristo. E convertirsi vuol dire operare una rotazione di direzione nel proprio cammino, un riorientamento di tutto se stessi verso la luce del Vangelo! Ora, anche la celebrazione dell’Eucaristia esige, in chi vi partecipa, la disponibilità alla conversione: chiama a convertirsi alla Parola di Gesù (per questo si leggono le Sacre Scritture, e in modo particolare il Vangelo) e al suo esempio di vita, ossia alla logica dell’amore che si dona per la vita altrui. Comunicare al corpo e al sangue del Signore porta con sé il desiderio di assomigliare di più a Colui che si riceve; implica l’impegno a “perdere” la propria esistenza ad imitazione di Cristo, che ha dato tutto di sé. Si comprende bene che la conversione predicata dal Giubileo fiorisce e matura mediante l’Eucaristia che celebriamo ogni domenica.

Il ringraziamento

Il passaggio al nuovo millennio deve essere scandito per tutta la Chiesa e per i singoli credenti dal canto di lode e di ringraziamento a Dio. E’ lo spirito indicato dal Papa nelle parole d’apertura della Bolla Incarnationis Mysterium: «Con lo sguardo fisso al mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio, la Chiesa si appresta a varcare la soglia del terzo millennio. Mai come in questo momento sentiamo di dover fare nostro il canto di lode e di ringraziamento dell’Apostolo: “Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo”…». Ora, tale inno di ringraziamento incessante si eleva a Dio in modo corale nella celebrazione dell’Eucaristia: il termine eucaristia vuol dire appunto ringraziamento. Infatti, ogni domenica ci raduniamo insieme per rendere grazie a Dio, che ci ha redenti in Cristo, per opera dello Spirito Santo. E’ quanto riecheggia nel cuore delle nostre Eucaristie, in modo specifico nel dialogo, tra il sacerdote e i fedeli, che introduce alla grande preghiera eucaristica: «Il Signore sia con voi… Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. E’ cosa buona e giusta. E’ veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza rendere grazie, sempre e in ogni luogo, a Signore, Padre Santo…». Non sono parole formali: dicono ciò che intendiamo fare quando celebriamo l’Eucaristica. L’esultanza del Giubileo trova dunque chiara espressione nell’Eucaristia celebrata nelle comunità cristiane, sparse per tutta la terra. Il progressivo ingresso nell’intima comunione con Cristo, Porta santa dell’incontro con Dio e i fratelli, è la vocazione che sprona il pellegrinaggio dei credenti. La pregustazione della comunione inseparabile con lui è già e non ancora del tutto elargita nell’Eucaristica, che di domenica in domenica, anno dopo anno, guida le generazioni umane a varcare con rendimento di grazie la soglia del tempio santo nella Gerusalemme del cielo. Donata da Gesù ai discepoli nel Cenacolo, «la presenza eucaristica – ricorda il Papa - ha percorso i due millenni della storia della Chiesa e la accompagnerà fino alla fine dei tempi» (Lettera ai sacerdoti per il Giovedì Santo 2000).
top