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Il Papa in Romania

Ecumenismo e pace:
due grandi obiettivi per il terzo millennio cristiano

“Ho cercato l’unità con tutte le mie forze e continuerò a prodigarmi sino alla fine”. Queste parole, dette da Giovanni Paolo II durante l’incontro a Bucarest con il Patriarca  Teoctist e con i 35 metropoliti e vescovi del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa di Romania, sintetizzano il suo impegno nel dialogo e per la riconciliazione tra le Chiese cristiane non solo nel viaggio apostolico in Romania, il primo in un Paese a maggioranza ortodossa, ma anche fin da quando fu eletto Papa il 16 ottobre 1978.

Temi centrali del viaggio, svoltosi dal 7 al 9 maggio, sono stati l’ecumenismo e la pace nei Balcani. Il primo ha avuto il momento culminante nell’incontro del Pontefice con la gerarchia ortodossa romena, nel corso del quale egli ha detto tra l’altro: “Le Chiese ortodosse e la Chiesa cattolica hanno percorso un lungo cammino di riconciliazione; desidero esprimere a Dio la mia gratitudine commossa e profonda per tutto ciò che è stato realizzato e desidero rendere grazie a voi, venerati Fratelli in Cristo, per gli sforzi che avete compiuto lungo questo cammino. Non è forse giunto il momento di riprendere risolutamente la ricerca teologica, sostenuta dalla preghiera e dalla buona disposizione di tutti, ortodossi e cattolici?” 

Dopo avere affermato che il mondo e l’Europa hanno bisogno di una testimonianza di amore fraterno, Giovanni Paolo II ha così proseguito: “Beatitudine, Cari Fratelli nell’Episcopato, ridiamo un’unità visibile alla Chiesa, altrimenti questo mondo sarà privato di una testimonianza che solo i discepoli del Figlio di Dio, morto e risorto per amore, possono rendergli per indurlo ad aprirsi alla fede (cfr. Gv 17, 21)”.

Poi il Papa ha ricordato che pochi giorni ci separano dall’inizio del terzo millennio dell’era cristiana, che gli uomini hanno lo sguardo fisso sulle Chiese e ha rassicurato: “Varcheremo questa soglia con i nostri martiri, con tutti coloro che hanno dato la propria vita per la fede: ortodossi, cattolici, anglicani, protestanti”. Infine ha ringraziato: “Grazie per aver voluto essere la prima Chiesa ortodossa a invitare nel proprio Paese il Papa di Roma”.

Il Patriarca Teoctist, nel suo discorso di benvenuto al Pontefice e riferendosi al tempo pasquale in cui si è svolto il viaggio, aveva detto: “Crediamo che Cristo Signore si trova in mezzo a noi e che l’incontro di oggi è voluto dal Padre che è Santo e dallo Spirito Santo. Per questo preghiamo Cristo Risorto di mandare su di noi, come ha fatto sui suoi Apostoli, la benedizione e la sua pace divina”. Poi il capo della Chiesa ortodossa romena ha ricordato che “il dialogo teologico, cominciato all’inizio degli anni Ottanta - a dispetto del periodo di crisi degli ultimi anni che vogliamo superare il più presto possibile - è riuscito a realizzare una visione comune verso una teologia di comunione”. Il Patriarca ha concluso ponendo in rilievo che la sintesi tra la lingua neolatina e la fede ortodossa, che formano l’identità della Chiesa romena, costituisce un anello prezioso per i legami tra Est e Ovest.

Il secondo grande tema dell’incontro di Giovanni Paolo II con la Chiesa ortodossa romena è stato la pace e ha trovato espressione in una Dichiarazione comune sull’urgenza della pace nei Balcani, firmata dal Papa e dal Patriarca l’8 maggio. In questo documento essi esprimono solidarietà ai profughi, alle vittime dei bombardamenti, alle popolazioni impedite di vivere in pace. Rivolgono un appello ai responsabili della tragedia attuale, a riprendere il dialogo e trovare le condizioni per una pace giusta e durevole. Incoraggiano la comunità internazionale a impiegare tutte le risorse del diritto per aiutare le parti in conflitto a risolvere i loro contrasti secondo le Convenzioni, in particolare quelle relative al rispetto dei diritti fondamentali della persona e alla collaborazione fra Stati sovrani. Sostengono tutte le organizzazioni umanitarie, specialmente quelle d’ispirazione cristiana, che si dedicano ad alleviare le sofferenze del momento presente. Esortano i cristiani di tutte le confessioni a impegnarsi concretamente e a unirsi in una preghiera unanime e incessante per la pace e l’intesa fra i popoli, affidando tali intenzioni alla Vergine Santissima. Il Papa e il Patriarca concludono solennemente, dicendo: “In nome di Dio, Padre di tutti gli uomini, chiediamo con insistenza alle parti impegnate nel conflitto di deporre definitivamente le armi”.

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