Quel giorno che imparai a parlare con lui - Rita Borsellino
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"E VOI, CHI DITE CHE IO SIA?"

QUEL GIORNO CHE IMPARAI A PARLARE CON LUI

Rita Borsellino

Era il 1952: non avevo ancora compiuto sette anni e una signorina molto compunta e devota mi insegnava a recitare il catechismo. «Chi è Dio? Dio è l'Essere perfettissimo Creatore e Signore del cielo e della terra». Troppo grande per i miei sette anni, troppo irraggiungibile, quasi non osavo pregarlo. La mia interlocutrice nell'infanzia e nell'adolescenza fu sempre la Madonna, figura materna, dolce e rassicurante. Crescendo mi avvicinai alla Parola: sentivo il bisogno di capire.

L'Antico Testamento spesso mi turbava, ancora una volta facevo fatica ad accostarmi, ma leggendo con attenzione i Vangeli cominciai ad accorgermi che Dio, anche se "perfettissimo", amava l'uomo tanto da farsi uomo, piangeva, gioiva, soffriva, sentiva la fame e la stanchezza, amava e condivideva la storia del più umile e del più semplice e affidava la sua Chiesa a Pietro, nonostante le sue contraddizioni e le sue cadute.

Ma mi turbavano, ancora, il dolore e la sofferenza: lo smarrimento di Gesù nell'orto degli ulivi, «allontana da me questo calice», le cadute sotto il peso della croce sulla strada del calvario, quell' «ho sete» carico di dolore umano sussurrato sulla croce...Perché il dolore? Perché la violenza?...I bambini, i vecchi, i deboli, gli indifesi, le donne, Auschwitz, Hiroschima...

Incomprensibile! Preferivo cercare nel miracolo di un'alba, di un tramonto, di un cielo stellato la voce di Dio. Ed un giorno a Spello, nella comunità di Carlo Carretto, in una chiesetta sul Subasio, finalmente imparai a chiamarlo "papà", a parlare con Lui e ad ascoltarlo. Imparai a trovare nella lettura della Parola le risposte ai miei perché.

Forse ero pronta ad affrontare l'esperienza che avrebbe sconvolto e cambiato la mia vita. E in via D'Amelio ho incontrato le Sue piaghe, il suo corpo, oltraggiato e offeso, in mezzo alle macerie fumanti, l'odio ceco di chi crocifigge. Ma ho trovato anche la forza di accettare, di guardare oltre, il «Perdona loro perché non sanno quello che fanno», la risurrezione della solidarietà e della presa di coscienza.

Ho imparato a cercare i segni della risurrezione negli occhi dei tanti che si credono vivi e invece sono morti dentro. Ho fatto incontri straordinari e spesso mi sono accorta che la strada che stavo percorrendo, triste e affaticata, era in realtà quella di Emmaus. Oggi riconosco Dio nel volto di ogni persona che incontro, che mi porge la mano per offrire o chiedere aiuto. Ho imparato ad accettare la sofferenza e la morte, come strada maestra per la risurrezione. Percorro la mia strada per Emmaus, con le mie debolezze, i miei dubbi, le mie cadute, ma con la certezza di non essere sola. E quando la croce si fa più pesante, quando è più difficile accettare e scorgere la scintilla divina nel fondo di certi occhi, quelle braccia allargate ad abbracciare il mondo mi ricordano le parole di Gesù al ladrone: «Oggi sarai con me in Paradiso».

(Cenni biografici - Rita Borsellino, sposata, tre figli, è sorella di Paolo, il magistrato barbaramente ucciso dalla mafia 5 anni fa a Palermo. È una delle protagoniste, attraverso l'intensa e serena testimonianza soprattutto tra i giovani, di quel movimento della speranza che mira a dare un nuovo futuro alla Sicilia).

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