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La Madonna di Fatima e il Papa

+ Angelo Comastri

Arcivescovo-Delegato Pontificio di Loreto

È sempre rischioso dare un’etichetta a persone che la Provvidenza chiama a svolgere un ruolo straordinario. La missione di queste persone, infatti, ha un’ampiezza tale che non può essere racchiusa nella qualificazione di un solo aggettivo. Sono consapevole di questo rischio, eppure non esito a definire «mariano» il pontificato di Giovanni Paolo II. Sia ben chiaro: ogni pontificato è «mariano», perché ogni Papa fedelmente fa risuonare quanto il Vangelo afferma riguardo a Maria. Però in Giovanni Paolo II c’è una caratteristica, una totalità, una sensibilità tutta particolare in rapporto alla presenza e alla missione della Madonna. Il Suo stemma episcopale e pontificale è una vera carta di identità: la M che si staglia sullo sfondo azzurro, viene commentata dal grido del Figlio verso la Madre: «Totus tuus!». Come è bello tutto questo: bello umanamente e bello cristianamente!  Scrutando i passi e i gesti, meditando i discorsi e i documenti di Giovanni Paolo II si avverte che l’affetto per Maria è una sorgente di ispirazione che caratterizza il suo cammino alla sequela di Gesù. Infatti la prima visita del Papa fuori Roma, a pochissimi giorni dall’inizio del Pontificato, ebbe per meta una chiesina mariana cara alla devozione dei romani: il Santuario della Mentorella. E uno dei suoi primi discorsi di ampia risonanza fu parimenti dedicato a Maria: quello dell’8 dicembre 1978 nella Basilica di Santa Maria Maggiore. «Il Papa - disse - agli inizi del suo servizio episcopale sulla cattedra di San Pietro a Roma, desidera affidare la Chiesa in modo particolare a Colei in cui si è compiuta la stupenda e totale vittoria del bene sul male, dell’amore sull’odio, della grazia sul peccato; a Colei della quale Paolo VI disse che è «inizio del mondo migliore», all’Immacolata. Le affida se stesso, come servo dei servi, e tutti coloro che egli serve, e tutti coloro che con Lui servono». Affidarsi a Maria e affidare la Chiesa universale e ogni Chiesa particolare a Maria sarà una «costante» del Pontificato di Giovanni Paolo II: è lo stile «mariano» del Suo pontificato. Sempre l’8 dicembre 1978 disse: «Totus tuus ego sum et omnia mea Tua sunt. Accipio te in mea omnia (Sono tutto tuo e tutto ciò che ho è tuo. Sii Tu mia guida in tutto»). Ventidue anni sono passati, ma tutto è stato coerente sviluppo di questo gesto! A questo punto diventa chiaro e illuminante il gesto del papa che, dopo il drammatico attentato del 13 maggio 1981, va a Fatima a ringraziare la Madre, consegnandoLe la pallottola mortale, che però non è riuscita ad uccidere perché così era stato stabilito in Cielo; diventa chiaro il continuo pellegrinaggio del Papa verso i Santuari mariani, dove «si è come contagiati dalla fede di Maria» (Lettera per il VII centenario lauretano); diventa chiaro e luminoso il gesto del Papa, che stringe tra le mani la corona del Rosario per sentirsi aggrappato alla solidità e alla tenerezza della Madre; diventa chiara la fedeltà alla recita dell’«Angelus» che il Papa ha portato sulla piazza, sui monti e nei crocicchi del mondo intero. Diventa chiara anche la risposta della Madonna, che maternamente ha atteso Giovanni Paolo II per sentire dalla sua viva voce la proclamazione di Francesco Marto e di Giacinta Marto come nuovi beati: tutto è segno, tutto è messaggio, tutto è amore.
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