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I temi del Giubileo - Dialogo interreligioso

L’incontro fra le religioni occasione di dialogo per il bene della società
Felix Machado

Da molti anni è pratica costante nella Chiesa cattolica incoraggiare i cristiani a cogliere le occasioni per incontrare i seguaci di altre tradizioni religiose in forme diverse e a vari livelli, per il maggior bene della società. Il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, il dicastero del Papa per il dialogo con altre tradizioni religiose, è alla costante ricerca di modi semplici, efficaci e concreti per incoraggiare le Chiese locali ad avviare e approfondire amichevoli relazioni con i seguaci di altre tradizioni religiose. Spiegando le competenze del Pontificio Consiglio per l’apostolato del dialogo interreligioso, secondo gli insegnamenti del Concilio Vaticano II, Giovanni Paolo II ha detto: “La sollecitudine del Consiglio è di far sì che il dialogo con i seguaci di altre religioni sia condotto in modo adeguato e di promuovere varie forme di contatto con loro” (Pastor Bonus, 160). Uno dei modi più efficaci per incoraggiare sane relazioni interreligiose è di partecipare, con simpatia e rispetto, ai momenti significativi della vita degli altri. Tali momenti, tra gli altri, potrebbero essere i giorni di importanti feste religiose, che ogni anno ricorrono nel ciclo di varie famiglie religiose.

Saluti informali vengono sempre scambiati a livello personale tra i seguaci di differenti religioni in tutto il mondo in occasione delle loro rispettive feste. Per esempio, durante il Ramadàn, il mese musulmano del digiuno diurno, molti cristiani sono invitati dai loro amici e vicini a partecipare all’iftar, il pasto alla fine del digiuno quotidiano. Talvolta sono i cristiani a organizzare un iftar per i loro amici musulmani. A parte questi scambi informali, il Presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso da molti anni invia un Messaggio piuttosto “formale e generale” a tutti gli aderenti a una particolare famiglia religiosa, in occasione di una sua festa importante. La Commissione per le relazioni con i musulmani ha inviato una tale Lettera ai musulmani in tutto il mondo, in occasione della Festa per la rottura del digiuno (Id al-Fitr), per la prima volta nel 1967. Da allora è divenuta pratica normale felicitarsi in tal modo con i musulmani in questo momento gioioso e significativo nel ciclo della vita islamica. Vi è stata un’eccezione nel 1991, poco tempo dopo le distruzioni e sofferenze causate dalla Guerra del Golfo, quando Giovanni Paolo II decise di scrivere egli stesso la Lettera ai musulmani.

Valutando l’effetto positivo che ha avuto il Messaggio ai musulmani, e tenendo conto dei pressanti suggerimenti fatti da molti vescovi diocesani cattolici, il Pontificio Consiglio ha ritenuto opportuno di ampliare questa pratica, inviando Lettere simili a indù e buddhisti in occasione delle rispettive feste.

Per gli indù fu scelto il Diwali, una festa molto popolare celebrata da persone appartenenti a tutte le sotto-tradizioni del Sanatana Dharma indù. Basata su un’antica mitologia, essa simboleggia la vittoria della luce sulle tenebre, del bene sul male. La festa è nota anche come Depavali (una fila di lampade accese). La celebrazione vera e propria dura tre giorni e segna l’inizio del nuovo anno, indica riconciliazione familiare,  specialmente tra fratelli e sorelle, e adorazione di Dio.

Il Messaggio ai buddisti viene inviato in occasione del Vesakh. In questo giorno di luna piena del sesto mese lunare (Vesakh) i seguaci della tradizione buddhista Theravada (in Sri Lanka, Myanmar, Thailandia, Laos, Cambogia, Vietnam) celebrano gli eventi più importanti nella vita del Buddha, cioè la sua nascita, la sua illuminazione e il suo ingresso definitivo nel Nirvana. In questa occasione si organizzano cerimonie e processioni intorno ai templi. Poiché si segue il calendario lunare, la data cambia ogni anno. Nei Paesi in cui si segue la tradizione buddhista Mahayana (principalmente Cina. Giappone e Corea) le feste che commemorano gli avvenimenti nella vita del Buddha sono celebrate in diversi giorni dell’anno: la nascita l’8 aprile, l’illuminazione l’8 dicembre e l’ingresso nel Nirvana il 15 febbraio. Comunque, tra queste la festa più popolare e solenne per i buddhisti della tradizione Mahayana è la nascita del Buddha, alla quale viene dato il nome di Vesakh.

I primi Messaggi agli indù e ai buddhisti sono stati inviati nel 1996 e sembra che tutti abbiano apprezzato questa iniziativa.

Il fine principale dei Messaggi è, anzitutto, di condividere la gioia dei seguaci di un’altra tradizione religiosa, mentre essi celebrano la loro festa religiosa. Dovrebbe essere chiarito che, inviando Messaggi ai seguaci di altre tradizioni religiose in occasione della loro festa, i cristiani non desiderano condividere il loro credo religioso, che può essere espresso esplicitamente o in altro modo mediante la festa religiosa. Si spera che i cristiani rechino personalmente la lettera ai loro amici, colleghi o vicini e che li salutino. Essi fanno ciò non solo in rappresentanza di se stessi, ma di tutta la comunità cattolica. La lettera è un’occasione per avviare relazioni o approfondirle quando esistono già.

Ogni anno si sceglie un tema particolare di reciproco interesse e il Messaggio è centrato su quel tema. Si cerca di trovare qualcosa d'attualità. Concentrarsi su un tema particolare permette ai cristiani, oltre che esprimere gli auguri ai seguaci di una tradizione religiosa, di cogliere l’occasione per invitarli a una riflessione e azione comune per il bene della famiglia umana. È interessante leggere la lista dei temi di tutte le Lettere inviate finora a musulmani, buddhisti e indù. 1) Ai musulmani sui temi di pace, amicizia, fratellanza universale, testimonianza comune, comune fede in Dio, pace nel Medio Oriente, collaborazione per il bene comune, Anno Santo cristiano, opera comune per la pace, dignità dell’uomo come “rappresentante di Dio sulla terra”, fede in Dio, anno del bambino, sottomissione a Dio, rispetto per la Divina Provvidenza, la grande Jihad, riconciliazione, valori religiosi, gioventù, pace mondiale, preghiera, Maria modello per i credenti, unità della famiglia umana, solidarietà con i sofferenti, Guerra del Golfo, edificare la giustizia e la pace mediante il dialogo interreligioso, ridurre le tensioni nelle società pluralistiche, famiglia, ecologia, oltre la tolleranza, credenti in Dio fedele alla persona umana, speranza, testimoni dell’amore e della misericordia di Dio. 2) Ai buddhisti sui temi di amore, perdono e compassione, speranza e solidarietà. 3) Agli indù sui temi di amore, perdono, speranza.

Elaborare il testo della Lettera, tradurlo, correggerlo, stamparlo e spedirlo significa cominciare a lavorare su di esso quasi sei mesi prima della festa a cui si riferisce. Il Messaggio ai musulmani viene preparato in inglese, francese, italiano e arabo. Il Pontificio Consiglio lo fa tradurre in altre lingue ampiamente usate dai musulmani: turco, urdu, bahasa Indonesia, kiswahili e altre. Si è dato incoraggiamento a tradurre il Messaggio ai buddhisti per il Vesakh in cinese e giapponese e il Messaggio agli indù per il Diwali in hindi e in lingue regionali indiane. Dopo le traduzioni, i Messaggi vengono inviati ai vescovi cattolici, a persone impegnate nel dialogo, ad ambasciatori di diversi Paesi, ad amici di altre religioni, a conoscenti. Spesso i Messaggi vengono ristampati dai mezzi di comunicazione sociale, dalla stampa cattolica o di altre comunità religiose (tra cui molte musulmane), da quotidiani e periodici non di parte, sia parzialmente sia per intero, tradotti in lingue locali o nazionali. Essi sono spesso commentati alla radio e in televisione. Il Pontificio Consiglio riceve molte risposte ai Messaggi rispettivamente da musulmani, buddhisti e indù. Vescovi, altri esponenti cattolici e rappresentanti pontifici in vari Paesi hanno spesso riferito di aver ricevuto alcune risposte da musulmani, indù e buddhisti. Questi rispondono scrivendo semplici parole di gratitudine, incoraggiamento e solidarietà spirituale. Altri riprendono il tema del Messaggio ed esprimono le loro opinioni sull’argomento. Alcuni esponenti delle tre tradizioni religiose ricambiano gli auguri in occasione di feste cristiane. Un’ampia gamma di giudizi, da positivi a negativi, sul tema di ciascun Messaggio dimostra  come questi siano letti attentamente.

Tutto considerato, si può dire che questi Messaggi contribuiscono a creare un clima di comprensione e amicizia tra cattolici e persone di altre religioni.

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