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Di qui al 2000 – Il giubileo dei disabili

Convertirsi per stare al passo degli ultimi
Mario Carrera

Se il Giubileo provoca le persone a riprendere il cammino dell’inizio, l’handicappato che esprime un modo diverso di gestire la propria vita si fa provocatore per eccellenza; egli mi costringe a cercare un sentiero più faticoso e mi provoca a saltare più alto, ad osservare orizzonti diversi.

Tra gli incentivi che ci invitano a incominciare d’accapo nell’arco dell’anno giubilare ci sarà anche la giornata del disabile. E’ stata collocata alla domenica 3 dicembre, nello stesso giorno in cui l’Onu celebra la Giornata mondiale dell’handicappato. In quell’occasione sarà davvero un giubileo a respiro universale: il mondo intero sarà invitato a prendere coscienza di un modo diverso di vivere e i cattolici più che un sussulto di pietismo paternalista saranno invitati dallo Spirito ad aprire varchi di solidarietà in modo da regolare il proprio cammino sul passo degli ”ultimi”.

In una società consumata dalla fretta questa conversione è drammatica e assai dura da praticare. Comunque la presenza di simili fratelli sarebbe dono, provocazione e conquista.

Un autore tedesco di questo secolo ha scritto: “Un melo che non porta frutto vien giudicato sterile, ma chi ha guardato il terreno? Un ramo che si rompe vien giudicato marcio, ma non pesava un mucchio di neve sopra di lui?”.

La Giornata giubilare del disabile avrà il compito di verificare il terreno della cultura sociale per

valutarne i requisiti ed industriarsi per ridare al terreno tutti quegli elementi di sensibilità  che

rompono il ghiaccio della differenza e liberano le ali del coraggio per tendere una mano solidale

verso il fratello in difficoltà nell’esprimere il suo originale modo di vivere.

Nel corso della preparazione alla “Giornata giubilare del disabile” del 3 dicembre 2000, le comunità cristiane si dovranno domandare quali sono i pesi sull’animo del disabile che infrangono la gioia di vivere e inaridiscono la linfa della speranza.

A tale proposito il Comitato centrale per il Giubileo ha insediato un Comitato ad hoc per la “Giornata Giubilare del disabile” presieduto da don Elvio Damoli e costituito da alcuni rappresentanti di congregazioni religiose e associazioni per e con presone disabili. All’interno dello stesso Comitato si sono costituite cinque commissioni con compiti specifici per approfondire gli aspetti biblico-pastorali, socio-culturali, liturgici, ludici e quello riguardante gli strumenti della comunicazione sociale.

L’obiettivo comune delle specifiche commissioni sarà quello di sottolineare il valore della vita, in qualsiasi modo essa si esprime, l’esigenza umana e cristiana di cambiare mentalità nei confronti del “diverso”, e tracciare dei cammini comunitari affinché nessuno rimanga emarginato dal contesto civile.

Accanto ad un accentuato impegno etico vi sarà anche un momento di creatività gioiosa: è previsto infatti nel pomeriggio del 3 dicembre nella sala Paolo VI uno spettacolo prodotto e condotto da persone disabili davanti al Santo Padre. La commissione ludica avrà il compito di proporre e seguire il programma per lo svolgimento di questo momento di festa.

La Giornata Giubilare del disabile non ha intenzione di suscitare pietismo, ma di porre al centro

dell’attenzione in modo diverso di vivere un’esistenza.

Sensibilizzare la pubblica opinione sulla presenza dei disabili è un atto di giustizia di fronte all’esistenza propria e a quella dei fratelli e sorelle affetti da un handicap. E’ fuori dubbio che la diversità incute paura e resistenza, ma è necessario che il contatto diretto diventi un’esperienza dalla quale si può comprendere che ogni incontro è dono e conquista, è resistenza e resa, è paura e gioia ritrovata. E’ stato scritto che solo il culto della bellezza salverà il mondo, il cristiano sa scoprire la bontà di Dio anche nel filo opaco di una vita umanamente fragile e debole.

La Giornata Giubilare del disabile avrà il suo momento centrale a Roma, tuttavia ogni diocesi sarà coinvolta per un cammino di solidarietà con delle persone portatrici di handicap nell’intelligenza e nel fisico e alla scoperta della dimensione soprannaturale che è la dimensione fondamentale e più autentica dell’amore, ed è proprio su questo che saremo giudicati: Dio è amore e ci giudicherà sull’amore.

In una società ripiegata sull’efficienza e su un orizzonte materialistico della vita riscoprire una dimensione spirituale è segno di una grande testimonianza evangelica.

Questa percezione soprannaturale dell’amore è innestata direttamente dallo Spirito di Dio che fa di tutto perché la persona si accorga di essere amata. Solo l’amore può essere il linguaggio adatto per arrivare al cuore degli handiccappati psicofisici e rimuovere quei diaframmi che impediscono al dono di farsi palese.

Dal cantico della Vergine, del resto, conosciamo con certezza che “Dio resiste ai superbi e agli orgogliosi e si dà agli umili”, e gli uomini sanno parlare la lingua di Dio."

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