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Sabato Santo

In ginocchio davanti al Sepolcro

A Gerusalemme Gesù “patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto”. Ed è nella Basilica del Santo Sepolcro che il Papa, appena entrato, si è inginocchiato davanti al luogo della sepoltura, la Pietra dell’Unzione dove fu deposto il corpo del Signore. Il Sabato Santo è un ponte tra il Venerdì e la Pasqua di Resurrezione, un giorno ancora di mestizia ma anche di attesa. Nella Basilica il mistero della morte e resurrezione di Cristo è chiaramente riflesso nella presenza contemporanea del luogo della Crocifissione, il Golgota, e del segno della Resurrezione, il sepolcro vuoto. Così, nel luogo due volte visitato da Giovanni Paolo II al culmine del suo pellegrinaggio giubilare, è possibile vivere in fondo il drammatico ma esaltante passaggio dal Golgota alla Tomba vuota, dalla morte al definitivo trionfo della vita. Il Santo Sepolcro è il “luogo di nascita di un’umanità nuova e risorta”, ed è anche il luogo dove la storia della salvezza conosce la sua apoteosi. Qui il nostro Signore Gesù Cristo è morto per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Come ha detto Giovanni Paolo II nell’Omelia della Celebrazione Eucaristica all’interno della Basilica, domenica 26 marzo, la Buona Novella della Risurrezione non può mai essere scissa dal mistero della Croce. Cristo si è offerto come sacrificio sull’altare della Croce. E non si può dubitare, ha anche detto il Papa, che presso il Santo Sepolcro e il Golgota venga data la forza per superare tutte le divisioni e operare insieme per costruire un futuro di riconciliazione e unità. Un auspicio tanto più forte “mentre celebriamo il Sacrificio Eucaristico in questo luogo, il più sacro al mondo”.

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