Da una nuova epoca a una nuova primavera
Jubilee 2000 Search
back
riga


DA UNA NUOVA EPOCA A UNA NUOVA PRIMAVERA

George Cottier

Tertio Millennio Adveniente (n. 36) contiene un invito a un serio esame di coscienza soprattutto per la Chiesa di oggi. "Alle soglie del Nuovo Millennio, i cristiani si devono porre umilmente in presenza del Signore per interrogarsi sulle responsabilità che anche loro hanno nei mali del nostro tempo". L'esame di coscienza abbraccia un vasto orizzonte; verte sulle eventuali responsabilità attive o passive, nel senso della permeabilità colpevole a influenze deleterie: indifferenza religiosa, secolarismo e relativismo morale, progressione della mancanza di religiosità, attacchi alla rettitudine della fede teologale e disorientamento dovuto a posizioni teologiche contrarie agli insegnamenti del Magistero, assenza di discernimento o perfino consenso alla violazione dei diritti umani fondamentali da parte dei regimi totalitari, corresponsabilità nelle forme gravi di ingiustizia e di emarginazione sociale.

L'elenco si conclude con la ricezione del Concilio , "questo grande dono dello Spirito Santo alla Chiesa al tramonto del secondo millennio". Per ciascuna della quattro Costituzioni conciliari è posta una domanda. Per misurare tutta l'importanza del tema, conviene riportarsi ai passi che dimostrano come questo avvenimento provvidenziale che fu il Concilio Vaticano II ha segnato l'inizio della prossima preparazione al Giubileo (N. 17 - 20). Infatti un avvenimento di tale importanza doveva inevitabilmente suscitare reazioni contrastanti: irritazione o rifiuto, o, al contrario, deviazioni nei pensieri e nella pratica in nome di un preteso "spirito del Concilio", disinvolto riguardo al contenuto. Questi estremi contengono in se' la loro evidente confutazione. Così l'esame di coscienza dovrebbe soprattutto vertere sulla fedeltà alle grandi intuizioni del Vaticano II, che forse non hanno ancora svelato tutte le loro ricche potenzialità. Tale fedeltà richiede discernimento, coraggio, perseveranza.

Nella riflessione che ci propone, Giovanni Paolo II attira la nostra attenzione sulla ricchezza del contenuto e sullo stile evangelico di un Concilio nell'insieme simile ai precedenti, eppure diverso. Il Vaticano II fu centrato sul mistero di Cristo e della sua Chiesa e al contempo aperto al mondo. Questa apertura fu la risposta evangelica alla recente evoluzione del mondo, di cui le tragedie del nostro tempo dimostrano quanto abbia bisogno di purificazione e conversione. Ereditando l'esperienza dell'epoca precedente, il Concilio ha aperto una nuova epoca della storia della Chiesa. Ha così contribuito alla nuova primavera della vita cristiana, che sarà il Grande Giubileo, se i Cristiani si mostrano docili all'azione dello Spirito Santo.

E' evidente che l'esame di coscienza cui siamo chiamati è intrinsecamente legato alla nuova evangelizzazione, che si presenta come la realizzazione del'afflato missionario del Vaticano II e del suo slancio di speranza teologale. Il messaggio della speranza è il messaggio della pienezza della vita, e chi dice vita dice l'emergere del nuovo. L'esame di coscienza sulla ricezione del Concilio deve certamente vertere sul contenuto, ma anche sul suo messaggio più direttamente spirituale. La nostra preparazione al Giubileo sarà veramente adeguata soltanto se sapremo assimilare in profondità questo messaggio. Giovanni Paolo II scrive: «Una grande ricchezza di contenuto ed il tono nuovo, sconosciuto fino ad allora, col quale le questioni sono state presentate dal Concilio, costituiscono come un annuncio di tempi nuovi. I Padri conciliari hanno parlato il linguaggio del Vangelo, il linguaggio del Discorso della montagna e delle Beatitudini. Nel messaggio del Concilio, Dio è presente nella sua signoria assoluta su ogni cosa ma anche come garante dell'autentica autonomia dalle realtà temporali"».

La nuova evangelizzazione parlerà il linguaggio del Vangelo, il linguaggio del Discorso della montagna e delle Beatitudini. In altri termini, l'annuncio del Vangelo deve essere esso stesso evangelico. Questo significa dire che la Chiesa, "sacramento universale di salvezza" (LG n.48) e i cristiani, per ciò che essi sono, intendono essere per così dire trasparenti alla vita nuova che annunciano. Si comprende perché la nuova evangelizzazione non si può dissociare, da parte dei discepoli di Cristo e per la loro stessa vocazione missionaria, da un cammino di conversione.

Si ricorderanno qui le parole di Paolo VI: «L'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri è perchè essi sono testimoni» (Evangelii Nuntiandi, n.41).

Il Discorso della montagna apre il cuore e lo spirito all'Assoluto di Dio, alla sua trascendenza e alla sua signoria. Parlare di stile evangelico della nuova evangelizzazione significa quindi sottolineare la sua qualità propriamente teologale. Questo punto mi sembra di capitale importanza. Oggi assistiamo a una esplosione di manifestazioni religiose anarchiche che sono la conseguenza delle frustrazioni spirituali causate dalla secolarizzazione. Disorientati e senza guida, molti si lasciano ingannare dalla falsa moneta, senza parlare delle tentazioni orizzontaliste, in cui il temporale e il religioso si trovano confusi. Tutti costoro hanno mai inteso parlare del Dio vivente? «Questa è la vita eterna, che conoscano te, l'unico vero Dio e colui che hai mandato, Gesù Cristo» (Giov 17,3).

E' soltanto alla luce di ciò che precede e nella prospettiva della preparazione al Grande Giubileo che si può definire lo spirito del Concilio. «Se cerchiamo qualcosa di analogo nella liturgia, si potrebbe dire che la liturgia dell'Avvento che ritorna ogni anno è la più vicina allo spirito del Concilio. Infatti, l'Avvento ci prepara all'incontro di Colui che era, che è e che viene» (cf Ap 4,8).

L'Avvento, è il tempo della "lieta speranza" (cf Rm 12,12). La speranza e l'attesa di Colui che viene guideranno il nostro esame di coscienza. Sarà necessario allora concentrare l'interrogativo su ognuno dei grandi temi del Concilio, di cui la TMA ci presenta la sintesi (cf n. 19). Aggiungiamo che anche quando medita sul proprio passato e sui peccati dei suoi figli, la Chiesa è sostenuta dalla certezza della speranza. Essa conosce la gioia propria di ogni Giubileo, la gioia della remissione dei peccati, la gioia della conversione (cf n. 32).

top