Verso il Duemila "se non del tutto uniti..."
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VERSO IL DUEMILA "SE NON DEL TUTTO UNITI..."

William Henn

Papa Giovanni XXIII ha ammesso che "provò una forte emozione sebbene fosse umilmente deciso per tale proposito", quando il 25 gennaio del 1959, annunciò la sua intenzione di convocare un Concilio ecumenico, davanti a un gruppo di diciassette cardinali riuniti nella cappella del monastero della Basilica di San Paolo Fuori le Mura. Non potevano esserci dubbi sul significato della scelta del Papa, riguardo al tempo e al luogo per fare questo annuncio. Esso è avvenuto nella principale chiesa di Roma dedicata a San Paolo, dopo una celebrazione in memoria della Conversione dell'apostolo - festa che ogni anno conclude l'annuale ottavario di preghiera per l'unità dei Cristiani. Papa Giovanni intendeva chiaramente che il Concilio non fosse solamente uno strumento per l'aggiornamento della Chiesa Cattolica, ma anche un contributo per la cicatrizzazione delle ferite che dividono le comunità Cristiane. Per enfatizzare ciò, il Papa aveva esteso l'invito ai fedeli delle altre comunità per far si che partecipassero alla "ricerca per l'unità e per la grazia", temi che sarebbero stati affrontati dal Concilio.

Il primo frutto di questa sua iniziativa apparve già nel 1964, con la dottrina ecclesiologica della Lumen Gentium e nella sua applicazione ecumenica nella Unitatis Redintegratio. Negli anni successivi, questi documenti hanno contribuito ad arricchire quanto Giovanni Paolo II ha riferito con gioia nel secondo capitolo della sua enciclica dedicata all'ecumenismo, Ut Unum Sint (41- 76). Qual è la visione fondamentale della Chiesa Cattolica riguardo al movimento ecumenico? Quali risultati concreti sono emersi da questa visione , subito dopo il Concilio?

I Principi Ecclesiologici per l'Ecumenismo

Il mandato cattolico per l'unità dei Cristiani si basa sulla convinzione che la Chiesa deve essere una. Questo è il volere stesso di Gesù Cristo, espresso chiaramente durante l'Ultima Cena, secondo quanto ci racconta il Vangelo di San Giovanni "Perchè tutti siano una cosa sola" (Gv17,21). Rivolgendosi alla chiesa di Corinto, che stava per dividersi in fazioni al seguito di Paolo, Apollo e Cheofa, San Paolodimostra che l'unità dei Cristiani si basa su Gesù, l'unico e solo salvatore. Egli chiede: "Cristo è stato forse diviso?" "Forse Paolo è stato crocifisso per voi, o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati?" (1 Cor 1,13).

In entrambe queste lettere e altrove, San Paolo insiste sul concetto che la Chiesa forma un solo corpo il cui capo è rappresentato da Cristo (1Cor 12,14; Rom 12,4-8; Ef 4,13; Col 1,18).

Papa Giovanni Paolo II sottolinea bene questo concetto e lo pone come impegno per aspirare all'Unità dei Cristiani: «Credere in Cristo significa desiderare l'unità; desiderare l'unità significa desiderare la Chiesa; desiderare la Chiesa significa desiderare la comunione della grazia, che corrisponde al piano divino che proviene dall'eternità. Questo è il il significato della preghiera di Cristo: Ut Unum Sint» (UUS 9). Il riferimento del Papa alla "comunione di grazia", può essere considerato come la chiave che rivela la visione cattolica della Chiesa e del movimento ecumenico.

Da un punto di vista più profondo, la Chiesa è "condivisione" o "comunione" nella vita di Dio (Gv 1,1-3; LG 1).

Il "varco" aperto dal Concilio Vaticano II, può essere collocato precisamente nel riconoscimento che, malgrado tutti i problemi, le divisioni e i contrasti avvenuti tra i cristiani nel corso dei secoli, non si è distrutta totalmente la "comunione di grazia" che ancora li unisce. (LG 15; UR 3). La Lumen Gentium parla dei "molti elementi di santificazione e di verità che si collocano fuori dei confini visibili" della Chiesa Cattolica (UUS 12). Questi elementi includono aspetti di fede, così come il credo nella Trinità di Dio, in Gesù Cristo come Verbo incarnato e unico Salvatore del mondo e nella Bibbia come la parola ispirata da Dio (LG 15; UR 20-21). Il Concilio, inoltre, riconosce la celebrazione del sacramento, come quello del battesimo, nelle altre comunità cristiane (LG 15, UR 3; 15, 22) e sostiene che lo Spirito Santo si serve di queste comunità come mezzi di salvezza (UR 3; UUS 10). Gli elementi ecclesiali al di fuori della Chiesa Cattolica, includono anche la testimonianza e la missione delle altre comunità, che hanno guidato molti Cristiani non cattolici, a vivere perfino eroicamente, le virtù della fede, della speranza e della carità (LG 15; UR 3, 14-23). Papa Giovanni Paolo, sembra gioire per questo quando scrive: «L'ecumenismo dei santi, dei martiri, è forse il più convincente. La communio sanctorum parla con voce più alta dei fattori di divisione» (TMA, 37).

Il Concilio Vaticano II descrive la comunione attraverso tre elementi principali: «la professione di una fede, la celebrazione comune del culto divino e la fraterna armonia della famiglia di Dio» (UR 2; UUS 9). Esiste inoltre, una vera, sebbene imperfetta, comunione, tra la Chiesa Cattolica e le altre comunità Cristiane (UR 3; UUS 11) a seconda della dottrina specifica e della vita liturgica e comune di ciascuna comunità.

L'ecumenismo consiste precisamente in queste iniziative che promuovono la crescita verso la piena comunione di fede, verso l'adorazione e la fraterna armonia, che ci permetteranno un giorno, di celebrare tutti insieme l'Eucaristia.

Questa fondamentale visione ecclesiologica, è stata accolta dalla teologia cattolica a partire dal concilio e da qui essa ha dato vita ad alcuni testi ufficiali come Guida per l'Applicazione dei Principi e delle Norme sull'Ecumenismo (1993), e l'enciclica Ut Unum Sint (1995). Inoltre, una delle qualità più sorprendenti del Catechismo della Chiesa Cattolica (1992), rispetto ai catechismi antecedenti al Concilio Vaticano II, è l'apprezzamento dei valori ecclesiali presenti nelle altre comunità Cristiane (n. 817-819) e l'incoraggiamento dato a tutti i credenti a lavorare insieme per raggiungere la piena comunione (n. 820-822).

Passi verso la piena Comunione

Nessuno può seriamente dubitare che i decenni successivi al Concilio Vaticano II, sono stati segnati da una crescente riconciliazione tra molte Comunità Cristiane. La Chiesa Cattolica ha preso parte attiva in questo movimento. Molte iniziative concrete verso l'unità sono state intraprese a livello locale, nazionale ed internazionale. Questi passi illustrano che il cammino verso la piena comunione non ha una sola dimensione, ma comprende vari tipi di attività.

Il Dialogo Ecumenico è, forse, una delle forme più conosciute dell'ecumenismo. La Chiesa Cattolica è impegnata nel dialogo ecumenico con gli Ortodossi e con le altre Chiese dell'Est, così come con molte comunità di Riformazione e di Post-Riformazione dell'Occidente, per esempio i Luterani, gli Anglicani, i Riformati (Presbiteriani), i Battisti, i Metodisti, i Discepoli di Cristo, i Pentecostali e gli Evangelici.

Questi dialoghi mostrano che il grado di comunione nella fede, tra i Cattolici e gli altri Cristiani può variare in modo sorprendente tra un partner e l'altro. Allo stesso tempo, tali dialoghi hanno dimostrato una profonda unità su molte dottrine centrali della fede Cristiana. Negli ultimi anni, molti dialoghi bilaterali hanno posto la loro enfasi sul tema della natura della Chiesa. Tali discussioni hanno confermato alcuni accordi di base tra i Cattolici e gli Ortodossi e hanno portato alla scoperta di molte convergenze ecclesiologiche con diverse comunità dell'Occidente - perfino su argomenti potenzialmente di disaccordo, come per esempio il ministero del primato esercitato dal Vescovo di Roma. Alla luce di questi sviluppi positivi e, in particolare, in risposta agli importanti progressi fatti nel dialogo multi-laterale della Commissione di Ordine e Fede, sotto l'egida del Concilio Mondiale delle Chiese, Papa Giovanni Paolo ha invitato altri capi ecclesiali e i loro teologi a dialogare con lui circa l'esercizio del primato papale all'interno della Chiesa (UUS 89, 95-96). Sarebbe difficile sopravvalutare l'importanza di questi sviluppi.

La preghiera e il rinnovamento o conversione spirituale sono stati definiti "l'anima del movimento ecumenico". Nell'enciclica Ut Unum Sint, Papa Giovanni Paolo spiega che pregare insieme con gli altri Cristiani non solo riconosce il nostro bisogno di ricorrere a Dio per raggiungere la piena comunione, ma ci fa comprendere, anche in maniera toccante, l'entità di quanto già siamo uniti con i nostri separati fratelli e sorelle. La preghiera comune vive il suo momento più forte soprattutto durante l'annuale ottavario di preghiera per l'unità dei Cristiani . Allo stesso tempo, le comunità locali hanno riscoperto altri momenti per pregare insieme e ascoltare la Parola di Dio. Il continuo tentativo di rinnovamento, che ricorre tra i fedeli di tutte le comunità divise, contribuisce alla loro unità. I Cristiani uniti saranno più vicini a Cristo e vivranno l'uno per l'altro.

Un'altra forma molto importante di attività ecumenica è la cooperazione comune per la giustizia, per la pace e per la protezione dell'ambiente. I Cristiani non possono rimanere osservatori disinteressati di fronte alle continue offese contro la dignità umana e contro il prezioso e vulnerabile patrimonio della creazione. Gli anni successivi al Concilio Vaticano II, hanno visto aumentare la cooperazione tra i Cattolici con gli altri Cristiani per far sì che i valori del Vangelo avessero una loro efficacia sulle realtà sociali. Di solito la comunità locale è il luogo ideale per valutare e trovare una soluzione ai problemi attraverso gli insegnamenti di Gesù. Per esempio, un importante contributo per sconfiggere il sistema razziale, è venuto dalle testimonianze dei Cristiani delle diverse comunità ancora divise. Tali testimonianze non solo portano a positivi cambiamenti nella società, ma avvicinano ancor più i cristiani l'uno con l'altro.

La formazione ecumenica ha ravvivato, negli ultimi decenni, la vita di molte Comunità cristiane. Per quanto riguarda la Chiesa Cattolica , non c'è alcun livello di formazione che non sia stato ripensato e rielaborato secondo la sensibilità ecumenica. Un capitolo centrale della Guida Ecumenica (1993) spiega che attraverso la catechesi, gli esercizi spirituali, il sacerdozio e gli studi universitari, è possibile contribuire alla formazione ecumenica dei Cattolici. Allo stesso modo saranno impegnati anche i Cristiani delle altre comunità.

Verso l'Anno 2000

La visione ecumenica promossa dal Concilio Vaticano II, ha certamente avuto un effetto straordinario sulla Chiesa Cattolica. Inoltre, i Cattolici hanno contribuito a dare tanto e, allo stesso tempo, hanno imparato molto dalle iniziative ecumeniche degli altri Cristiani. Sono stati fatti molti progressi, tanti che, volendo guardare all'Anno 2000, Papa Giovanni Paolo ha così scritto nella Tertio Millennio Adveniente: «Esprimo l'auspicio che il Giubileo sia l'occasione propizia di una fruttuosa collaborazione nella messa in comune delle tante cose che ci uniscono e che sono certamente di più quelle che ci dividono» (TMA 16). Tuttavia, c'è ancora molto da fare per raggiungere quell'unità che ci viene proclamata da Gesù: «L'avvicinarsi della fine del secondo millennio sollecita tutti ad un esame di coscienza e ad opportune iniziative ecumeniche, così che al Grande Giubileo ci si possa presentare, se non del tutto uniti, almeno molto più prossimi a superare le divisioni del secondo millennio» (TMA 34).

È lo Spirito Santo che guiderà le comunità Cristiane tuttora divise, a raggiungere la piena comunione che un giorno ci farà partecipare tutti insieme all'Eucaristia. Questa azione dello Spirito Santo è entrata a far parte della Chiesa Cattolica , primo dalla profonda dottrina del Concilio Vaticano II e, conseguentemente, attraverso le azioni concrete che ne sono derivate . Comunque non si è ancora giunti alla piena accettazione della grazia dello Spirito Santo in favore dell'unità. Sono necessari il dialogo ecumenico, la preghiera , la testimonianza e la formazione comune per fare propria questa accettazione. Solo attraverso tale convinzione sarà possibile raggiungere la piena comunione e così aspirare al giorno in cui tutti insieme parteciperemo con il Signore alla celebrazione dell'Eucaristia.

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