Raccontare il quotidiano con il respiro della storia - Emilio Rossi
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GIUBILEO E INFORMAZIONE

RACCONTARE IL QUOTIDIANO CON IL RESPIRO DELLA STORIA

Emilio Rossi

Presidente del "Centro Televisivo Vaticano"

È ovvio prevedere che il Giubileo del Duemila si gioverà dei mezzi di comunicazione di massa. Un po' meno ovvio, ma - se appena ci riflettiamo - più suggestivo augurarsi che i mezzi di comunicazione di massa si gioveranno del Giubileo. L'ottica di questo augurio non è quella del successo in termini quantitativi di "audience", che pure è nelle giustificate previsioni. L'ottica è più ricca, soprattutto è diversa. Ne abbiamo fatto una prima esperienza in questo secolo in occasione del Concilio, che Giovanni Paolo II significativamente considera tanto strettamente connesso al traguardo giubilare.

Vogliamo tentare un'anamnesi? Nel tempo, ondate di disincanto hanno fatto quasi "tabula rasa" di patrimoni spirituali costruitisi attraverso lunghe durate. Preziose profondità di campo - sia in direzione della memoria sia in direzione dell'attesa - si sono appiattite su una precaria "civiltà del presente".

Sulla via di un progresso idolatrato e di una soggettività senza limiti, abbiamo perduto il passo e il gusto del grande racconto: del racconto che ha radici, che dà senso, che promette futuro. La nostra cultura si è andata sempre più restringendo al racconto breve dell'attualità: giorno per giorno, anzi minuto per minuto, compressa in un tempo reale, che in effetti non è neppure più tempo, ma istante ridotto a punto senza riferimenti. e nell'attualità stiamo sempre più sprofondando, come in un frullato turbinoso. Si attenua così la capacità di approfondire, riflettere, comparare, valutare, orientare, sperare. Il respiro insomma ci si è fatto corto, per la fretta di divorare ogni intervallo.

Noi giornalisti in particolare ne sappiamo qualcosa. Non senza attenuanti radicate nella tipicità della nostra professione, delle sue regole, dei suoi ritmi. Eppure...Eppure, dovremmo pur ricercare tutti quanti, ciascuno per la sua parte, degli anticorpi, dei fattori di compensazione, senza contare il bisogno di tenere aperto, al di fuori dell'area informativa, un ventaglio di sfere culturali, di spessori conoscitivi, di linguaggi e di valori.

Bene: proprio in questa ricerca il Giubileo ci offre una rara occasione. Perfino prescindendo dal suo contenuto reale, questo Giubileo è quanto meno appuntamento che si misura, ben al di là del momento, addirittura su millenni. il tempo lungo si prende così una lunga rivincita e ci sottrae, se siamo disponibili, all'egemonia dell'istante. Perciò è già invito a conversione: almeno nel senso che non di sola attualità vive l'uomo, che conta ciò che ci ha preceduto e ciò che ci attende (con le responsabilità intergenerazionali che ne conseguono) lasciando la porta aperta a un Oltre.

Se poi si considera che l'evento che siamo chiamati a ricordare è addirittura - scavalcando ogni solco fra tribù e tribù - l'incontro tra eternità e tempo, il farsi uomo del Verbo redentore, l'occasione davvero è propizia per una nuova attenzione e per una correzione di sguardo che può essere decisiva. Si diceva degli anni del Concilio. Allora molti lontani, pur attraverso un'informazione spesso non adeguata, scoprirono o riscoprirono dimensioni, orizzonti, destini ignorati o appannati.

Che una combinazione del genere si rinnovi e possibilmente si dilati e consolidi in occasione del Giubileo è per un verso un auspicio (il Papa non ha mancato di farlo proprio) per un altro verso un compito. Certo sono in gioco le cose ultime, gli ultimi perché. Ma in qualche misura può esser coinvolto, attraverso processi interagenti, anche il modo di raccontare, una volta tanto con respiro adeguato, la quotidianità: che è umile, ma non irrilevante dovere professionale di noi informatori.

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