Verso il 2000 rileggendo il Concilio - Gian Franco Svidercoschi
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Verso il 2000 rileggendo il Concilio - Gian Franco Svidercoschi

"Il Concilio Vaticano Il costituisce un evento provvidenziale attraverso il quale la Chiesa ha avviato la preparazione prossima al Giubileo del secondo millennio...... Così scriveva Giovanni Paolo Il nella lettera apostolica "Tertio millennio adveniente". E non era semplicemente simbolico il legame, uno strettissimo legame, che il Papa metteva in evidenza tra il Vaticano Il e il Grande Giubileo del Duemila.

Per la Chiesa, il Concilio fu l'occasione, a partire dal mistero di Cristo, per ripensare se stessa, la propria natura, la propria missione, e per aprirsi a un dialogo con il mondo contemporaneo. E quell'apertura, come sottolineava ancora Papa Wojtyla nella lettera, fu "la risposta evangelica all'evoluzione recente del mondo con le sconvolgenti esperienze del XX secolo, travagliato da una prima e da una seconda guerra mondiale, dall'esperienza dei campi di concentramento e da orrendi eccidi......

Ebbene: anche il prossimo Giubileo rappresenterà per la Chiesa, per i credenti, un'occasione, una straordinaria occasione, di conversione, di purificazione e di rinnovamento spirituale, ecclesiale e morale. Ma stavolta, a chi dovrà indirizzarsi la "risposta evangelica"? E quali saranno gli impegni, le sfide, che attendono la comunità cattolica nel passaggio al XXI secolo?

E' vero, oggi lo scenario mondiale appare profondamente mutato rispetto a pochi decenni fa. Per la Chiesa, per la religione, sembrerebbe scomparso per sempre quello che una volta era il nemico numero uno, il marxismo. Ma adesso si profila all'orizzonte la minaccia di un pericolo ancora più insidioso, esiziale: e cioè, il materialismo pratico, che induce molta gente, ripete spesso il Papa, a vivere come se "Dio non esistesse"; e che intanto sta già provocando - a vedere la crescente impermeabilità degli stessi credenti all'insegnamento morale della Chiesa - una diffusa soggettivizzazione della fede. Come dire che la singola persona tende ormai a crearsi un "proprio" codice morale, quando non arrivi addirittura a costruirsi una religione a proprio uso e consumo.

E così, dopo aver combattuto la grande battaglia contro l'ateismo, un ateismo programmato, eretto a sistema, imposto a centinaia di milioni di uomini, a interi popoli, il Papa e la Chiesa dovranno ora combattere una battaglia ancora più dura, più difficile, quella contro l'indifferentismo: per salvaguardare l'uomo da se stesso, dalla pretesa di tagliare i ponti con il suo Creatore

E dopo aver pronunciato tante parole per reclamare la giustizia, la pace, il rispetto dei più poveri, dei più diseredati, il Papa e la Chiesa dovranno cominciare a ripetere quelle parole, sconosciute ormai ai più, che segnano - ieri, oggi, e segneranno domani - il confine tra bene e male' tra valori e disvalori.

A più di trent'anni dalla fine del Concilio, perciò, sembra essere questa la sfida principale che il cattolicesimo dovrà affrontare nel futuro. Un cattolicesimo, per giunta, destinato a veder sempre più accentuarsi la sua condizione di minoranza nella società. Anche e soprattutto là dove un tempo la società, per tradizione, era largamente cristiana.

Sì, certo, resta lo scandalo della divisione tra i cristiani. E dunque, bisognerà tentare quanto prima di sanare i recenti contrasti con la Chiesa ortodossa (che accusa quella cattolica di "proselitismo" nei suoi territori) e con la Chiesa anglicana (dopo che questa ha deciso di ammettere le donne al sacerdozio).

E poi c'è l'Islam. Non solo l'Islam fondamentalista, portatore di un integralismo in cui la religione diventa il sostegno ideologico e il propulsore politico di regimi intolleranti, chiusi a tutto e a tutti. Ma anche l'Islam più moderato, con il quale il cristianesimo non potrà non confrontarsi in termini sia religiosi che culturali, in quanto espressioni di due civiltà fondamentalmente diverse.

E c'è l'avanzare delle sette, che speculano sulla povertà e l'ignoranza della gente ma anche sulla mancanza di sacro che denunciano oggi molte Chiese e religioni. C'è una modernità dai troppi aspetti ancora ambigui. Ci sono i sempre più pericolosi sconfinamenti della scienza medica oltre i limiti fissati dalla sacralità della vita, dal rispetto alla vita. C'è un mondo ancora percorso da guerre e conflitti, piagato da macroscopiche ingiustizie, senza più nette distinzioni tra il Nord e il Sud del pianeta.

Ma c'è, questo soprattutto, un uomo sempre meno cosciente del senso della propria vita, dei valori che porta in sé, del suo destino. E sempre più a rischio di perdersi, nella solitudine, nel nulla.

Ebbene, saprà rispondere a questa sfida - una sfida decisiva - la Chiesa cattolica?

Oggi sicuramente è una Chiesa che vive il Vangelo in maniera trasparente, e riesce a testimoniarlo ogni giorno con grande credibilità, con grande generosità. E naturalmente, con grande fede in Cristo.

E tuttavia sarebbe difficile negare che il cattolicesimo - quanto meno in certi Paesi, in certe situazioni - stia vivendo un momento di stasi, come di silenzio, sul piano tanto della creatività, delle idee, quanto dell'azione pastorale, dell'evangelizzazione. Cosi, proprio mentre cresce, pur contaminata da tante impurità, una "domanda" religiosa, si diffonde paradossalmente il fenomeno dell'indifferenza. Evidente conseguenza, assieme ad altre cause, di una mancata "risposta" della Chiesa.

E sarebbe anche difficile negare che certi settori ecclesiastici stiano di nuovo sulla difensiva, e siano portati a dare ascolto solo alla propria voce. Con il risultato, all'interno, di mantenere il laicato lontano da una vera corresponsabilità, e di continuare a restringere gli spazi di un franco dibattito nella comunità cattolica. E, all'esterno, con il risultato di negarsi a un confronto con la storia - un confronto che invece dovrebbe essere coraggioso e senza complessi - proprio nel momento in cui il mondo, sempre più secolarizzato, ma anche de-ideologizzato e in fase di profonda trasformazione, va in cerca di nuovi equilibri e di punti di riferimento etici.

Ecco perchè, in vista del Grande Giubileo, la Chiesa dovrà portare definitivamente a termine la "rivoluzione" cominciata negli anni Sessanta e rimasta incompiuta. E, per questo, dovrà recuperare il senso autentico di quel grande evento profetico che è stato il Concilio Vaticano 11. E dovrà, appunto, compiere quell"'esame di coscienza" di cui parlava il Papa, realizzando ciò che dell'insegnamento conciliare è rimasto sulla carta o è stato tradotto solo parzialmente nella realtà ecclesiale.

Soltanto così, la Chiesa potrà offrire all'uomo moderno una nuova sintesi tra esperienza terrena e trascendenza. E un supplemento d'anima all'umanità del Duemila. Perchè, come diceva Malraux, "il secolo XXI sarà religioso o non sarà".

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