Il Giubileo: una notizia sul fluire degli eventi - Renato Farina
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GIUBILEO E INFORMAZIONE

IL GIUBILEO: UNA NOTIZIA SUL FLUIRE DEGLI EVENTI

Renato Farina

Vicedirettore del "Giornale"

Il Giubileo è per me espressivo dell'essenza del Cristianesimo. A differenza dei riti pagani che sancivano la circolarità del tempo, dove il sacro è un recinto chiuso, e in fondo non accade nulla, il Giubileo fa sapere agli uomini che qualcosa è accaduto, che c'è una notizia urgente e decisiva da conoscere. Questa è la differenza del Cristianesimo rispetto alla mentalità pre e post cristiana secondo cui i fatti che accadono e la nostra stessa vita sono cerchi sull'acqua, ben presto assorbiti dalla grande massa inerte. Il Giubileo dice che c'è stato un avvenimento che ha scalfito il girotondo sempiterno dell'effimero che crede di durare e invece muore senza tracce: no, dice il Giubileo, l'eterno, duemila anni fa, è entrato nel tempo. L'attimo diventa prezioso, stillante grazia.

In queste sommesse considerazioni sta tutto quello che io credo dica il Giubileo all'informazione. Il grande vizio dell'informazione è lo stesso che deforma il cuore del nostro tempo. Le speranze dettate dal razionalismo, che vedevano il trionfo dell'uomo al termine di un processo glorioso, sono naufragate. Prevale nelle persone intelligenti, e tra loro quelle che fanno i giornali e la Tivù, il sentimento della totale vanità delle cose. Moravia chiamava noia lo stato dell'animo, allorché la realtà non ci convince della sua esistenza. Ecco, visto che l'uomo non arriverà mai a costruire il significato della storia, e le utopie si sono rivelate etimologicamente dei non-luoghi, ecco che quello che è concesso all'uomo è di ricamare qualcosa di divertente o almeno di degno sul tessuto illusorio dell'esistenza. E' il nichilismo che vince oggi. Esso non ha più il colore e l'odore del sangue, non cerca più la morte con la violenza, ma si limita a spremere dall'attimo un leggero piacere o la sensazione di un gioco che in qualche modo si domina. Il dogma di questa attitudine verso il tempo è che la realtà non esiste. Cioè non ha alcuna direzione, scopo, origine. Non esiste perché non ha significato. La conseguenza sull'informazione è tremenda: se la realtà non esiste e i giornali sono fatti per raccontarla, allora le notizie si inventano.

Tra i miliardi di miliardi di impercettibili avvenimenti quotidiani quali sono quelli che devo scegliere per trasferirli nelle case degli uomini? Dove sta la gerarchia di valore che induce a dir questo invece che quello? Se non c'è significato né attesa di significato, l'informazione sarà un gioco (l'informazione di fatto è un gioco), dove io dispongo sul tavolo non la verità che non c'è, ma quelle pedina o re o regine che rendano il gioco più divertente e partecipato.

Se uno guarda i grandi quotidiani italiani e stranieri non potrà che convenire con questa osservazione. Si pensi a come è stato trattato il Papa e i suoi viaggi. l'avvento non è più l'irrompere di un uomo nuovo, immedesimato con Cristo e perciò con il destino, nella vita di questo o quel popolo, ma la frasetta non letta nel tal discorso, la dichiarazione provocatoria di qualsiasi bischero.

Il mio giornale che è poi Il Giornale passa per quello che più di ogni altro addensa sulle pagine un punto di vista piuttosto che la realtà del mondo. Ecco io rivendico al nostro quotidiano la lealtà di credere nella realtà. A volte il risultato può parere quasi surreale, se paragonato agli altri fogli, ma la surrealtà è l'esito di un paragone con la realtà, non la sua negazione. Il Giornale ammette di essere uno dei punti da cui si scorge il mondo. E Dio sa quanti difetti ha il nostro sguardo, ma noi affermiamo con questa nostra parzialità che però c'è un tutto ed è reale, realissimo.

Ecco, chi ha avuto la pazienza di leggere queste mie righe può già ricavare da solo perché ritenga il Giubileo così importante. In questo tempo sordo il Giubileo dell'avvento di Dio nel tempo e nello spazio dice che c'è un'armonia una pace di cui fare esperienza. Il Giubileo, come papa Giovanni Paolo II dice e ridice, a tempo e fuori tempo, non è una gita di distrazione ma il luogo della memoria. Qualcosa accade davvero, o chi non abbia ancora riconosciuto questo avvenimento, deve poter riaprire gli occhi, ricontrollare se qualcosa di grande distrugga il castello del Niente in cui l'umanità sembra essersi rifugiata per evitare la disperazione (ma non ci riesce, i giovani vogliono uscire a qualsiasi costo da questo castello).

Una parola è entrata in circolo in questi ultimi mesi: ed è clone, nel senso di ripetizione. Ecco i nostri giornali sono diventati il ricettacolo della "clonaca" piuttosto che della cronaca. In fondo sono la stessa cosa per chi fa e per chi legge i giornali: non accade nulla, ogni giorno è la ripetizione sempre più stanca del precedente. Pulire lo sguardo: ecco che cosa può essere il Giubileo per il giornalismo e per i suoi fruitori. Basta poco: magari rimanere commossi dinanzi a quel grande uomo che è il Papa, o davanti al dolore di un ragazzo offerto a Dio e dunque trasfigurato. E ci si riaccorgerà che la realtà esiste, ed è piena di domande come il nostro cuore sa. E forse una risposta c'è, e il Giubileo ce la dice.

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