Jubilee 2000 Search
back
riga

L’approfondimento – Giubileo e cultura

Dare un’anima allo sviluppo conomico e tecnologico

Luigi Fusco Girard

1. Tanti cambiamenti,  oggi, ma quale è il senso complessivo? Quali finalità? Quale progetto?

Ogni giorno assistiamo a tanti cambiamenti ed insieme viviamo tanti paradossi.

Mentre tutto tende ad assumere una dimensione planetaria e si globalizza grazie alle nuove tecnologie, aumenta l’isolamento reale di ciascuno nei confronti degli altri. Mentre aumenta la ricchezza prodotta, cresce anche la povertà estrema ed il conflitto tra chi è inserito nei circuiti produttivi e chi ne è escluso. Mentre la scienza e la tecnica aprono possibilità impensabili fino a ieri, aumenta il rischio che questo immenso potere conseguente quell’intreccio tra scienza, tecnica ed economia sia usato non a servizio dell’uomo ma contro l’uomo, facendogli violenza……..

C’è insomma il rischio di un crescente processo di disumanizzazione della società, con scenari sempre meno attenti al bene dell’uomo .

L’umanizzazione  diventa la vera posta in gioco per i prossimi anni. Si pone allora urgente la domanda: è progettabile – e come – un futuro nel quale ci sia più consapevolezza, più saggezza, più senso? Più sapienza nella scelta dei fini  oltre che dei mezzi?

2. Questa questione riguarda tutti e tutti i campi della conoscenza: la chimica, la biologia ,la medicina, così come l’ecologia, la filosofia, la politica, l’economia etc.

Come docenti universitari si dovrebbe essere fortemente interpellati da questa sfida. Quali risposte si è in grado di elaborare?

Come docenti universitari cattolici, l’occasione del prossimo Giubileo  sollecita la domanda: si è in grado di offrire in dono a Dio per questa grande festa alcune prime risposte? Più precisamente,si è in grado di offrire un contributo  in campo scientifico e culturale, con un lavoro di ricerca che contribuisca a rendere più umana la vita nelle sue diverse dimensioni?

Tutti i saperi scientifici dovrebbero interrogarsi ,elaborando risposte, nuove idee, nuovi approcci e nuovi strumenti per contribuire a rendere più umana la vita ,evitando che le ricerche prodotte nelle cittadelle del sapere servano solo per essere collocate nelle biblioteche!

3.Su questa tematica si svolgeranno una serie di Convegni internazionali che hanno come tema unificante “L’Università per un nuovo umanesimo”.

Essi saranno l’occasione per elaborare innanzitutto una riflessione ed una valutazione critica sui successi e sui fallimenti che si sono verificati  nei vari campi specializzati del sapere scientifico in tema di umanizzazione o disumanizzazione della nostra società, e quindi saranno l’occasione per promuovere una nuova ricerca, identificando nuovi approcci e nuovi strumenti .Ciascuno di questi Convegni metterà a fuoco il quadro che si riferisce ad una specifica dimensione dell’umanizzazione, valutandone gli aspetti positivi e quelli negativi rispetto ad una visione di uomo e di società offerta dal messaggio evangelico,e quindi cercherà di suggerire specifiche prospettive di ricerca  che possano contribuire a realizzare un  autentico “nuovo umanesimo”.

Si tratta di una serie di iniziative dal contenuto innanzitutto scientifico,ma che non esauriscono il loro interesse sul piano del sapere solo specialistico perché vogliono anche “andare oltre”, evidenziando come la fede può illuminare e rendere feconda la stessa ricerca scientifica ,in un processo interattivo che si possa autoalimentare.

4. Cosa è “bene per l’uomo”? Cosa significa “nuovo umanesimo”? Cosa significa “umanizzare” la realtà?

Umanizzare la società significa proporre una immagine di vita fondata sull’amore e sulla solidarietà allargata anche a tutta la creazione, a somiglianza del Cristo che offre un modello perfetto di umanità.

Se manca una immagine “umana” di uomo e di società non è possibile proporre nessuna significativa azione di trasformazione, nessun progetto di cambiamento.

Questa immagine da’ fondamento e realizza i grandi valori della libertà, dell’uguaglianza e della giustizia, elaborati dal mondo moderno, ma che la  realtà di oggi tende a contraddire sempre di più.

Non si può parlare di libertà quando una parte degli abitanti della Terra  non possiede nemmeno di che mangiare, mentre un’altra parte è coinvolta in un iperconsumismo sempre più insensato.

Non si può parlare di uguaglianza quando il 20% della popolazione consuma al Nord circa l’83% del reddito prodotto, mentre il rimanente 80% consuma solo il 17%.

Non c’è giustizia quando crescono le differenze e quindi le divisioni collegate all’economia ed alla produzione, che si combinano con quelle dovute alle diverse credenze religiose e culturali.

La strategia dell’umanizzazione che verrà affrontata nei vari Convegni riguarda molte dimensioni:

a) La dimensione sociale/antropologica. In questa prospettiva umanizzare significa  promuovere una rete di reciprocità, reti civili di solidarietà e quindi una comunità autopoietica;

b) La dimensione  etica .In questa prospettiva l’umanizzazione si consegue attraverso una riduzione dei conflitti tra ricchi e poveri, inclusi ed esclusi dai circuiti produttivi. La povertà crescente rappresenta la più grande sfida del prossimo millennio. Essa è la prima ragione di tanti conflitti sociali.

c) La dimensione bio-medica, rispetto alla quale umanizzare significa riuscire a finalizzare i  grandi progressi delle scienze mediche e biologiche a combattere i grandi mali che affliggono l’uomo ;

d) La dimensione ecologico-ambientale-territoriale, rispetto alla quale il problema dell’umanizzazione si affronta cercando di ridurre i conflitti tra economia dell’uomo ed economia della natura, rigenerando i cicli bio-ecologici che sono stati spesso compromessi, realizzando una integrazione tra  natura e manufatto;

e) La dimensione tecnologica /produttiva. In questa prospettiva il processo di umanizzazione è collegato al rischio di non buon uso delle nuove tecnologie, che se non bene orientate verso certi fini specifici rappresentano una minaccia per l’uomo invece che una promessa. Umanizzare può significare pertanto  orientare le nuove possibilità verso fini diversi da quelli di massimizzazione del potere o del profitto, e farne un autentico strumento di promozione della vita dell’uomo. Può altresì significare introdurre nuove strategie produttive all’interno dell’impresa, caratterizzate da chiari livelli di responsabilità etc.

f) La dimensione politico-istituzionale. Rispetto ad essa l’umanizzazione si può conseguire promuovendo i diritti umani in rapporto ai doveri, realizzando processi di decentramento amministrativo(municipalità etc) che migliorino la partecipazione “dal basso” nella costruzione delle scelte collettive e nella capacità di auto-governo, verso una democrazia partecipativa che ricostruisca il patto sociale……..

Come si può immaginare, le strategie dell’umanizzazione giocano su una molteplicità di piani. Ciò giustifica i vari approcci che saranno sviluppati nei molti Convegni.

Ma alla fine tutti questi approcci dovrebbero essere in grado di passare dalla analisi specialistica al nodo culturale.

La centralità  della dimensione culturale significa riconoscere che la cultura è il cuore stesso dello sviluppo umano della società.

Umanizzare significa alla fine costruire consapevolezza/consenso su una nuova priorità di valori più collegati all’essere che  all’avere, meno individualistici e più solidali, in coerenza con un immagine di persona che fa parte di una comunità, con la quale co-evolve.

Il punto critico diventa allora quello di collegare con rigore il sapere e l’approccio specialistico con la capacità di produrre e comunicare valori meno individualistici, nell’epoca del trionfo dei valori economicistici nelle scelte private e pubbliche.

La sfida dell’umanizzazione diventa  quella della  realizzazione della co-esistenza nell’epoca dell’individualismo sempre più egoistico: cioè  della capacità  di vivere, lavorare, comunicare  “insieme”, costruendo un progetto comune, aperto al dialogo e rispettoso di tutte le specificità.

Se la sfida  dell’umanizzazione è  alla fine quella di costruire una  mentalità ed uno stile di vita attento al bene dell’uomo di oggi e di domani, in tutte le sue dimensioni, occorre domandarsi come è possibile contribuire al superamento della cultura corrente, che è troppo spesso incentrata su valori individualistici  ed è alimentata da una concezione del mercato come unico regolatore della vita, dei rapporti   e dello scambio tra  soggetti.

Questo rapporto tra sapere specialistico/esperto e sapere comune  non dovrebbe essere sottovalutato nei diversi Convegni e negli stessi momenti preparatori.  Infatti una profonda distorsione nella scelta dei fini è collegata al trionfo di una cultura che valorizza la conquista di vantaggi competitivi, l’acquisizione di maggiore capacità di controllo  etc. ed a sua volta si combina con la cultura  corrente,  alimentando una visione di uomo. di società e di razionalità che è estremamente povera, ma che a sua volta stimola l’appropriazione individuale, e non costruisce solidarietà, partecipazione, condivisione e responsabilità. Né aiuta a risolvere i tanti dilemmi che la realtà contemporanea evidenzia sempre più.Anzi  è antitetica alla realizzazione di un “nuovo umanesimo”.

6. Il principio fondamentale per vincere la sfida dell’umanizzazione è alla fine collegata con la capacità di costruire uno stile di vita ed una cultura incentrata sul valore della solidarietà con l’altro uomo.

Le differenti culture potrebbero contribuire a dare più forza a questo valore, e fare in modo che  esso non sia perdente allorquando è messo in rapporto o in conflitto con altri valori.

Anche le diverse religioni possono contribuire a costruire questo processo e nuove priorità.

In particolare, la religione cristiana propone una immagine di uomo e di società che riflette una idea di Dio trinitario, che è amore e comunicazione, e che si è fatto uomo per amore dell’uomo.

Si diventa  compartecipi della creazione divina nella misura in cui si riesce a realizzare nella vita  questa immagine di persona e di società.

L’amore diventa allora il principio fondamentale per l’umanizzazione della società e per la realizzazione di un “nuovo umanesimo”, che dovrebbe illuminare e dare quel “di più” di energia e quell’anima capace di  promuovere una rigorosa attività di ricerca scientifica  ed insieme un cambiamento culturale.

top