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Con Giovanni Paolo II la Chiesa in pellegrinaggio
+ Crescenzio Sepe

La “dimensione interiore” è l’unica misura del pellegrinaggio giubilare, quella che dà frutto. Giovanni Paolo II lo afferma ancora una volta, come premessa fondamentale di ogni ulteriore riflessione o programma, anche nel terzo, grande documento giubilare, la “Lettera sul pellegrinaggio ai luoghi legati alla storia della salvezza”. “Molto è stato fatto in questi anni in tutta la Chiesa” in preparazione al Giubileo - scrive il Santo Padre - e “come nell’imminenza di un viaggio” è venuto il momento di provvedere “agli ultimi preparativi”. Ma in realtà “il Grande Giubileo non consiste in una serie di adempimenti da espletare, ma in una grande esperienza interiore. Le iniziative esteriori hanno senso nella misura in cui sono espressione di un impegno più profondo, che tocca il cuore delle persone” (n. 1).

La meta giubilare dunque è, ed è sempre stata, la “conversione del cuore”, a cui Giovanni Paolo II ha richiamato tutti sia nella Tertio Millennio adveniente che nella Bolla Incarnationis Mysterium. Nella Lettera sul pellegrinaggio – qui pubblicata in una veste speciale, da leggere, meditare, e portare con sé verso il Giubileo - il Santo Padre ricorda che Gesù “annuncia e chiama”. Lo rammenta soprattutto ai giovani, “davanti ai quali la vita si apre come un cammino ricco di sorprese e di promesse”. A tutti dice: “mettiamoci sulle orme di Cristo!”. Perché è l’unica strada per fare ritorno alla casa del Padre.

“Oh luogo, luogo di Terra Santa, quale spazio occupi in me! …Io m’inginocchio – e metto così il mio sigillo. Resterai qui col mio sigillo – resterai, resterai – e io ti porterò con me, ti trasformerò dentro di me in un luogo di nuova testimonianza”. Sono versi scritti 35 anni fa dal vescovo di Cracovia Karol Wojtyla di ritorno dal pellegrinaggio in Terra Santa. Oggi, il Santo Padre ricorda “in prima persona” la sua emozione di allora  - e di sempre -  e ci coinvolge nel “forte desiderio” e nella realizzazione del viaggio agli “spazi sacri” dell’Antico e Nuovo Testamento.

Come nella Tertio Millennio adveniente progetta il ponte verso il Duemila, così nell’imminenza dell’apertura della Porta Santa il Santo Padre traccia la mappa di un pellegrinaggio ideale sulle orme di Cristo che parte da Abramo, si immerge nel mistero dell’Incarnazione e della Passione e si conclude con la Chiesa nascente degli Apostoli.

Annunciato negli altri documenti giubilari, è l’itinerario più alto, dal punto di vista storico e teologico profondo fino alle radici. E’ un viaggio nella memoria viva di Gesù: “Incontrarti attraverso una pietra che fu toccata dal piede di Tua Madre”, recita un altro verso. Per questa apertura continua all’intimità del proprio sentire religioso, all’abbandono nelle braccia del Padre Misericordioso, ai desideri espressi personalmente, la Lettera assume il significato, assoluto e universale, di testimonianza di fede. A Gerusalemme – scrive il Santo Padre  - «se a Dio piacerà, intendo immergermi nella preghiera, portando nel cuore tutta la Chiesa… Qui vorrò gridare ancora una volta la grande e consolante certezza che “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16)».

Insieme con tutta la Chiesa in pellegrinaggio verso il Giubileo, accompagneremo il Papa nel suo viaggio squisitamente pastorale e spirituale.

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