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  La fiaccola della Croce

“Cristo per noi si è fatto obbediente fino alla morte, e alla morte di croce. Con queste parole la liturgia del Venerdì Santo riassume quanto si compì  sul Golgota, duemila anni  or sono. L’evangelista Giovanni, testimone oculare, racconta gli eventi dolorosi della Passione di Cristo. Narra la sua dura agonia, le sue ultime parole: ‘Tutto è compiuto!’ e la trafittura del suo costato con una lancia da parte di un soldato romano. Dal petto squarciato del Redentore uscì sangue e acqua, prova non equivoca della sua morte, e dono estremo del suo amore misericordioso”. Ma dal Cristo “disprezzato e reietto”, “schiacciato per le nostre iniquità”, per noi che eravamo “sperduti come un gregge” brilla in questo giorno la speranza: “Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce ... il giusto mio servo giustificherà molti”. Così, “la Croce nella notte del dolore e dello smarrimento, è fiaccola che tiene viva l’attesa del giorno nuovo della resurrezione. Alla Croce di Cristo guardiamo con fede, questa sera, mentre per mezzo di essa vogliamo gridare al mondo l’amore misericordioso del Padre per ogni uomo”.

(dal discorso del Santo Padre al termine della  Via Crucis, Venerdì Santo, 2 aprile 1999)

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